Non ho mai pensato di poter avere un figlio gay
Riflessioni della psicologa Martha Escamilla pubblicate sul sito Sentiido (Colombia) il 13 febbraio 2019, liberamente tradotte da Chiara Benelli
La maggior parte dei genitori ama i propri figli per come sono e vuole solo il meglio per loro, ma spesso, quando scoprono la loro omosessualità, provano paura, senso di colpa e vergogna. Che fare?
Vi è mai passato per la testa che i vostri figli potessero essere omosessuali, bisessuali o transgender (LGBT)? O magari lo sospettavate, ma stavate aspettando che fossero loro a dirvelo? Preferireste non saperlo? Vi sentite sollevati ora che l’avete scoperto, perché finalmente capite molti loro comportamenti, ma avete paura, provate senso di colpa, ansia e vergogna? Non sapete con chi parlarne?
Sono queste le domande che alcune mamme e alcuni papà si fanno appena scoprono di avere un/a figlio/a LGBT. In fin dei conti, si tratta pur sempre di orientamenti sessuali e identità di genere vittime di discriminazioni. Ma sono molti i genitori che hanno vissuto questa situazione e l’hanno superata con successo.
In effetti, la maggior parte dei genitori vuole solo il meglio per i propri figli, ma prova angoscia al pensiero che, data la loro identità LGBT, possano soffrire, o che la vita sarà più dura per loro. E hanno ragione ad avere paura, perché si sente ancora spesso di aggressioni e minacce a persone LGBT e di violazioni della loro dignità e dei diritti umani. Il lavoro degli attivisti e delle organizzazioni LGBT è preziosissimo, ma in molti Paesi essere LGBT è ancora punibile con il carcere o la pena di morte. Per le stesse ragioni, molte persone vengono ancora licenziate o aggredite per strada.
Primo passo, fate un respiro profondo
Quando una madre o un padre affrontano una situazione che va oltre la loro capacità di risposta, o sono sottoposti a uno stress prolungato, possono sentirsi sopraffatti. A questo si aggiunge il timore che i figli vengano esclusi o discriminati, o che subiscano bullismo. È a questo punto che molti genitori provano rimorso e senso di colpa o vergogna.
Quando siamo stressati, il respiro diventa corto e agitato: quindi, il primo suggerimento è di mettervi una mano sul petto e di sentirvi il respiro. Questo aiuta ad essere presenti e consapevole delle emozioni, specialmente quelle scomode, da cui si sta cercando di scappare.
Mio figlio è davvero gay, o me l’ha solo detto in un momento di rabbia? Ma quanto sarà davvero gay? Queste sono alcune delle domande che molti genitori, nella loro ignoranza sulla diversità sessuale e di genere, si pongono nel tentativo di placare la loro confusione. Pensano che sarebbe più facile se i loro figli non fossero LGBT, ma la realtà è diversa: se l’hanno espresso così, è perché sono sicuri e hanno trascorso molto tempo a rifletterci su. Se lo hanno gridato in un momento di rabbia, è perché non ce la facevano più e non avevano molto da perdere.
In effetti, data la grande pressione sociale, molte persone LGBT cercano di reprimersi, ma è chiaro che né l’orientamento sessuale, né l’identità di genere sono frutto di una scelta. Alcune persone LGBT mi dicono che si sentono in colpa e che soffrono per aver deluso i genitori, perché non erano i figli che questi speravano. Ed è anche molto probabile che, proprio per paura di deluderli, si siano rifiutati a lungo di dichiararlo.
La verità è che un figlio LGBT immerso in una cultura omofoba, oltre ad essere più incline a una bassa autostima, attraversa dei brutti momenti. Quando una persona viene attaccata, isolata e ignorata, i livelli di stress aumentano e viene attivata la risposta al pericolo; la persona, però, non riesce a difendersi, perché non può contare su nessun tipo di aiuto, allora tiene nascoste certe informazioni e la risposta viene così bloccata, cosa che si ripercuote sul suo sistema nervoso e molto spesso è causa, tra le altre cose, di insonnia, difficoltà di concentrazione, ansia, rabbia, bassa tolleranza alla frustrazione, depressione e apatia.
Mio figlio diventerà dipendente da qualche sostanza?
Difficile da sapere. Ma se la persona riceve aiuto, è molto probabile che non ripieghi su sostanze stupefacenti per gestire il dolore, lo stress e la paura del rifiuto e della discriminazione. I genitori possono confessare ai figli di aver bisogno di tempo per lavorare sui loro pregiudizi, e magari dire loro quali sono, ma sempre precisando che il problema non sta nei figli stessi in quanto persone.
L’importante è non dire frasi di cui potreste pentirvi, anche se magari è quello che pensate. Ci sono genitori, fratelli o parenti in genere che dicono a una persona LGBT che non fa più parte della famiglia, e questo fa molto male. Ricordo che un padre mi disse: “Avrei preferito che mio figlio mi dicesse di essere un ladro, sarei andato a trovarlo in carcere, ma non posso proprio accettare che sia omosessuale”.
Il modo migliore per aiutare un figlio LGBT è guarire dalla vergogna, e scoprire che questa sensazione non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale o l’identità di genere di tuo/a figlio/a. Ci sono alcuni genitori che dicono di non voler mettere a disagio gli altri, quando in realtà sono loro a proiettare il loro stesso disagio su chi li circonda.
Sono triste
È inevitabile che i genitori abbiano piani e sogni per il futuro dei propri figli, e scoprendo che sono LGBT è normale che provino un senso di perdita rispetto a ciò che avevano in mente. L’importante è sapere che i figli sono sempre le stesse persone di sempre, e che con il supporto di familiari e amici potranno avere una vita come quella di chiunque altro. Potrebbero trovarsi un/a partner e avere figli, oppure non fare nulla di tutto questo. In definitiva, tutto questo non dipende affatto dall’essere o meno LGBT.
Cercare aiuto
Se sentono di averne bisogno, le famiglie che cercano un aiuto psicologico rafforzano il loro rapporto, perché imparano il dialogo e il rispetto; trovano uno spazio per parlare liberamente delle emozioni contraddittorie che possono provare: vergogna e orgoglio, amore e odio, accettazione e rifiuto… In ogni caso, non c’è niente che possa essere indizio di un genitore che non ama più suo/a figlio/a.
Gruppi di aiuto
Molte volte l’angoscia e la paura dei genitori trovano origine nel non sapere se gli amici e il resto della famiglia accetteranno il/la loro figlio/a LGBT. Frasi come quella di Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, “Non sarei in grado di amare un figlio omosessuale. Preferirei che mio figlio morisse in un incidente piuttosto che si facesse vedere con un altro uomo”, di certo non aiutano. Lo stesso vale per la frase pronunciata da papa Francesco nel 2013, quando confermò la posizione della Chiesa Cattolica secondo cui gli atti omosessuali “sono peccato”.
Aiuta molto, però, sentire nei gruppi di aiuto come altri genitori hanno superato questa situazione. Vuol dire essere in grado di parlare apertamente dell’argomento senza sentirsi additati o esclusi. In questo percorso, è possibile stringere nuove amicizie e chiudere vecchi cicli.
Attenzione! Ecco cosa è successo:
Alan Turing (1912-1954): uno dei padri dell’informatica, questo inglese che ha contribuito a decifrare i codici nazisti è stato internato e sottoposto a castrazione chimica per aver commesso “atti impuri”. Due anni più tardi si è tolto la vita (anche se gira voce che potrebbe invece essere stato assassinato).
Justin Fashanu (1961-1998): è stato uno dei primi calciatori a dichiararsi gay. Si è suicidato per la gogna di cui è stato vittima in seguito a una falsa accusa di violenza sessuale.
Oscar Wilde (1854 – 1900): scrittore e poeta di origine irlandese condannato a due anni di lavori forzati dopo essere stato accusato di “grave indecenza”.
Federico García Lorca (1898 – 1936): poeta e drammaturgo spagnolo accusato, tra le altre cose, di “essere omosessuale”. È stato fucilato.
Testo originale: Nunca pensé que iba a tener un hijo homosexual, ¿qué hago?