Non si può demonizzare la comunità LGBT per lo scandalo degli abusi nella chiesa
Articolo di J.D. Long-García* pubblicato sul sito del settimanale cattolico America (Stati Uniti) il 7 settembre 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Abbiamo sentito predicare dal pulpito molte cose riguardo lo scandalo degli abusi sessuali, ma la scorsa domenica il mio parroco ha superato i limiti.
Vi dico subito che due degli ultimi quattro parroci sono stati rimossi dalla mia parrocchia per via di denunce di abusi: ci ha spezzato il cuore ascoltare i racconti delle vittime. Molti di noi si sono sentiti traditi e devastati nel perdere dei sacerdoti che avevano guidato la nostra parrocchia per anni, ma in qualche modo, senza dubbio per merito della Grazia, gran parte della nostra parrocchia (la nostra famiglia) continua a frequentare la Messa.
Il nostro nuovo parroco non ha detto nulla in proposito; ha invece lodato la lettera dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, la quale accusa molti alti prelati della Chiesa, incluso lo stesso papa Francesco, di aver insabbiato molte testimonianze di comportamenti impropri da parte dell’ex cardinale Theodore McCarrick. Questo non è il momento di abbandonare la Chiesa, ha detto il nostro parroco, ma di riformarla.
Dopo alcune vaghe parole sull’amore verso i membri della comunità LGBT e sul riconoscimento della croce che portano, il parroco ha tirato fuori il rapporto John Jay sugli abusi sessuali del clero, commissionato dai vescovi statunitensi nel 2005. Dopo aver fatto notare che l’81% delle vittime sono maschi, ha detto che la causa di questi scandali sono “i predatori omosessuali”. L’arcivescovo McCarrick era amico della comunità LGBT, e ci sono altri come lui, ed è colpa loro, secondo il nostro parroco, se i bambini vengono abusati: “È tempo che tutti i falsi pastori vengano rimossi dalle loro posizioni di potere. I vescovi, i sacerdoti e i religiosi che sostengono o sono attivi all’interno della cultura omosessuale devono essere rimossi”. Concetto ripetuto anche durante la preghiera dei fedeli. A questo punto, alcuni parrocchiani sono usciti dalla chiesa.
Dopo la Messa ho accennato brevemente con i miei famigliari e gli amici alla possibilità di abbandonare la nostra parrocchia, che frequento da trent’anni, da quando la mia famiglia è venuta a vivere in questo Paese. È strano come pensiamo di andarcene per via di un parroco omofobo, dopo che due altri parroci sono stati rimossi a causa di abusi sessuali. Avevo con me mio figlio di 11 anni, ma sembrava più interessato a intercettare i suoi amichetti che uscivano di chiesa.
“Sai perché siamo così arrabbiati con padre D.?” gli ho chiesto più tardi, quando eravamo soli. Non lo sapeva.
“Ricordi cosa ha detto nell’omelia?”. Non se lo ricordava.
Allora gli ho spiegato. Gli ho spiegato che alcuni sacerdoti, non tutti ma alcuni, hanno abusato dei bambini. Questi sacerdoti hanno minacciato i bambini perché non dicessero niente a nessuno, hanno ingannato le loro famiglie e tradito la fiducia che la parrocchia aveva posto in loro. Gli ho spiegato come alcuni vescovi, non tutti ma alcuni, hanno protetto questi sacerdoti, hanno fatto sì che non venissero catturati dalla polizia. Gli ho spiegato come alcuni di questi vescovi che hanno protetto quei sacerdoti non sono stati puniti.
“Sai cosa vuol dire essere gay o lesbica, giusto?”. Lo sapeva, ne avevamo parlato in precedenza. “Sai bene che non dobbiamo giudicare chi è diverso da noi. Gesù non vuole questo, vuole che amiamo tutti, anche chi è diverso da noi”. Questo lo sa, e sa che gay, lesbiche e bisessuali non scelgono di esserlo.
“Ecco, quello che ha detto padre D. non è bello nei confronti di gay e lesbiche. È meschino. In pratica ha detto che gli omosessuali sono la causa degli abusi, e questo non è giusto. Non è vero. Non è quello che vuole Gesù. È molto grave che lui, il nostro parroco, abbia detto quelle cose”. Penso che abbia capito.
Gli abusi sui minori avvengono anche fuori dalla Chiesa Cattolica. In generale, le bambine e le ragazze sono molto più a rischio dei maschi. È assurda l’idea che i “predatori omosessuali” siano la causa dello scandalo abusi nella Chiesa. È un vecchio mito che non ha nulla a che vedere con i fatti, ed è pericoloso.
Negli ultimi anni la Chiesa Cattolica ha fatto grandi progressi nell’accoglienza della comunità LGBT. Di questo sono fiero. Quello che il nostro parroco forse voleva dire è che l’accoglienza della comunità LGBT sta in qualche modo causando molti abusi sessuali, ma in realtà questi ultimi, da quando la Chiesa sta accettando sempre di più le persone LGBT, stanno diminuendo di numero.
Ci sono dei cattolici, come il nostro parroco, che vorrebbero cavalcare lo scandalo abusi per combattere la comunità LGBT. Non possiamo accettarlo. Non possiamo tornare indietro.
Dobbiamo proteggere i nostri figli dai predatori, questo è molto chiaro alla luce dello scandalo. Ma dobbiamo proteggerli anche da chi demonizza certe persone per via del loro orientamento sessuale. In ogni cosa, dobbiamo sforzarci di essere come Gesù Cristo. I nostri figli impareranno dal nostro esempio.
* J.D. Long-García è redattore di America.
Testo originale: We cannot let the sexual abuse crisis lead us into homophobia