Nostro figlio è gay. I nostri parenti: “lo accettiamo, però…”
Una testimonianza inviataci dai genitori di Alessandro
Nel nostro paese quando vengono le feste importanti (Natale, Pasqua, ecc..) è una bella abitudine ritrovarsi con i parenti più stretti per festeggiare. Così immancabilmente si faceva anche da noi tutti gli anni.
Di tanto in tanto le persone con cui ci si trovava aumentavano: subentravano infatti cognati e anche la nascita di qualche nipote contribuiva ad accrescere il numero. Tutto questo era molto bello: vedere che si era tutti uniti e si andava d’accordo. Però tutte le cose belle prima o poi finiscono, e anche per noi è andata così.
Da quando nostro figlio qualche anno fa ci ha confidato di essere omosessuale le circostanze sono un po’ cambiate. Nonostante conoscessimo il loro pensiero al riguardo, con nostro stupore, quando lo abbiamo confidato ai parenti più stretti sembrava non ci fossero problemi di accettazione. Per un paio d’anni andò tutto liscio. Naturalmente l’importante era di non toccare in alcun modo la “questione”.
La questione è diventata problema quando nostro figlio si è trovato un compagno (un buon compagno in tutti i sensi) e noi genitori ne siamo stati contentissimi; finalmente aveva trovato un amico a cui volere bene e a cui dare tutto il suo affetto, potendo affrontare la vita, già per lui ostile, con una persona accanto e non in solitudine. Finalmente non vedevamo più nostro figlio chiuso sempre in casa e un po’ scontroso: era diventato una persona felice. Il caso volle che nostro figlio presentasse il suo compagno ai parenti una sera a cena da loro.
Lì per lì sembrò andare tutto bene ma qualche giorno dopo ci comunicarono che, per quanto riguardava loro nipote non c’erano problemi di accettazione, però non accettavano che lui avesse un compagno. Gli era impossibile “ vederli insieme”; la cosa li metteva in imbarazzo, nonostante il comportamento assolutamente normale dei due ragazzi, quasi fossero due amici.
Ci dissero che naturalmente la questione sarebbe stata assai differente se lui si fosse presentato con una compagna. Dopo questa dichiarazione alcune cose della nostra vita sono cambiate. Innanzi tutto ci siamo rimasti molto male quando hanno posto una condizione a nostro figlio per la sua accettazione dicendogli : “sì ti accettiamo però…..”.
Ci sembrava normale che lui vivesse la propria vita con un compagno e costruisse con lui la propria famiglia. La maggior parte della gente è convinta che una famiglia debba essere per forza composta da un uomo, una donna e dei figli; questa cosa mi sembrava strana e allora sono andato a cercare sul dizionario della lingua italiana la parola famiglia: ho letto che essa è “una unione di più persone che vivono insieme”. Quindi quando due o più persone vivono sotto lo stesso tetto si possono considerare una famiglia.
Da quel giorno chiaramente la nostra vita è un po’ cambiata. Dopo la loro affermazione quando arrivano le feste, non ci si può più ritrovare insieme come una volta perché ci si trova sempre di fronte alla scelta drastica di dover stare con i parenti o con nostro figlio e il suo compagno, poiché la presenza dei due assieme non è gradita. Mia moglie ci soffre moltissimo siccome sono i suoi parenti e giustamente dice: “per il resto dell’anno pazienza, ma alle feste mi manca moltissimo il fatto di non ritrovarci tutti insieme come una volta”.
Ne abbiamo parlato varie volte con loro ma non si arriva mai a una conclusione; loro chiedono tempo per abituarsi ad accettare Alessandro e il suo compagno, poiché “ non è una cosa normale…e poi cosa diranno gli amici che frequentano la nostra casa?” Chiedono “dateci tempo”, ma sono già passati due anni, nulla è cambiato e chissà quanti anni passeranno ancora!
Per noi, nostro figlio e il suo compagno è una sofferenza. Capita che le persone non riescano a comprendere certe situazioni, se non a condizione di esserne toccati di persona. E’ inutile che ci vengano a dire che si sentono abbandonati da loro nipote perché non lo vedono e lo sentono più raramente, bisogna avere un bel coraggio ad affermare ciò! Non pensano invece che sono loro ad aver abbandonato loro nipote al suo destino?
E d’altra parte come può nostro figlio andare a trovarli con serenità sapendo l’aria che tira? I ragazzi omosessuali hanno bisogno e diritto alla comprensione e non devono essere oggetto di compassione; se vengono accettati devono esserlo fino in fondo, senza se e senza ma.
Questa accettazione “a metà” ci sta condizionando e ci sta facendo soffrire tutti. Giorno dopo giorno speriamo sempre che arrivi un segnale che lo faccia sentire libero, accolto e accettato almeno dai parenti. La presenza di un cugino piccolo ha così complicato la situazione fino al punto di costringere Alessandro ad allentare il legame con lui, soffrendoci molto, perché, naturalmente, il cuginetto “non sa e non deve sapere”.
Questo fatto ci obbliga a trovare ogni volta mille scuse per giustificare le sue assenze e le presenze di William in casa nostra. Concludendo quando arrivano le feste è un grosso tormento. Speriamo sempre in un loro segnale, e lo speriamo al più presto.