Oltre il risentimento. Cercando nuove strade
Sono Cinzia e faccio parte del gruppo Ali d’aquila sorto da più di un anno a Palermo. Il mio percorso nei gruppi inizia nel 2000 quando, essendomi innamorata platonicamente di una ragazza, iniziai a chiedermi come potevo conciliare il mio essere cattolica con questa condizione che mi ritrovavo a vivere.
Questo mio stato d’animo però cozzava con l’ambiente che mi circondava, di chiusura e bigottismo; infatti nel giro di amici che frequentavo, per lo più di ambiente ecclesiale, mi ritrovavo a dovere sopportare battute sarcastiche e nel contempo subivo dai genitori della ragazza che frequentavo minacce velate e sottili, pedinamenti e pressioni che portarono alla deriva del rapporto.
Sentendomi soffocare decisi di prendere il volo e passai quasi 3 anni fra nord e centro Italia. Incoraggiata dal mio essere una perfetta sconosciuta in questi luoghi ebbi modo di frequentare il gruppo “Narciso e Boccadoro” di Rimini, il gruppo donne “L’albero di Salvarano” in Emilia, e solo per qualche convivenza “Nuova Proposta” e “La Sorgente”di Roma.
Nei gruppi iniziai a confrontarmi dal vivo e a incontrare quelle facce ed esperienze di vita che finora avevo solo letto nelle mailing list a tema. E, tarda come sempre, e uscita dal mio castello incantato, capii finalmente, con mio grande stupore, che ste “cattochecche” il sesso lo facevano, eccome!!!!
Quando per motivi di lavoro fui costretta a ritornare in Sicilia, uno dei primi obiettivi che mi posi fu quello di formare un gruppo a Palermo. La relazione amicale, rapporti fecondi con le persone, queste erano e sono le cose che chiedevo mi venissero dal gruppo, un posto dove potere essere pienamente se stessi senza nascondersi, confrontandosi nella fede!
Trovate altre persone che condividevano il progetto nacque “Ali d’aquila”, gruppo di omosessuali cristiani, ospitati e ben integrati in una chiesa cattolica di Palermo, realtà molto particolare perché ha al suo interno un’assemblea permanente che produce documenti in controtendenza con le posizioni della chiesa ufficiale in tema di sessualità, ministero sacerdotale femminile, celibato dei preti etc….etc; in un posto così immaginate bene come tutti abbiamo trovato la nostra oasi felice!!!
Nelle attività di gruppo alterniamo momenti di preghiera e riflessione personale a incontri con esperti; non mancano i momenti ricreativi che servono a cementare ulteriormente i rapporti fra noi.
Premetto che non voglio colpevolizzare alcuno per questo ma, dopo un primo periodo di grande affiatamento e affezione ai membri del gruppo, alcuni dei quali ritengo miei migliori amici, vivo ultimamente un grande senso di solitudine e frustrazione dovuto al fatto che sento urgente la ricerca di un dialogo con le autorità ecclesiali.
Ho per questo stimolato che prendessimo contatto con i sacerdoti di Palermo ed è già pronta una lettera di presentazione del gruppo per i parroci della città che saranno invitati nella stessa a contattarci sia per inviarci qualche ragazzo che per ulteriori chiarimenti. Ma non mi basta!
Questa mia frustrazione spesso è anche accompagnata da un’altra, più sottile e delicata causata dalle mie aspettative sul gruppo e cioè l’essere convinta di potere trovare sentimenti comuni, e scoprire invece di venire bonariamente censurata, delle volte giudicata o presa affettuosamente in giro, altre volte provocata, quando mi sarei aspettata invece di essere presa davvero sul serio.
Mi chiedo spesso se sono sola in questi sentimenti. Sono la sola a pensare che la Chiesa col suo atteggiamento omofobo sia responsabile della depressione e talvolta dei suicidi degli omosessuali e dei loro genitori?
E sono la sola a sapere che chi vive in provincia non trova confronto e conforto di associazioni come le nostre o come l’Agedo (Associazione di genitori di omosessuali) ma si ritrovi nell’isolamento più totale? E infine sono la sola a ritenere che tutto ciò gridi ormai da tempo un’urgenza a cui nessuno da voce?!
Sperimento un profondo e triste senso di solitudine e una sorta di rabbia, santa rabbia, sana rabbia. Vorrei che questa rabbia si trasformasse in un sentimento condiviso di passione per le cose a cui tengo e per le cose che spero poter migliorare di questo mondo.
Vorrei che a partire da questo Forum ci facessimo carico delle nostre rabbie-passioni e invece di comprimerle come il senso comune, l’omofobia interiorizzata, l’ipocrisia e una cattiva scuola religiosa ci hanno insegnato, dessimo loro espressione avendo cura della “giusta misura”.
Vorrei che non ci limitassimo alle rabbie private ma che le trasformassimo in rabbie collettive, perché ci sono questioni che esigono giustizia e la chiedono con l’unica forza a disposizione di chi non ha potere: la forza dell’emozione, che dobbiamo imparare non solo a conoscere ma anche a capire, per evitare che la deprecazione della rabbia nasconda l’ingiustizia, e il rispetto delle buone maniere occulti, fino a renderli invisibili, i più nefandi giochi di potere.
Mi piacerebbe che da questo forum uscisse fuori davvero una voglia di dialogare con la gerarchia e di far crescere le nuove generazioni nella consapevolezza e nel coraggio. Mi piacerebbe trovare percorsi nuovi, trasversali, che aiutassero me e molti altri a non sentirsi esclusi ed emarginati dalla Chiesa.
Mi piacerebbe che riuscissimo a trovare la forza e il coraggio di chiedere, quell’accoglienza piena e totale, senza se e senza ma, che meritiamo, magari con un documento ufficiale che possa uscire da questo Forum!
Se anche da questo Forum non dovesse uscire alcuna seria iniziativa in questa direzione so già che il mio profondo senso di frustrazione e solitudine mi porterebbe a prendere le distanze anche da questi gruppi che frequento ormai da più di 7 anni.
Approderò in luoghi dove possa sentire forte la libertà interiore ed esteriore condivisa ed espressa senza censure alcune, magari dei semplici gruppi di rivendicazione di Laicità dello Stato.