Omofobia e violenza in Giamaica
Articolo tratto da Observador Global del 2 agosto 2009, liberamente tradotto da Pina
Malgrado l’immagine rilassata, la Giamaica è, in realtà, un paese conservatore, nel quale l’omofobia è un sentimento popolare. Fomentato dai leader politici e religiosi e reso celebre dalla musica di moda, il rifiuto verso gay e lesbiche è arrivato ad estremi violenti.
Gli abusi fisici e verbali sono all’ordine del giorno e molte sono le inevitabili vittime dell’odio. I membri della comunità sono condannati alla solitudine e sanno che mantenere il silenzio è la chiave perché la sofferenza non venga esternata.
Il 9 giugno 2004, Brian Williamson aveva un appuntamento con una ricercatrice dell’Osservatorio dei Diritti Umani, Rebecca Schleifer. Il suo obiettivo era continuare a divulgare gli abusi fisici e verbali ai quali gay e lesbiche sono sottomessi in Giamaica.
Ad ogni incontro, Williamson aggiungeva un’altra società che lo sosteneva nel chiedere un diritto essenziale come la sicurezza.
Schleifer arrivò a casa di Brian in orario, ma la scena che si presentò ai suoi occhi era la materializzazione dell’omofobia che impera sull’isola.
Williamson era stato assassinato con un machete: viso, collo e resto del corpo presentavano parecchi tagli. Il cadavere era in piena strada e la gente non si meravigliava dell’accaduto.
Al contrario, i vicini ridevano e festeggiavano come se avessero vinto una competizione e altri intonavano canzoni dance hall (una fusione di reggae e rap molto popolare nel paese), in cui includevano frasi come “prendiamoli uno per uno, è quello che meritano per il loro peccato” e “sogno una nuova Giamaica: che uccidano tutti gli omosessuali”. Di fronte alla casa di Williamson si viveva un clima di festa.
L’assassinio dell’attivista per i diritti dei gay e lesbiche fece molto discutere in Gran Bretagna, ma nella nazione caraibica fu considerato solo un caso in più tra l’infinità di avvenimenti simili che accadono giorno dopo giorno.
Malgrado l’immagine liberale e rilassata che le agenzie turistiche vendono, sono i giamaicani quelli che avvertono che, in America, la loro è la nazione più ostile ai rapporti tra persone dello stesso sesso.
Le potenziali vittime sanno che tacere è un modo per essere al sicuro. “Se siete gay, non ditelo a nessuno”, consigliano.
Il riflesso dei leader
Nel corso delle sessioni parlamentari del febbraio 2009, il legislatore Ernest Smith, del governante Partito Laburista, rimarcò che gli omosessuali sono “sfacciati, anormali e violenti” e si mostrò preoccupato del fatto che la polizia ne fosse “infestata”.
Seguendo la linea di pensiero più popolare in Giamaica, il suo Primo Ministro, Bruce Golding, descrisse i gay agli avvocati come “forse l’impresa più organizzata del mondo” e assicurò che la legge di sodomia sarebbe stata ancora applicata con la sua attuale condanna: dieci anni di lavori forzati.
Nonostante l’esistenza di settori che tollerano l’omosessualità, sempre e quando non sia ostentata, la popolazione fortemente religiosa condivide l’opinione dei propri referenti.
Alcuni leader accusano i gay di mettere in mostra il proprio comportamento o di “reclutare” i più giovani ed esigono da loro di sottomettersi a “cure di redenzione” per liberarsi del proprio orientamento sessuale.
Paradiso infernale
La Giamaica è tanto bella quanto conservatrice. I rapporti sessuali tra uomini sono illegali, e metterli in atto (sia apertamente che in maniera riservata) significa rischiare di subire abusi verbali e fisici.
Sono pochi i giovani della comunità senza amici, scappati da casa per i costanti pericoli o uccisi a botte.
Quelli che presentano cicatrici di tagli nel collo, busto e spalle temono di rivelare la propria identità per paura che le rappresaglie non tardino ad arrivare.
L’omofobia si è inasprita attraverso il ritmo musicale locale detto dance hall, un miscuglio di rap e reggae, i cui testi molte volte sono violenti ed osceni. Alcuni rappers reggae, come Bounty Killers ed Elephant Man, ricorrono alle canzoni aggressive per radunare il proprio pubblico.
Il rifiuto dell’omosessualità è forte, al punto che, spiega un medico giamaicano, la maggioranza degli abitanti rifiuta di sottoporsi ad esami rettali per diagnosticare il tumore della prostata.
Nemmeno coloro che soffrono della malattia allo stadio avanzato si fanno controllare per il timore di essere al centro degli attacchi.
Un’altra isola, un altro mondo
Nel Regno Unito il panorama è diverso. Mentre in Giamaica i leader politici si schierano contro ogni simbolo omosessuale, il Parlamento Britannico è formato, invece, da vari membri dichiaratamente gay.
Il grado di persecuzione sull’isola centroamericana è così elevato che diversi uomini chiedono asilo in Gran Bretagna.
La società di Londra Wesley Gryk ospita 26 candidati in maggioranza giamaicani e, sebbene l’orientamento sessuale non sia un motivo sufficiente perché si conceda loro protezione, si può provare che le loro vite sono in pericolo e che non sono protetti in maniera adeguata. In questo modo, è più probabile che la loro richiesta sia accettata.
In eventi annuali come la sfilata dell’orgoglio gay di Londra si celebra la diversità sessuale. Il tempo dirà se, un giorno, una festa come questa si potrà svolgere in Giamaica.
Testo originale: Homofobia y violencia en Jamaica