Omofobia politica: si va verso nuovi anni di piombo?
Riflessioni di Massimo Battaglio
Non è passata una settima dalle elezioni, e si comincia a sentire qualcosa di nuovo nell’aria, anzi, di antico. E’ un vento omofobo che prima – tatticamente – sembrava assopito. Ed è un vento che sa di omofobia politica.
Tuiach
La prima notizia degli ultimi giorni, in realtà, potrebbe essere intolata: “i paralipomeni di una gaffe sopra le righe”. E ha persino del positivo. Si tratta della condanna (in primo grado) a due anni di reclusione, toccata al signor Fabio Tuiach, consigliere di Forza Nuova e poi della Lega a Trieste. In seguito a un pestaggio omofobo avvenuto a Ropen, in cui l’attivista Antonio Parisi e due amici erano stati brutalmente aggrediti in piazza da tre ubriachi, il Tuiach aveva pubblicato un post gravemente diffamante. Lo riportiamo sia in foto che per scritto perché aveva dell’incredibile:
“Un esponente Lgbt è stato picchiato e scoppia il caso omofobia a Trieste. Siamo in campagna elettorale e succede ogni volta ma forse ha litigato con il fidanzato per la vasellina. Grande solidarietà da parte di tutte le forze politiche ma ricordiamoci che, in più di un terzo dei Paesi al mondo, non esiste il problema omofobia perché per i gay c’è il carcere o la pena di morte. Noi avevamo il rogo un tempo, mentre in Russia c’è la legge anti-gay come in tutto l’Est e per questo loro non accolgono palestrati che fuggono da Paesi omofobi”
Ora, dopo un anno e mezzo dai fatti (accaduti a inizio febbraio 2021), arriva la condanna senza sospensione della pena.
Bene ma non benissimo. Questo processo ha infatti richiesto un impegno sfibrante da parte della vittima. Parisi ha dovuto denunciare in prima persona e produrre una quantità di memorie e documenti per quantificare i danni morali subiti. Alla battaglia legale, hanno inoltre dovuti unirsi i “Sentinelli di Milano”. In presenza di una legge contro l’omofobia, la polizia avrebbe indagato d’ufficio.
Ma la cosa più sconcertante sono i messaggi di “solidarietà” che Tuiach ha ottenuto nelle ultime ore. Uno per tutti, citiamo il post di un tale Luca Castellini, ultrà del Verona. Ecco:
La mia solidarietà a Fabio Tuiach dopo la sentenza di condanna per un “NON” reato; sentenza più che raddoppiata dal Tribunale rispetto alla pena chiesta dai PM, per punire la sua militanza politica in FN e la sua eroica lotta contro il green pass.
Castellini è anche un dirigente locale di Forza Nuova. Praticamente, il suo è il sostegno politico a un condannato per omofobia, cioè un elogio all’omofobia politica stessa.
La scuola gender in fiamme
Il 29 settembre, a Milano, fuori dai licei Volta e Parini, sono comparsi orribili manifesti omofobi. Illustrano una scuola sui cui tetti sventolano bandiere rainbow. La scuola è in fiamme. Una grand scritta campeggia in alto:
“Fiamme eterne alle scuole moderne”
In calce, la firma: “Rete studentesca”. Si tratta di un gruppo non formalmente associativo, che si presenta su instagram come “struttura nuova nata per catturare le menti dormienti degli studenti che non hanno più coraggio di lottare“. In realtà è l’ennesima formazione “rossonera” (l’ultima moda dei giovani estremisti chic) ma con simpatie di estema destra, inclinazioni no-vax e no-greenpass… la solita solfa. Sembra che non abbiano molta dimistichezza con le regole dell’affissione pubblica. I loro manifesti mancano infatti del nome del committente, dell’indirizzo della tipografia, di tutti gli elementi richiesti dalla legge per distinguere un manifesto legittimo da una provocazione para-terroristica.
Insomma: un messaggio omofobo grave anche se non raggiunge una vittima in particolare, un atto macabro e pesantissimo, occupa abusivamente le bacheche davanti a due scuole e viene pure rivendicato. Come negli anni di piombo.
Gli insulti a due mamme
Nella stessa giornata del 29 settembre, Milena Di Vairo e Angela Di Benedetto, mamme di uno splendido bambino di nome Noah, ricevono minacce via Tik Tok: “vi toglieremo il figlio”. Angela e Milena si sono trasferite in Grecia ormai da due anni ma continuano a corrispondere con l’Italia. Il messaggio proviene da un tik-toker italiano. E’ impossibile non mettere in relazione il suo messaggio con i risultati delle recentissime elezioni.
Conclusioni
Tutti e tre gli episodi citati hanno a che vedere con la politica. E’ da un po’ che parliamo della crescente politicizzazione del fenomeno omofobo, di omofobia politica. Ormai siamo vicini all’apoteosi. La novità sta nel fatto che ora, le forze politiche in cui si identificano o per cui simpatizzano gli omofobi politicizzati sono al Governo.
C’è di che aver paura.