Omosessuali e Israeliti. Il cammino dell’Esodo
Riflessioni bibliche di Rebecca Alpert* del 22 aprile 2012 tratte dal sito “Diversidad Cristiana” (Spagna) liberamente tradotte da Adriano
Il libro dell’Esodo, che nelle tradizioni ebraiche si chiama Shmot, o “Nomi”, racconta la storia della nascita e e dell’innalzamento gerarchico del più grande profeta di Israele, Mosè, creatore della sua legge. Racconta lo sviluppo del viaggio intrapreso dal popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto attraverso il deserto del Sinai.
Narra l’inizio del viaggio israelita durato quaranta anni attraverso le terre selvagge, e delinea alcune leggi fondamentali che formano la base dei codici etici e rituali, seguiti anche dagli ebrei, dai cristiani e dai musulmani di oggi, che affermano di essere discendenti del popolo d’Israele.
Naturalmente, gli autori del libro dell’Esodo non avevano in mente la comunità LGBT, quando venne divulgato il testo.
Ma se valutiamo la Bibbia come un documento sacro, riteniamo che abbia qualcosa di speciale da dirci, in ogni aspetto della nostra vita, e dunque, è compito nostro decifrare quello che questo libro intende comunicarci, quali persone che si identificano come gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Le tematiche, gli attori e i valori presenti nell’Esodo, hanno parecchio da dire alla nostra comunità. Le tematiche principali del libro: l’esodo e la liberazione, la sovversione e la ribellione, il vagabondaggio nella solitudine e una risposta comunitaria alla rivelazione, ci parlano chiaramente.
Il rapporto tra Dio e Mosé, e le storie di suo fratello Aronne (e la sua famiglia sacerdotale), sua sorella Miriam, sua moglie Sefora e le levatrici Scifra e Pua, così come quelle delle donne della famiglia di Mosè che furono responsabili della sua nascita e sopravvivenza, toccano in diverse dimensioni la sensibilità LGBT.
Gran parte del libro dell’Esodo, esplora la costruzione del tabernacolo, e ha trovato ispirazione nell’opera dell’artista Bezalel a ornamento dei luoghi sacri. Infine, alcune delle leggi e dei comandamenti, in particolare il Decalogo e la spesso ripetuta esortazione a non opprimere lo straniero, hanno una fondamentale risonanza per la comunità LGBT.
Esodo e liberazione
La storia dell’Esodo dall’Egitto risuona profondamente nelle persone omosessuali, così come nelle altre comunità oppresse. La storia è il fulcro della lotta del popolo africano durante la sua schiavitù Americana. Gli africani che furono schiavizzati trovarono messaggi nella Bibbia ebraica e nelle Scritture Cristiane, che hanno dato loro speranza e conforto. Il racconto dell’Esodo è diventato emblematico per loro come un simbolo della possibilità che (come gli schiavi ebrei in Egitto) anche loro sarebbero stati liberati dall’oppressione.
Essi raccontarono la storia per le generazioni successive, e crearono molte bellissime composizioni musicali, che utilizzarono questo tema per dar loro la forza nella lotta per la liberazione. “LetMyPeopleGo” (Lascia andare il mio popolo), e altri “spirituals”, diedero coraggio e speranza alla lotta degli schiavi africani (Williams 1987), anche se i teologi afro-americani hanno anche messo in dubbio la storia dell’Esodo come modello per le lotte alla loro liberazione.
Stephen Reid (1986: 162) domanda, per esempio, è “giusto per Dio utilizzare i poveri e gli oppressi come arma per educare il mondo”, come nel caso in cui Dio indurisce il cuore del faraone e prolunga il tempo di permanenza del popolo in Egitto, al fine di mostrare la grandezza di Dio?
La storia dell’Esodo costituisce anche la base della Teologia della liberazione dei latino-americani e di altri movimenti rivoluzionari. Questo ha fornito molti spunti alla sinistra religiosa, un linguaggio e una narrativa tramite la quale interpretare l’oppressione nella società contemporanea. La Teología della liberazione fa propria l’idea che il racconto della liberazione degli israeliti nell’Esodo, è la prova vivente di un Dio che si preoccupa dei poveri e degli oppressi; fare il lavoro di Dio, è lavorare per la liberazione dei poveri e di quelli che non hanno avuto la possibilità di parlare a proprio favore.
L’esempio di un popolo obbligato a fare lavori pesanti, che potrebbe liberarsi, costituisce un mito potente e dona speranza a qualunque gruppo che sperimenta l’oppressione, anche se le persone non sono d’accordo con questo punto di vista, in particolare gli autori nativi americani, che non possono separare la narrazione dell’Esodo, dalla storia della conquista di Canaan che ne consegue.
Mentre il racconto viene inteso come liberazione da molti gruppi, gli scrittori nativi come Robert Allen Warrior (2000) ci ricorda che la liberazione dall’Egitto portò alla conquista di Canaán, e che prendere la terra degli altri è un modello che gli europei hanno imitato fin troppo bene con la conquista delle Americhe. Scrittori come Lyle Eslinger (1991: 43-60) mettono in discussione il tema della liberazione, nel testo. Egli sostiene che l’obiettivo non era quello di liberare gli israeliti dalla schiavitù, o dalla subordinazione agli egiziani, ma rivelare Yahvè come il Dio degli ebrei e provare il suo potere su tutta la creazione. Senza dubbio, la Teologia della liberazione è stata anche uno strumento potente.
Queste sono le parole di Gustavo Gutiérrez, fundatore del Movimento della Teologia della Liberazione: “La liberazione di Israele è un’azione politica. E’ la rottura di una situazione di sfruttamento e di miseria e l’inizio della costruzione di una società equa e solidale… L’esodo è la lunga marcia verso la terra promessa in cui Israele può stabilire una società libera dalla miseria e dall’alienazione.
Attraverso l’intero processo, l’evento religioso non è separato. E’ collocato nel contesto della narrazione in generale, o più precisamente, nel suo significato più profondo… La liberazione dall’Egitto, unita e comprendente la creazione, aggiunge un elemento di capitale importanza: la necessità e il luogo per la partecipazione umana attiva, nella costruzione della società… L’esperienza dell’Esodo è paradigmatica Rimane vitale e contemporanea, a causa di simili esperienze storiche, per l’elevazione del Popolo di Dio” (Gottwald 1989: 250)
La tematica della liberazione risuona per la comunità LGBT tanto a livello comunitario come in quello individuale. Nel contesto comunitario, ci aspettiamo un tempo in cui lo sciegliere con chi fare sesso, con chi vivere e chi amare, non venga segnalato da nessun membro della società come peccaminoso, illegale o ripugnante.
Possiamo sperimentare come opprimente la società contemporanea nella quale viviamo, perché è accettabile da parte della gente esprimere odio verso di noi nei cortili delle scuole, nei mezzi di comunicazione o nei discorsi politici, o perché non abbiamo i diritti che sono comunemente accordati agli eterosessuali, come il matrimonio o l’adozione, o perché ci viene negata la libertà di esprimere il nostro affetto reciproco, agevolmente negli spazi pubblici.
Così il tema della liberazione che passa attraverso l’Esodo, ci parla di un modello accaduto un tempo in cui possiamo essere veramente liberi di esprimerci, che stiamo sperando e per il quale stiamo lavorando. (George Edwards va oltre, e suggerisce che le persone LGBT sono collocate nel contesto della teologia della liberazione, come anche quelli che devono affrontare difficoltà economiche, data l’estensione della discriminazione professionale contro essi/esse, non ci potrebbe essere una protesta morale di “giustizia divina della liberazione” (1984: 13).
Anche se potrebbe esserci del vero in queste affermazioni, i cambiamenti positivi nello status delle persone LGBT nelle ultimi due decenni potrebbe modificare notevolmente questa percezione).
La vita degli israeliti in Egitto, come descritto nell’Esodo, racconta la storia non solo di un popolo forzato alla schiavitù da un padrone crudele, ma anche di un gruppo di persone la cui identità è stata soppressa. Il faraone respinge gli Israeliti perchè sono “divenuti troppo numerosi rispetto a noi” (1.9)
Sorse sopra l’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. Egli disse al suo popolo: «Ecco, il popolo dei figli d’Israele è più numeroso e più potente di noi. Usiamo prudenza con esso, affinché non si moltiplichi e, in caso di guerra, non si unisca ai nostri nemici per combattere contro di noi e poi andarsene dal paese». (Esodo 1, 8-10).
Le persone LGBT si identificano con gli israeliti, perché questi erano oppressi semplicemente per essere quello che erano. Le persone “queer” e gli altri che vengono echitettati come “differenti” dai potenti della società,sono spesso esclusi non come individui, ma perché nello sviluppo dell’identità di gruppo sono percepiti come troppo numerosi e quindi sono una potenziale minaccia alla norma della società.
In termini di liberazione individuale, le storie sulla nascita di Mosè e della sua vita da giovane in Egitto, riflettono le esperienze delle persone omosessuali nel processo della loro partenza: prima il suo nascondimento e poi, la rivelazione della sua identità, il che risuona profondamente. Gli sforzi del faraone per ridurre il potere degli Israeliti includono una campagna per uccidere tutti i neonati maschi (1.22).
Allora il faraone diede quest’ordine al suo popolo: «Ogni maschio che nasce, gettatelo nel Fiume, ma lasciate vivere tutte le femmine». Per salvare la vita di Mosè, venne nascosto dalla sua famiglia, e cresciuto come un principe egiziano dalla figlia del faraone. In questo modo, Mosè fu allevato ed educato, non come ebreo, ma come egiziano, in una cultura straniera. Le persone LGBT possono identificarsi con l’esperienza di Mosè, l’essere cresciuti come persone diverse da se stesse.
* Questo capitolo del libro presuppone che il libro dell’Esodo non sia stato scritto da Mosè, ma dai membri della comunità ebraica in un momento successivo. Ma al di là della discussione del quando e da chi fosse stato curato e pubblicato, ci sono molti approcci allo studio del testo biblico, dal punto di vista letterario al psicoanalitico allo storico. Il racconto combina diversi elementi di ciascuno di questi aspetti, descrivendo come i seguaci della legge Mosaica indendessero la loro storia primitiva e come i commentatori posteriori decisero d’interpretare la storia ai fini delle particolari comunità religiose.
Testo originale: Comentarios Queer a la Biblia – Exodo (primera entrega)