Papa Francesco, i bambini e la psichiatria: il chiarimento del Vaticano
Articolo di Francis DeBernardo* pubblicato sul sito dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 1 settembre 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Molto rumore per nulla dopo il consiglio di papa Francesco ai genitori di bambini gay e bambine lesbiche, che alcuni hanno interpretato come una raccomandazione di rivolgersi a degli psichiatri per impedire ai figli di diventare omosessuali.
Nel volo di ritorno da Dublino a Roma, Francesco ha risposto alla domanda di un giornalista che gli ha chiesto cosa vorrebbe dire ai genitori di bambini gay e bambine lesbiche. Il Pontefice ha detto: “Poi, in quale età si manifesta questa inquietudine del figlio? È importante. Una cosa è quando si manifesta da bambino, quando ci sono tante cose che si possono fare, anche con la psichiatria, per vedere come sono le cose; un’altra cosa è quando si manifesta dopo i 20 anni o cose del genere”.
In un precedente articolo, ho interpretato il commento in questo modo: “Per quanto posso capire, sembra che il Papa stia dicendo che i genitori devono reagire in modo appropriato all’età dei figli. Sembra che stia consigliando dei consulti psicologici, non per intraprendere delle ‘terapie riparative’, ma per comprendere l’omosessualità e l’orientamento sessuale. È cosa buona che un’autorità cattolica riconosca e raccomandi il parere della scienza, evitando di basarsi esclusivamente su falsi concetti e luoghi comuni fuorvianti”.
Altri commentatori, tuttavia, hanno inteso le parole di Francesco come un suggerimento di ricorrere a interventi psichiatrici per prevenire o curare l’orientamento omosessuale: per esempio Colm O’Gorman, direttore esecutivo di Amnesty International in Irlanda, ha detto: “Praticamente [Francesco] sta dicendo che i giovani omosessuali possono essere cambiati, un concetto arcaico, che è stato smentito più volte”.
Forse, le differenze nell’interpretazione delle parole del Papa sono dovute alle differenti traduzioni. Fabrizio Marrazzo, della Gay Hotline, ha scritto sulla Pittsburgh Post-Gazette: “Parlare di psichiatri induce i genitori cattolici a credere che la psichiatria possa curare l’omosessualità […] L’omosessualità non è una malattia, è una variante naturale del comportamento umano, e come tale va accettata e rispettata”.
A seguito di queste e altre critiche, il Vaticano ha rimosso l’allusione alla psichiatria dalla trascrizione della conferenza stampa e ha tentato di chiarire le parole del Papa. Come riportato da France24.com: “[…] quando in seguito il Vaticano ha pubblicato le risposte del Papa, il riferimento alla psichiatria era stato rimosso […] Quando richiesta del motivo, una portavoce vaticana ha riferito alla Agence France-Presse che era stato fatto così ‘per non alterare il pensiero del Santo Padre’ […] ‘Quando il Papa ha fatto riferimento alla psichiatria’, ha continuato la portavoce, è chiaro che lo ha fatto per fare un esempio di ‘cose che si possono fare’. Quando ha pronunciato quella parola, non ha inteso dire che [l’omosessualità] è ‘una malattia mentale’”.
Cosa possiamo dire di questa vicenda? Per prima cosa, sembra che il Vaticano abbia voluto soffocare subito ogni impressione che il Papa volesse invocare l’intervento psichiatrico per i bambini gay e le bambine lesbiche, o ritenuti tali dai genitori, e certamente ha voluto chiarire che il Pontefice non considera l’orientamento [omosessuale] una malattia mentale. (Naturalmente siamo ancora lontani da una piena accettazione degli orientamenti gay e lesbico.)
Non ho idea di cosa volesse dire la portavoce con “non alterare il pensiero del Santo Padre” o “cose che si possono fare”. Mi è sembrato comunque, fin da quando ho letto per la prima volta le risposte di Francesco, pochi giorni dopo la condanna delle terapie riparative da parte di un arcivescovo irlandese, e dopo la correzione e il chiarimento da parte del Vaticano, che Francesco non voglia che si interpreti la sua risposta come un approccio psicologico negativo nei confronti dell’orientamento sessuale.
La lezione più importante che possiamo ricavare da questo episodio, comunque, è che la Chiesa e il mondo hanno bisogno di un Papa e di una Gerarchia cattolica che condannino chiaramente ed esplicitamente le terapie riparative rivolte alle persone LGBT, come hanno già fatto molti Paesi nel mondo. Se il Papa e i vescovi fossero meno ambigui su questo tema, ci sarebbero molti meno malintesi.
* Francis DeBernardo lavora per New Ways Ministry dal 1992, prima come volontario poi, a partire dal 1994, come membro dello staff; dal 1996 è direttore esecutivo. Propone iniziative riguardanti cattolicesimo e tematiche LGBT nelle parrocchie, nelle diocesi, centri conferenze, università e comunità religiose in tutti gli Stati Uniti. È autore del libro Marriage Equality: A Positive Catholic Approach (Il matrimonio omosessuale. Un punto di vista positivamente cattolico). È redattore e autore di Bondings 2.0, blog quotidiano di notizie e opinioni sulle tematiche LGBT nella Chiesa Cattolica. Suoi articoli sono apparsi nelle riviste The National Catholic Reporter, Commonweal, The Advocate e The American Catholic. È stato l’oratore di punta alla conferenza su religione e tematiche LGBT tenutasi al primo World Pride di Roma nel 2000; è intervenuto anche alla conferenze interfede in occasione del World Pride di Londra nel 2012.
Testo originale: Vatican Clarifies Pope Francis’ Remark About Psychiatry