Papa Francesco: “I fedeli non sono estraniati dalla vita quotidiana, servono gli altri”
Articolo di Iacopo Scaramuzzi pubblicato sulla Stampa-Vatican Insider il 17 agosto 2016
«Vivere la comunione con Cristo è perciò tutt’altro che rimanere passivi ed estraniarsi dalla vita quotidiana, al contrario, sempre più ci inserisce nella relazione con gli uomini e le donne del nostro tempo, per offrire loro il segno concreto della misericordia e dell’attenzione di Cristo». Lo ha sottolineato il Papa commentando, nel corso dell’udienza generale in aula «Paolo VI», il brano evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci con il quale Gesù mostra la sua «compassione» nei confronti della folla, precorre quanto compirà nell’ultima cena, e mostra ai fedeli che lo vogliono seguire un esempio di «servizio» nei confronti degli altri, «segno visibile della misericordia di Dio che non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno».
Nel racconto dell’evangelista Matteo Gesù «vide una grande folla» che lo attendeva, «sentì compassione per loro e guarì i loro malati»: «Così – ha chiosato il Papa – era Gesù. Sempre con la compassione», «non ha un cuore freddo, è capace di commuoversi», e anche quel giorno in cui cercava un momento di solitudine dopo la morte di Giovanni il Battista, vedendo la folla che si sente a sua volta abbandonata da questa morte, «si dedicò alla gente: la sua compassione non è un vago sentimento, mostra invece tutta la forza della sua volontà di stare vicino a noi e di salvarci. Ci ama tanto, tanto, e vuole essere vicino a noi». Al punto che verso sera «Gesù si preoccupa di dar da mangiare a tutte quelle persone, stanche e affamate», ha proseguito il Papa. «Come Dio aveva sfamato con la manna il popolo in cammino nel deserto, così Gesù si prende cura di quanti lo seguono. E vuole coinvolgere in questo i suoi discepoli. Infatti dice loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. E dimostrò ad essi che i pochi pani e pesci che avevano, con la forza della fede e della preghiera, potevano essere condivisi per tutta quella gente. Un miracolo della fede, della preghiera. Così Gesù “spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli alla folla”. Il Signore – ha spiegato Francesco – va incontro alle necessità degli uomini, ma vuole rendere ognuno di noi concretamente partecipe della sua compassione».
Quando Gesù prende cinque pani e due pesci, peraltro, «alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede», e «come si vede – ha sottolineato il Pontefice – sono gli stessi segni che Gesù ha compiuto nell’Ultima Cena; e sono anche gli stessi che ogni sacerdote compie quando celebra la Santa Eucaristia. La comunità cristiana nasce e rinasce continuamente da questa comunione eucaristica».
«Vivere la comunione con Cristo – ha rimarcato il Papa – è perciò tutt’altro che rimanere passivi ed estraniarsi dalla vita quotidiana, al contrario, sempre più ci inserisce nella relazione con gli uomini e le donne del nostro tempo, per offrire loro il segno concreto della misericordia e dell’attenzione di Cristo. Mentre ci nutre di Cristo, l’eucaristia che celebriamo trasforma poco a poco anche noi in corpo di Cristo e cibo spirituale per i fratelli. Gesù vuole raggiungere tutti, per portare a tutti l’amore di Dio. Per questo rende ogni credente servitore della misericordia. Gesù vede la folla – ha riepilogato il Papa – sente compassione, moltiplica i pani, lo stesso fa con l’eucaristia e noi credenti che riceviamo questo pane siamo spinti da Gesù a portare questo servizio agli altri con la stessa compassione di Gesù: questo è il percorso».
Il racconto evangelico, poi, conclude che alla fine «tutti si sono saziati»: «Quando Gesù ci perdona i peccati, ci abbraccia, ci ama, mai fa a metà: tutto!», ha rimarcato il Papa. «Gesù riempie il nostro cuore e la nostra vita del suo perdono, del suo amore, della sua compassione».
Francesco ha terminato la catechesi, proseguendo un ciclo sul tema del Giubileo in corso, la misericordia, invocando Dio «perché renda sempre la sua Chiesa capace di questo santo servizio, e perché ognuno di noi possa essere strumento di comunione nella propria famiglia, nel lavoro, nella parrocchia e nei gruppi di appartenenza, un segno visibile della misericordia di Dio che non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno, affinché discendano la comunione e la pace tra gli uomini e la comunione degli uomini con Dio, perché questa comunione è la vita per tutti».