Papà, mamma, gender e l’amore
Articolo di Michela Marzano* pubblicato sul “Trentino” del 12 dicembre 2015
“Giù le mani dai nostri figli”, “Uomo e donna siamo nati”, “Stop gender nelle scuole”, “Il gender è lo sterco del demonio”. Otto anni dopo il primo Family day, che aveva visto scendere in Piazza San Giovanni oltre un milione di persone al suono di “il bene della famiglia è il bene del Paese”, il 20 giugno 2015 si è celebrato, sempre in Piazza San Giovanni, un secondo Family day. Di nuovo un milione di persone in piazza. Questa volta, però, non solo per difendere la famiglia nel momento in cui in Parlamento si era ricominciato a discutere delle unioni civili, ma anche per opporsi al “progetto folle” di introdurre nelle scuole il gender.
“Mi chiedo se la teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza perché non sa più confrontarsi con essa”, aveva detto qualche mese prima Papa Francesco,1 legittimando così, anche se indirettamente, l’ostilità nei confronti del gender. Ma che cos’è veramente questa teoria? Esiste? È vero che si vuole insegnare ai più piccoli che il sesso lo si sceglie in base a quello che via via si percepisce, come dice un video realizzato dall’Associazione ProVita? È vero che, d’ora in poi, non si parlerà più di “padre” e di “madre” ma di “genitore 1” e di “genitore 2”? È vero che anche la pedofilia è un genere e che sarà presto legalizzata? È vero che si insegna la masturbazione precoce già negli asili, come pretendono altri video? “Ma hai visto che roba questo gender?” mi hanno chiesto preoccupati tanti genitori negli ultimi mesi, mentre questi video cominciavano a diffondersi in maniera sempre più massiccia.
Ci ho messo del tempo a capire cosa stesse succedendo. Ho sottovaluto l’ampiezza del fenomeno. Forse sono stata disattenta. Fatto sta che, per mesi, mi sono limitata a pensare che esagerassero un po’ tutti. Non solo chi stava demonizzando il gender, ma anche chi, impegnato nella lotta contro le discriminazioni e il bullismo, mi segnalava l’ostilità crescente nei confronti di ogni iniziativa e attività finalizzata a decostruire gli stereotipi sessisti e omofobi. Per mesi, non ho realizzato che si stava pian piano creando una frattura profondissima nel nostro Paese.
Da un lato, coloro che sono convinti che si stia portando avanti un progetto di indottrinamento dei più piccoli volto a scardinare i valori della famiglia e a banalizzare qualunque comportamento sessuale. Dall’altro, coloro che sono altrettanto convinti che sia necessario promuovere nelle scuole non solo la cultura del rispetto e del dialogo, ma anche una reale educazione all’accettazione delle differenze e al rifiuto delle discriminazioni.
Da una parte, quelli che vengono sempre più spesso designati come adepti del relativismo etico – nonostante si tratti spesso di padri, madri, sorelle e fratelli di persone omosessuali o transessuali, uomini e donne che si sono confrontati direttamente con il dramma di una persona emarginata solo perché gay, lesbica o trans.
Dall’altra, gli essenzialisti e tutti coloro che credono che esista una definizione unica e assoluta del Bene, ma anche l’Azione Cattolica e molti intellettuali di sinistra, che forse non si sono ancora confrontati con il dramma che possono vivere un figlio o un amico gay, o una figlia e un’amica lesbica, nel momento in cui si sentono rigettati ed emarginati. Non stiamo rischiando di impantanarci in un’inutile guerra ideologica in cui, già oggi, nessuno ascolta più nessuno? Non si tratta, in realtà, di una problema solo italiano. In Francia ad esempio circolano libri e pamphlet inutilmente polemici contro il gender.
“Nominare in maniera corretta le cose”, diceva Albert Camus, “è un modo per tentare di far diminuire la sofferenza e il disordine che ci sono nel mondo”. Lo scopo del presente libro (Papà, mamma e gender, UTET, 2015, pp.151) è proprio questo. Smontando le interpretazioni più fantasiose che circondano oggi la cosiddetta “ideologia gender”, attraverso la lettura e il commento di quei video e quegli scritti ormai virali. Video e documenti spesso pieni di errori grossolani (voluti? inconsapevoli? dettati dall’ignoranza?) e tanta confusione (voluta? inconsapevole? dettata dall’ignoranza?) in cui si afferma ad esempio, come fosse un’evidenza, che il gender parlerebbe di un “diritto naturale di cambiare le scelte entro i cinque sessi, quali quello gay, lesbico, bisessuale, transessuale ed eterosessuale”, mischiando così ancora una volta sesso, genere e orientamento sessuale. In verità gli studi sul gender hanno come scopo soprattutto quello di combattere contro le discriminazioni e le violenze subite da chi, donna, omosessuale o trans, viene considerato inferiore
solo in ragione del proprio sesso, del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere. È il motivo per cui, da tempo, mi occupo di gender e non capisco come mai ci sia oggi tanta ostilità e tanta paura nei suoi confronti, nonostante io stessa creda che certe posizioni siano talvolta radicali, talaltra persino eccessivamente provocatrici. Non bisogna però buttare via il bambino con l’acqua sporca. In questo mio libro vorrei avvicinarmi al tema del gender per raccontare la genesi del concetto e le sue mille sfaccettature. Ma anche per mostrare come gli studi di genere c’entrino molto poco con le rappresentazioni che se ne danno e con i fantasmi che suscita oggi anche solo la parola “gender”.
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* Michela Marzano (Roma, 1970) ha studiato alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove ha conseguito un dottorato di ricerca in Filosofia. È autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica. In Italia ha pubblicato, tra gli altri, Estensione del dominio della manipolazione (2009), Sii bella e stai zitta (2010), Volevo essere una farfalla (2011), Avere fiducia (2012), Il diritto di essere io (2014), Papà, mamma e gender (2015). Professore ordinario all’Université Paris Descartes, dirige una collana di saggi filosofici per le Edizioni PUF e collabora con “Repubblica” e “Vanity Fair”. Attualmente è deputato del Parlamento italiano.