Parla un genitore: “Il mio rapporto con mia figlia lesbica”
Intervento di Paul Rowlandson* tratto dal libretto Parents’ Guide pubblicato da Changing Attitude Ireland** (Éire e Irlanda del Nord), del 13 maggio 2011, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Margaret e io siamo membri della Chiesa d’Irlanda e frequentiamo la cattedrale di St. Columb a Londonderry/Derry. Abbiamo due figlie femmine, Caroline e Katherine. Caroline è la maggiore, è sposata e ha un figlio di nove anni. Katherine è la minore e ha una relazione stabile con un’altra donna.
Caroline, la nostra figlia maggiore, è sempre stata, fin da piccola, una ragazza femminile, con un inusuale interesse per le bambole, i vestiti e così via. Katherine, la nostra figlia minore, è un maschiaccio fin dalla più tenera età. Si interessava poco di bambole o vestiti, tranne una bambola degli Action Man e uno scoiattolo fatto a maglia. Aveva un grande interesse per le cose piccole: i chicchi di riso potevano affascinarla per lunghi periodi, così come i pezzettini di carta. Si è specializzata come gioielliere, orafo e argentiere, che penso rifletta il suo interesse per i dettagli e le miniature del mondo intorno a noi di cui, per la maggior parte del tempo, siamo inconsapevoli. Molte ragazze attraversano una fase da maschiaccio; Katherine non ne è mai uscita. Indossa sempre jeans e maglietta o vestiti simili.
È stato poco dopo aver iniziato la scuola secondaria che Kath ha capito di essere lesbica, che le sue sensazioni avevano un termine con cui essere descritte e che altre persone sentivano le stesse cose. Aveva circa dodici o tredici anni. Divenne depressa. Non mi è mai venuto in mente a quel tempo che la sua depressione fosse dovuta al suo orientamento sessuale, in parte perché non ero consapevole che avesse problemi con esso. Sono spiacente di dire che non ne avevo idea.
Deve essere molto difficile per una persona giovane, all’inizio dell’adolescenza, scoprire di essere diversa dai propri compagni. La pressione al conformismo a quell’età è molto dura. Ricordo quando un ragazzo della sua scuola l’aveva invitata ad un evento scolastico che, ovviamente, richiedeva che Kath indossasse un abito e si acconciasse i capelli. Ho pensato che la sua angoscia per questo fosse un po’ strana. Era davvero riluttante a vestirsi per l’occasione. Non di meno andò all’evento e devo dire che sembrava incredibile, ma era chiaramente a disagio.
Qualche tempo dopo, e prima che Katherine facesse coming out, mio fratello arrivò da Liverpool e facemmo un barbecue in giardino. C’erano anche Katherine e la sua ragazza di allora. La conversazione girò intorno all’omosessualità: io e mio fratello discutevamo sul fatto che fosse il risultato del modo in cui un bambino veniva cresciuto. Mi chiedevo perché Kath fosse così veemente nell’asserire che fosse innata. Deve aver trovato me e mio fratello estremamente ottusi ed esasperanti in materia. Non avevo ancora capito, ma iniziai a pensare “forse sta attraversando una fase”.
Katherine fece prima coming out con il suo terapista, un assistente sociale, che la incoraggiò a raccontarlo a sua sorella e ai suoi genitori. Kath poteva avere circa sedici anni in quel periodo. Lo disse prima a sua sorella e poi a sua madre, che lo disse a me.
La mia prima reazione fu di sollievo. Sapevo che stava succedendo qualcosa tra Katherine e Margaret ma non sapevo cosa, ed iniziavo ad essere un po’ preoccupato. Ero sollevato che non fosse qualcosa di terribile. Potevo convivere con il fatto che Katherine fosse lesbica. Infatti non disturbava affatto né sua sorella, né sua madre, né me, tranne che per il timore che Katherine potesse affrontare, nella sua vita, discriminazioni e ostilità.
Sia io che Margaret abbiamo sempre sentito che le nostre figlie erano nostre figlie solo in senso limitato. Erano individui diversi, ai quali era capitato di venire a vivere con noi, di nascere nella nostra famiglia. Non possediamo i nostri figli, non sono di nostra proprietà.
Penso che molti genitori siano consapevoli di non creare la personalità dei loro figli. Possono formarli solo fino ad un certo punto. I figli non sono tabule rase; portano con sé la loro personalità. Kath è sempre stata esattamente la stessa persona, prima e dopo aver fatto coming out.
Kath era un membro del coro della cattedrale di St. Mary’s a Limerick e abbiamo apprezzato molto la sua appartenenza al coro. Abbandonò completamente la Chiesa, come fanno molti adolescenti, quando era ormai quasi adulta. Nel suo caso fu sempre cosciente di una certa ostilità nei confronti degli omosessuali, specialmente da parte dell’ala evangelica.
Devo dire che la nostra famiglia è stata abbastanza fortunata che l’omosessualità di Kath non fosse un grosso problema per noi. Eravamo molto più preoccupati che avesse sofferto di depressione e per quello che sarebbe potuto essere di lei in futuro.
Fortunatamente le nostre preoccupazioni sono state grandemente alleviate dal fatto che ha una relazione stabile con la sua compagna, che è una persona deliziosa. Ma, come tutti i genitori sapranno, non si smette di preoccuparsi dei propri figli e la mia paura è che incontri discriminazione e rifiuto perché lesbica.
Altri giovani omosessuali che conosciamo non sono stati così fortunati. Ho incontrato recentemente una signora cattolica che ha lottato per venire a patti con il fatto che suo figlio fosse gay. Frequentava una delle riunioni per genitori. Ha lottato per accettare che suo figlio fosse gay ma suo marito, fortemente cattolico, non può e non vuole venirne a patti. Nel caso di un altro giovane uomo, suo padre smise di parlare con lui e lo respinse del tutto; il ragazzo andò a Londra per un paio d’anni, ma non vi si sistemò e tornò a Derry, ma adesso è partito ancora.Un altro caso è stato quello di una ragazza la cui madre alla fine ha accettato il fatto che sua figlia fosse lesbica, ma la cui prima risposta fu quella di trascinare la povera ragazza da un dottore per un trattamento psichiatrico.
Altri genitori che conosciamo l’hanno affrontato negandolo. Semplicemente non hanno mai discusso o non hanno mai menzionato l’orientamento del loro figlio, sebbene più tardi siano venuti a patti con esso e le relazioni ora siano perfettamente amichevoli. Parte del problema, praticamente in tutti i casi, è la convinzione dei genitori che i loro figli omosessuali abbiano scelto il loro orientamento omosessuale, che abbiano scelto di essere omosessuali perché pervertiti o come modo per ripudiare la loro religione, o per pura cattiveria. Semplicemente non è vero. Il proprio orientamento sessuale è qualcosa con cui si è nati, come l’essere mancino, alto o basso, biondo, bruno o rosso.
All’università ho studiato psicologia e filosofia. Sono rimasto impressionato dalle teorie di Freud. I dipartimenti universitari di psicologia, soggetti alle idee di moda, iniziarono a lasciar perdere Freud e la psicanalisi. Si iniziò a vedere Freud come fuori moda. Penso che sia stato un errore. Mi sembra che Freud abbia abbia molte cose interessanti da dire e che sia giusto studiarlo. Penso che avesse torto su alcune cose e ragione su altre. Comunque, alcuni seguaci di Freud, particolarmente quelli formatisi negli Stati Uniti negli anni ’40, ’50 e ’60, hanno avuto l’idea che l’omosessualità fosse una malattia causata da un’educazione difettosa. Uno dei più famosi propugnatori di questo punto di vista è stato lo psichiatra Harold M. Voth. Voth ha spiegato l’omosessualità maschile in termini di padri emotivamente distanti e madri iperprotettive. L’omosessualità femminile era il risultato di ragazze troppo legate ai padri ed emotivamente distanti dalle madri.
Questa teoria è semplicemente falsa, come dimostrato innumerevoli volte. L’American Psychiatric Association e l’American Psychological Association l’hanno ripudiata, come anche hanno ripudiato l’idea che l’omosessualità sia una malattia o un disordine. La mia stessa famiglia ne è una confutazione. Entrambe le mie ragazze sono state cresciute dagli stessi genitori, nello stesso modo e negli stessi luoghi. Ma una è una tipica donna femminile e l’altra è lesbica. Katherine non ha mai scelto di essere omosessuale. È nata così.
Contraddicendo i suoi seguaci più tardi, lo stesso Freud ha detto specificamente che l’omosessualità non è una malattia. In una lettera in risposta ad una madre spaventata, datata 9 aprile 1935, dice:
“Cara signora…
ho colto dalla sua lettera che suo figlio è omosessuale… L’omosessualità non è di certo un vantaggio, ma non è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio o una degradazione; la consideriamo una variazione della funzione sessuale… Molte persone altamente rispettabili dei tempi antichi e moderni erano omosessuali e, tra loro, tantissimi dei più grandi uomini (Platone, Michelangelo, Leonardo da Vinci, ecc…). È una grande ingiustizia perseguire l’omosessualità come un crimine – e anche una crudeltà. Se non mi crede, legga i libri di Havelock Ellis”.
Molti adolescenti omosessuali trovano difficile fare coming out con i loro genitori, per paura di deluderli o di contrariarli. Ciò può essere ancora più grave se hanno anche paura di essere visti come “peccatori” o di andare contro gli insegnamenti di Dio solamente per il fatto di essere se stessi. Questa è stata una delle cose più importanti che Margaret ed io abbiamo scoperto quando abbiamo parlato con Katherine e i suoi amici o con le persone del gruppo di sostegno. Essere omosessuale non è una scelta o uno stile di vita, più di quanto lo sia avere gli occhi azzurri o essere mancini. Essere costretti a negare la propria natura per cercare di conformarsi a ciò che chiede la società o la Chiesa può causare, a lungo termine, problemi emotivi e di salute mentale. Molti di noi tornano alla Chiesa per cercare aiuto in tempi difficili.
Se i nostri figli credono che saranno rifiutati o discriminati dalla Chiesa a causa della loro sessualità, proprio nel momento in cui hanno bisogno di essere rassicurati sull’amore di Dio, chi può biasimarli se si sentono estraniati? Siamo tristemente consapevoli che alcuni religiosi della Chiesa d’Irlanda non sono solidali con le persone omosessuali nelle loro chiese.
Il nuovo libretto di Changing Attitude Ireland “I think my son or daughter is Gay: Guidance for Parents of Gay Children” (Penso che mio figlia o mia figlia sia omosessuale: guida per i genitori di figli omosessuali) di Gerry Lynch dà alcuni utili suggerimenti per i genitori che fanno parte della Chiesa d’Irlanda e per i genitori di tutte le confessioni. Gerry afferma che questa pubblicazione non è uno strumento di campagna elettorale o un lavoro di apologetica, ma accetta che esiste una diversità di opinioni sulla sessualità umana nella Chiesa d’Irlanda. Dà assistenza pastorale e una guida spirituale ai genitori di persone omosessuale. È una risorsa utile e pratica, che può essere adoperata dai genitori di figli omosessuali, che hanno bisogno di sentire che possono contare sulla Chiesa per un aiuto ed una guida in questa situazione potenzialmente difficoltosa. Gli opuscoli pastorali che danno aiuto e supporto includono un “Benvenuto in parrocchia”, che fa molto per aiutare i genitori e i loro figli omosessuali.
* Paul Rowlandson è docente di management all’università dell’Ulster. Nato a Liverpool, ha insegnato a Limerick, Londra, Atene, Singapore e Svizzera. Sposato con Margaret, infermiera psichiatrica in pensione, ha due figlie, una delle quali è lesbica. Paul è membro del comitato di Changing Attitude Ireland. Paul e Margaret frequentano la St. Columb’s Cathedral di Londonderry.
** Changing Attitude Ireland è un network di persone etero, gay, lesbiche, bisessuali e transgender, laiche e ordinate, legato alla Chiesa d’Irlanda, espressione della Comunione Anglicana nella Repubblica d’Irlanda e nell’Ulster, che opera per la piena affermazione delle persone LGBT all’interno delle Chiese d’Irlanda.
Testo originale (PDF): I Think my Son or Daughter is Gay: Guidance for parents of gay children.