Perché come cristiani vogliamo vegliare per il superamento dell’omotransfobia e dell’intolleranza?
Testimonianza di Simonluca alla Veglia per il superamento dell’omofobia, della Transfobia e dell’intolleranza nella parrocchia di Gesù Redentore di Modena il 17 maggio 2024
Io mi chiamo Simonluca. Solitamente quando mi presento, in particolar modo a persone credenti, mi viene ricordato che porto il nome di due apostoli, o meglio, dell’evangelista Luca e di San Pietro, il cui vero nome era infatti Simone. Io rispondo che in realtà c’era un altro discepolo che si chiamava così, Simone lo Zelota.
Stasera vorrei essere un po’ zelota anche io, o quantomeno “zelante”.
Spoiler: non lo sono!
Sono sempre stato una persona impetuosa, che cede alle provocazioni, ho provato molta rabbia nella mia vita e spessissimo questa collera l’ho mostrata senza alcun freno. Ho dovuto lavorare molto per arginare certe emozioni negative, per impedire che certi incontri divenissero scontri.
Ma non è di me che vorrei parlarvi stasera. Quando nei giorni scorsi ho iniziato a preparare la mia testimonianza mi sono posto dei quesiti, che ora ripropongo a voi:
Perché siamo qui oggi? Perché ci siamo riuniti in questa veglia per il superamento dell’omofobia, della transfobia e dell’intolleranza?
Siamo qui per pregare, insieme. E pregare è l’unico modo che abbiamo per arrivare a perdonare.
Quando si è feriti da un torto, quando veniamo colpiti da una qualsiasi forma di male, assieme al dolore che si prova c’è anche un ardente desiderio che venga fatta giustizia. E insieme a ciò, delle volte, questo desiderio può degenerare in vendetta.
La pretesa di giustizia non è che un condono rispetto al vero perdono, che è molto più di questo: ossia un modo di applicare la stessa giustizia affinché il male fatto, o subìto, non continui a generare male.
Secondo il noto principio per cui ad ogni azione (negativa) corrisponde una reazione (che lo è altrettanto), il male continua a generare altro male in un circolo vizioso infinito.
E solo il perdono ha il potere di bloccare questo meccanismo perverso, ma non attraverso l’annullamento della giustizia, bensì attraverso la bonifica di tutta quella cattiveria collaterale.
Dobbiamo pregare chiedendo a Dio di darci la grazia di riuscire a perdonare.
Perdonare chi ci ha resto vittime di emarginazione, odio e violenza. Angherie che conoscono bene anche le donne degradate dal sessismo e le minoranze sociali poste ai margini dal razzismo. Vedete come l’omofobia emerga spesso da quella stessa cultura sessista, che a sua volta affonda le proprie radici nella misoginia, e come spesso si accompagni alla discriminazione razzista.
Contrariamente a ciò che suggerirebbe il termine “fobia”, le reazioni negative verso l’omosessualità non sono guidate tanto dalla paura, quanto piuttosto da altre emozioni come il disgusto, il pregiudizio e l’avversione.
Ma l’omo-transfobia non è solo questione di azioni individuali: difatti, anche le norme istituzionali, le pratiche e le politiche possono generare esclusione, bullismo, rifiuto e allontanamento, che non sono solo fattori culturali e sociali. Sono fatti politici. E’ dunque necessario adoperarsi anche nelle Istituzioni per favorire un clima di inclusione nel rispetto dei diritti di ognuno, sostenere l’importanza delle politiche nel generare un clima di dialogo e di comunicazione.
E’ bene sottolineare che una possibile legge contro l’omofobia sarebbe da inquadrarsi ben oltre la sanzione o la definizione del limite di ciò che si può fare o non fare, dire o non dire. Non la chiediamo per questo.
Le leggi, infatti, formano le immagini e le parole con le quali le persone vedono e pensano la società di cui fanno parte. Studi abbastanza recenti degli psicologi sociali Serge Guimond e Richard Crisp mostrano proprio come nelle nazioni dove si promuovono politiche sulla diversità si generino maggiormente norme culturali sull’integrazione e l’inclusione.
Questo perché sono le ideologie a modellare gli atteggiamenti e le valutazioni degli individui e dei gruppi di una società: le ideologie riflettono e al tempo stesso rinforzano i bisogni psicologici e sociali, formano schemi mentali che aiutano le persone a spiegare, giustificare o criticare gli aspetti della realtà. Non dimentichiamo che una delle prime modalità attraverso cui entriamo in relazione con gli altri è proprio giudicandoli.
Il Cristianesimo però non è un’ideologia. E stasera siamo qui per affermare che il bene che vi vogliamo è più forte del male che ci avete fatto.
> Maggio/giugno 2024. Le città dove si veglierà per il superamento dell’omotransbifobia