Perchè per Advocate Papa Francesco è persona dell’anno per i diritti LGBT
Articolo di Lucas Grindley pubblicato sul sito di The Advocate* (Stati Uniti) il 16 dicembre 2013, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Se bisogna decidere qual’è la persona più influente del 2013 nella vita delle persone LGBT, alcune scelte sono ovvie. O almeno così sembrano a prima vista.
Per esempio Edie Windsor è nella lista dei finalisti ma non è la Persona dell’Anno. Windsor è un’eroina per gli LGBT d’America: ha avuto la meglio nella lotta contro il discriminatorio Defense of Marriage Act, il cui articolo 3 è scomparso. Quando è uscita dall’audizione alla Corte Suprema è scoppiato un applauso.
Al Premio Out 100, quando ha ricevuto un riconoscimento alla sua vita di attivismo, molti hanno scandito “Edie! Edie!” alla sua comparsa sul palco. Sulla copertina di novembre possiamo vederla raggiante di gioia mentre porta con sé una colomba bianca: un simbolo.
Ma la stessa Windsor è un potente simbolo per molti altri che stanno dietro le quinte. Come le quattro parti civili, quel giorno alla Corte Suprema, che hanno impugnato la Proposta 8 della Costituzione californiana, che dovrebbero essere lodati, come del resto i loro avvocati.
C’è la squadra etero di David Boies e Ted Olson, che sono spesso citati come i campioni dei progressi del matrimonio per tutti nel sistema giudiziario attraverso le loro interviste e i loro servizi televisivi.
Poi c’è il procuratore Roberta Kaplan, una di noi, che con la sua eloquenza ha confutato il giudice John Roberts che insinuava come i tempi fossero cambiati e le persone LGBT non fossero più una minoranza oppressa. E la cosa non finisce qui.
Una buona manciata di altri casi avrebbero potuto raggiungere la Corte Suprema quest’anno, ma non sono stati scelti. Ci sono parti civili e avvocati in ognuno di essi, che vengono da stati come il Michigan e il Massachusetts.
Spesso a sostenere questi casi sono le risorse delle organizzazioni per i diritti LGBT come Gay and Lesbian Advocates and Defenders e Lambda Legal, o alleati più generalisti come American Civil Liberties Union. Centinaia di persone lavorano in queste organizzazioni e combattono da anni nella Corte il Defense of Marriage Act.
Edie Windsor è un’eroina e merita di comparire nei libri di storia che racconteranno la storia del Defense of Marriage Act. Ma non è la Persona dell’Anno. Non poteva proprio esserlo, non per la nostra rivista nella quale celebriamo il lavoro di tanti che hanno contribuito a questa vittoria epocale. Quando la Windsor è arrivata terza nella classifica annuale di Time delle persone dell’anno, ha accettato di buon grado, come sempre.
“Sono onorata che Time mi abbia scelto” ha dichiarato “ma sono solamente una delle persone che fanno parte della straordinaria e sempre attuale battaglia per l’uguaglianza del matrimonio per tutte le nostre famiglie. Migliaia di persone ci hanno aiutati ad arrivare fin qui e abbiamo ancora molto lavoro da fare.”
La persona più influente del 2013 non viene dal nostro eterno conflitto legale ma dal nostro conflitto spirituale, nel quale i successi sono più difficili da definire.
Non ci sono stati ballottaggi o pronunciamenti d’autorità, eppure quest’anno ha avuto luogo un cambiamento significativo e senza precedenti nel modo in cui le persone LGBT sono considerate da una delle comunità di fede più grandi del mondo. Papa Francesco è il leader di più di un miliardo di cattolici romani di tutto il mondo. I cattolici nel mondo superano di tre volte i cittadini degli Stati Uniti. Che piaccia o no, quello che dice fa la differenza.
Certo, tutti noi conosciamo dei cattolici che si sottraggono alle regole morali cattoliche. C’è molto disaccordo sul ruolo delle donne, sulla contraccezione e su altri argomenti.
Ma niente di tutto questo dovrebbe indurci a sottovalutare la capacità del papa di persuadere i cuori e le menti nell’aprirsi alle persone LGBT, qui da noi e nel resto del mondo. Le resistenze residue alla loro accettazione nelle comunità religiose, coloro che bloccano il progresso e il lavoro che resta da fare, potranno probabilmente venire persuasi da una figura nota.
Allo stesso modo in cui il presidente Obama ha trasformato la politica con la sua evoluzione sui diritti civili per gli LGBT, un cambiamento proveniente dal papa potrebbe avere un effetto duraturo sul mondo religioso.
Il forte cambiamento nella retorica rispetto ai suoi due predecessori – i quali erano una volta sì e una no nella classifica annuale dell’omofobia stilata dal nostro giornale – rende ancora più audace ciò che ha fatto nel 2013.
Prima c’era Giovanni Paolo II, bersaglio delle proteste degli attivisti gay durante la tanto sbandierata visita negli Stati Uniti nel 1987 per quella che era nota come “La lettera del topo”, una maledizione senza precedenti dell’omosessualità vista come “intrinsecamente cattiva”, scritta da uno dei suoi cardinali, quel Joseph Ratzinger che poi è divenuto papa Benedetto XVI. Dal 1978 in poi questi due uomini hanno manovrato l’influenza del Vaticano – fino a quest’anno.
Quando il Time la scorsa settimana ha nominato papa Francesco Persona dell’Anno ha giustamente puntato il dito sull’incapacità della Chiesa cattolica di muoversi rapidamente, definendola “un luogo in cui il cambiamento si misura in termini di secoli”.
Papa Francesco non è favorevole ai gay per gli standard di oggi. Ha iniziato il suo regno emanando, in luglio, un’enciclica, congiuntamente con Benedetto, nella quale i due pontefici ribadiscono che il matrimonio dovrebbe essere una “stabile unione di un uomo e una donna”.
“Questa unione nasce dal loro amore, come segno e presenza dell’amore di Dio e del riconoscimento e dell’accettazione della bontà della differenziazione sessuale.”
Da arcivescovo in Argentina il cardinale Jorge Bergoglio si oppose all’approvazione del matrimonio per tutti: nel 2010 ebbe a dichiarare che era “un attacco distruttivo al piano di Dio”. Una volta divenuto papa, un’organizzazione LGBT fece subito notare come avesse una volta definito l’adozione da parte delle coppie omosessuali una forma di discriminazione contro i bambini.
In realtà però è durante il suo periodo da cardinale che divenne evidente la differenza tra lui e Benedetto e gli intransigenti nella Chiesa.
Quando il matrimonio omosessuale sembrava in dirittura d’arrivo in Argentina, Bergoglio sostenne in privato che la Chiesa dovrebbe appoggiare le unioni civili in quanto sono “il minore tra due mali”.
Questo è tutto, secondo il biografo autorizzato di papa Francesco, Sergio Rubin. L’attivista gay argentino Marcelo Márquez ha confermato la storia, raccontando a marzo al New York Times che Bergoglio “ascoltò il mio punto di vista con grande rispetto. Mi disse che gli omosessuali dovrebbero vedere riconosciuti i loro diritti e che appoggiava le unioni civili ma non il matrimonio omosessuale.”
Il nuovo papa non ha ancora detto che la Chiesa cattolica appoggia le unioni civili. Ma quello che Francesco dice sulle persone LGBT fa già riflettere e ha provocato costernazione all’interno della sua Chiesa.
La frase che si è guadagnata la prima pagina dei giornali è stata pronunciata al ritorno dal Brasile. Interrogato sui preti gay, papa Francesco ha detto ai reporter “Se qualcuno è gay e cerca il Signore con buona volontà, chi sono io per giudicare?” La brevità di questa dichiarazione e l’attenzione esagerata che ha ottenuto sono la prova dell’influenza del papa.
Quel suo porre una semplice domanda molto cristiana, lanciata in tale contesto da quest’uomo, “Chi sono io per giudicare?”, è diventato un segnale rivolto ai cattolici e al mondo che il nuovo papa non è come il vecchio.
Il punto di vista di Francesco su come la Chiesa cattolica dovrebbe trattare le persone LGBT è stato spiegato molto bene da lui stesso lo scorso settembre in una lunga intervista alla rivista America.
“Una volta una persona mi ha chiesto, in tono provocatorio, se io approvassi l’omosessualità. Risposi con un’altra domanda: ‘Mi dica: quando Dio guarda una persona gay, approva con amore l’esistenza di questa persona o la rifiuta e la condanna?’ Dobbiamo sempre prendere in considerazione la persona.”
Quando era cardinale “ricevevo lettere da persone omosessuali ‘socialmente ferite’ perché mi dicevano di ritenere che la Chiesa li avesse sempre condannati.
Ma non è questo che la Chiesa vuole fare. Durante il mio [recente] ritorno da Rio de Janeiro ho detto che se una persona omosessuale è una persona di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicare. Dicendo questo, ho detto quello che dice il catechismo.
La religione ha il diritto di esprimere la sua opinione al servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha fatti liberi: non è possibile interferire spiritualmente nella vita di una persona.”
”Non possiamo insistere sempre e solo sugli argomenti dell’aborto, del matrimonio gay e sull’uso dei metodi contraccettivi. Non è possibile. Non ho parlato molto di queste cose, e sono stato ripreso per questo.
Ma quando parliamo di questi argomenti, dobbiamo farlo in un contesto. Su questo l’insegnamento della Chiesa è chiaro e io sono un figlio della Chiesa, ma non è necessario parlare di questi argomenti tutto il tempo.”
Fedele alla sua parola, papa Francesco non ha usato i momenti in cui tutto il mondo lo guardava per condannare le persone LGBT come ha fatto Benedetto.
Esattamente un anno fa papa Benedetto pronunciava il suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, celebrata dalla Chiesa cattolica ogni primo giorno dell’anno.
In questo messaggio Benedetto metteva in guardia contro gli sforzi per permettere a gay e lesbiche di sposarsi, che “in realtà feriscono e contribuiscono a destabilizzare il matrimonio, oscurando la sua natura specifica e il suo indispensabile ruolo nella società.”
Benedetto descrisse il matrimonio per tutti come “un’offesa contro la verità della persona umana.” Invece papa Francesco ha detto, nel suo primo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, “La fratellanza è il fondamento e il cammino verso la pace.”
Ha raccontato la storia di Caino e Abele come esempio del fallimento dell’umanità di riconoscere il fratello invece di trovare il nemico. “In Cristo, l’altro è accolto e amato come figlio o figlia di Dio, come fratello o sorella, non come straniero, men che meno come rivale o nemico. Nella famiglia di Dio siamo tutti figli e figlie dello stesso Padre.” “Tutti gli uomini e tutte le donne godono di eguale e inviolabile dignità. Tutti sono amati da Dio.”
Papa Francesco dedica il suo tempo a parlare del danno dell’avidità e della mancanza di impegno per l’onestà e per la lotta contro la povertà. Per questo i conservatori come Rush Limbaugh lo hanno bollato come marxista. Ma l’insistenza di Francesco sull’uguaglianza si basa sul diritto di ogni persona alla realizzazione individuale.
“Gli esseri umani necessitano e sono capaci di qualcosa di più grande della massimizzazione del loro interesse individuale” ha detto in occasione della Giornata Mondiale della Pace.
Possiamo immaginare come l’accettazione delle persone LGBT possa inserirsi nel discorso di Francesco di amare ogni essere umano e valorizzare il contributo di ognuno alla società. Francesco è papa da meno di un anno e deve ancora dimostrare che la sua aspirazione non si limita al non essere un nostro nemico. Lotterà per combattere la nostra discriminazione nel mondo?
Il Time si sofferma sull’insolito gruppo di otto vescovi che Francesco ha convocato come consiglieri regolari. Tra loro c’è il cardinale indiano Oswald Gracias che di recente ha pubblicamente condannato la criminalizzazione dell’omosessualità nella Repubblica indiana.
La Corte Suprema dell’India ha appena emanato una scioccante sentenza che reintroduce il carcere fino a 10 anni per il sesso omosessuale. “La Chiesa cattolica non si è mai opposta alla decriminalizzazione dell’omosessualità perché non abbiamo mai considerato i gay dei criminali” ha detto Gracias secondo Asia News.
“La Chiesa cattolica si oppone alla legalizzazione del matrimonio gay, ma insegna che gli omosessuali hanno la stessa dignità di ogni essere umano e condanna tutte le forme di ingiusta discriminazione, molestie e abusi.”
All’inizio di quest’anno aveva detto a un gruppo LGBT indiano, secondo il Time, che “dire che coloro che hanno altri orientamenti sessuali sono dei peccatori è sbagliato” e che “dobbiamo mostrare sensibilità nelle nostre omelie e nei discorsi in pubblico ed è questo che dirò ai nostri sacerdoti.”
Il quotidiano italiano Repubblica ha riportato che il gruppo LGBT cattolico di Firenze Kairos ha scritto lo scorso giugno una lettera al papa chiedendo “apertura e dialogo” e facendo notare che la loro assenza “finisce per nutrire l’omofobia”.
I cattolici LGBT avevano già scritto ai papi precedenti, ma Francesco è stato il primo a rispondere. Ambedue le parti hanno mantenuto privata la maggior parte del loro scambio, si sa solo che, con grande sorpresa del gruppo Kairos, il papa ha dato loro la sua benedizione.
Del 2013 sappiamo per certo che non importa l’impegno dei nostri attivisti, alla fine ci dobbiamo spesso confrontare con una persona etero che decide del nostro destino. Le nove persone etero sedute sugli scranni della Corte Suprema, sei delle quali sono cattoliche romane, emetteranno mai la sentenza decisiva che renderà il matrimonio omosessuale legale in tutti i 50 stati?
La Camera dei Rappresentanti, quasi un terzo della quale è composta da cattolici (un numero superiore a quello di qualsiasi altra religione), approverà il disegno di legge sulla non discriminazione sul lavoro? Qualcuno di loro prenderà in considerazione il consiglio del papa di non sputare giudizi?
Nulla di tutto questo influenzerà gli LGBT americani che hanno lasciato la Chiesa cattolica: non intendono ritornare. L’impatto del papa non riguarda la nostra decisione di sedere o meno sui banchi delle chiese, riguarda le persone che già stanno sui banchi delle chiese.
Riguarda anche e soprattutto i devoti che sono in chiesa ogni domenica e durante la settimana e inoltre fanno volontariato, alcuni dei quali sono tra i nostri più ardenti oppositori.
Ma i cattolici LGBT che rimangono nella Chiesa ora hanno altri motivi per sperare in un cambiamento. Ascoltate la reazione all’ormai famosa frase del papa. “Oggi papa Francesco ha pronunciato parole tra le più incoraggianti che un pontefice abbia mai detto sulle persone gay e lesbiche” afferma una dichiarazione dell’organizzazione LGBT cattolica Equally Blessed. “Così facendo ha dato un grande esempio a tutti i cattolici.”
Poi, con un’aspettativa ancora più grande: “I leader cattolici che continuano a sminuire gay e lesbiche non potranno più pretendere che le loro parole di fuoco rappresentino i sentimenti del papa. I vescovi che si oppongono all’espansione dei diritti civili di base, come la fine della discriminazione sui luoghi di lavoro, non potranno più pretendere che il papa approvi il loro programma discriminatorio.
Papa Francesco oggi non ha cambiato l’insegnamento della Chiesa, ma ha parlato con compassione, e così facendo ha incoraggiato la già vivace discussione che forse un giorno farà sì che la Chiesa accolga pienamente i cattolici gay e le cattoliche lesbiche.”
* The Advocate è la più importante rivista statunitense per lettori LGBT, ossia per le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Fondata a Los Angeles nel 1967, è stata la prima rivista a rivolgersi specificamente a questo pubblico e da sempre è impegnata nella difesa dei diritti degli omosessuali.
Testo originale: The Advocate’s Person of the Year: Pope Francis