Phyllis Lyon e Del Martin le due «madri» del movimento lgbt americano
Intervista di Eric Marcus a Phyllis Lyon* e Del Martin*, pubblicata sul sito Making Gay History (Stati Uniti), liberamente tradotto da Silvia Lanzi, parte seconda
Sono Eric Marcus, e questo è Making Gay History! Nel 1989, seduto ad intervistare il dinamico duo Phyllis Lyon e Del Martin, pensavo di sapere molto su di loro poiché erano attiviste (lesbiche) di spicco, e da molti decenni, del movimento per i diritti civili LGBTQ. Nel 1955 Phyl e Del fondarono le Daughters of Bilitis, la prima organizzazione lesbica.
I loro nomi e le loro facce spuntavano un po’ dovunque nella mia ricerca, Phyllis con la sua coda di cavallo nera e i suoi grandi occhiali sul suo sorriso abbagliante, e Del con la sua faccia tonda, gli occhi dalle palpebre pesanti e i suoi corti capelli d’argento. Conoscevo già le loro voci da altre interviste: quella di Phyl era da fumatrice, quella di Del più soffice, e bassa come un sussurro.
Phyllis e Del si conobbero nel 1950 a Seattle, mentre lavoravano per lo stesso giornale. Tre anni dopo, il giorno di San Valentino del 1953, si trasferirono in un appartamento di Castro Street a San Francisco. In quel periodo Castro era un quartiere molto diverso da adesso: operai, cattolici, tutto molto etero. Ora che Phyllis Del stavano insieme, desideravano far parte di una comunità, e quel desiderio le portò a piantare i semi di un movimento sociale nazionale.
C’è una cosa da sapere prima di ascoltare Phyllis e Del. Ho fatto loro una domanda stupida sulla loro relazione, una domanda basata su uno stereotipo in cui non ero nemmeno sicuro di credere. Provo ancora imbarazzo a pensare a quando chiesi loro della classica relazione butch/femme. Fortunatamente per me, Phyllis e Del tollerarono la mia ignoranza e furono molto pazienti, aiutandomi a capire quello che avevo bisogno di sapere.
Ecco la scena. Phyl e Del sono sedute dall’altro capo del tavolo della cucina rispetto a me. Assomigliano proprio alle loro fotografie. Phyllis ha 64 anni, Del 68 anni. Appunto un microfono alle loro camicette e premo “record”.
Intervista con Del Martin e Phyllis Lyon. (Registrata Giovedì 27 luglio 1989. Prima cassetta, lato A)
Eric: Dite il vostro nome.
Phyllis: Okay, sono Phyllis Lyon.
Del: E io Del Martin. Chi sapeva dell’omosessualità? Uhm, anche “lesbica”, non conoscevamo certi termini. Ecco: senti qualcosa, qualunque cosa sia, ma non sai nemmeno come definirla.
Eric: Sembra un incubo. Così voi…
Del: Era quello che succedeva. Tutte pensavano “Sono l’unica”.
Eric: Quindi non è che si potesse andare in biblioteca… Ma ci saresti potuta andare [per informarti] una volta conosciuto il termine…
Phyllis: Sì, ma allora non avevano niente di niente. Ciò che potevi scoprire era solo che eri fuori dalla legalità, immorale e malata.
Eric: Era proprio così, era un’incredibile premessa all’inizio di un massiccio movimento nazionale per i diritti omosessuali.
Phyllis: Anche per sentirti bene con te stessa.
Del: Comunque, penso che con le cose che facevamo negli anni ‘50, con le Daughters of Bilitis in particolare, cercassimo di costruire la nostra autostima, iniziando a dire che eravamo a posto nonostante fossimo definite, come ha detto Phyllis, immorali, fuori da ogni tipo di legalità, e malate. Voglio dire, è un compito pesante per molte persone, e poi ci sono state le, uh, epurazioni, sai, nel Dipartimento di Stato e nel governo e nelle forze armate, e le incursioni nei bar gay.
Eric: Com’era la vostra vita nel periodo un cui le Daughters of Bilitis iniziarono la loro attività? La vostra relazione, le sue dinamiche, erano quelle classiche del rapporto butch/femme?
Phyllis: Veramente, non so cosa tu intenda per “classiche”.
Eric: Ditemelo se mi impappino. Sono cose nuove anche per me. Credo, dovrei dire, per me, non “anche,” ma…
Phyllis: Per quanto ci provassimo, non credo funzionasse per noi. Era vero che Del di solito mi accendeva le sigarette, ma era l’unica cosa butch che faceva. Non guidava, e io sì. Sai, non piantava chiodi nei muri come facevo io. Non faceva nessuna di queste cose da butch.
Del: Non sono un meccanico, per niente.
Eric: Ma lo eravate, era quello che ci si aspettava che foste, questo era il tipo di relazione che si supponeva aveste.
Phyllis: Vero. Ricordo che pensavo, bene, devo preparare la colazione a Del tutte le mattine, perché era quello che mia madre faceva per mio padre. Così lo feci per una settimana. Scordatelo. Nessuna di queste cose andava bene per noi, e sospetto che fosse così per molte altre coppie.
Eric: C’erano dei modelli per i vostri ruoli? Certamente non c’erano guide.
Phyllis: In effetti non sapevo quasi nulla di queste cose. Cioè, avevo incontrato questa persona solo tre anni e mezzo prima, e lei diceva di essere lesbica, e pensavo che fosse la cosa più affascinante che avessi mai sentito. E adesso, quando ci penso, ciò spiega molto del fatto che, al liceo, mi sentissi attratta dalle donne e cose così… ma non successe, e non avevo nessuna idea di cosa fosse.
Del: E sai, non conoscevamo nessuno, e poi venimmo a sapere di questi bar a North Beach. Ci andammo. Eravamo molto timide. Eravamo delle specie di turiste. Entravamo nei locali osservando tutti, e domandandoci come eravamo finite lì. Comunque, conoscemmo una coppia di uomini che viveva dietro l’angolo.
Phyllis: Uomini gay.
Del: Uomini gay. Così diventammo amici.
Phyllis: Avevano una relazione tipo butch/femme.
Del: Jerry faceva il barista e…
Phyllis: Ricky era molto effeminato. Aveva l’abitudine di vestirsi da drag. A volte vestivamo in modo simile ad Halloween, e cose così. Poi lui stava a casa. Non lavorava, vero? Jerry portava a casa i soldi, e lui si prendeva cura della casa e dei gatti.
Del: Jerry ci presentò a questa coppia di lesbiche.
Eric: E suggerirono di mettervi insieme?
Del: Per fare partire questa organizzazione.
Phyllis: Ci… beh, Nonny ci chiamò, ci chiamò e ci chiese se volevamo partecipare.
Del: E pensammo, grande, sai, avremmo potuto conoscere altre lesbiche. Era il nostro obiettivo principale.
Eric: Era tipo… non pensavate, bene, stiamo per dar vita ad un movimento su scala nazionale?
Phyllis: Oh no!
Del: Stavamo solo conoscendo un po’ di lesbiche.
Phyllis: E iniziare una specie di club. Ecco cos’era. Vedi, era una domenica pomeriggio di settembre, e stavamo pulendo casa. E ci venne in mente di iniziare un movimento nazionale nel settembre 1955? Assolutamente no.
Eric: E allora che idea era?
Del: Di fondare un club. Un club segreto.
Eric: Segreto significava, appartenenza segreta? Tutto segreto?
Phyllis: Sì.
Del: Sai, Nonny era una specie di colonna portante.
Phyllis: Sì.
Del: E fu quella che scelse il nome, Daughters of Bilitis. Aveva letto questo libro, che era un lungo poema lesbico. E sì, credeva che Bilitis fosse vissuta al tempo di Saffo. Sembrava che fossimo come qualsiasi altro gruppo femminile.
Eric: Non avete pensato di chiamarvi The Lesbian Dancing Club o…
Del: Non esattamente.
Phyllis: Prima del 1964 non c’era organizzazione che usasse le parole “omosessuale”, “gay” o “lesbica”, o qualcosa del genere… E l’idea di chiamarci Daughters of Bilitis era una cosa… di cui solo le lesbiche avrebbero capito il significato, loro e nessun altro. Ma credo non fosse vero nemmeno per le lesbiche, perché nessuna, a parte Nonny, aveva letto questo poema. Comunque, nemmeno a noi è venuto in mente, quindi…
Eric: Qualcosa che era iniziata come un gruppo di otto donne si evolse. Quello che sto cercando di capire è, parlavate del posto delle lesbiche nel mondo, delle difficoltà di essere omosessuali, e di come porsi con la propria famiglia?
Phyllis: Beh, col tempo parlammo anche di quello.
Del: Per la maggior parte a livello personale. Come ti sei comportata con la tua famiglia? Come hai risolto questo problema o quello o…?
Phyllis: Dovrei dirlo ai miei genitori? Come?
Eric: Voi non l’avete fatto.
Del: No.
Phyllis: No.
Del: Allora poche persone lo dicevano ai loro genitori. E uno dei problemi era che se eri minorenne, i genitori avrebbero potuto portarti da uno strizzacervelli o farti internare.
Phyllis: E in quel periodo, uno era minorenne quando non aveva ancora compiuto ventun anni. Molte delle donne che approdavano alle Daughters of Bilitis erano state abbandonate dalle loro famiglie, avevano subito l’elettroshock, erano state mandate in istituti psichiatrici o ne erano scappate.
Eric: A un certo punto decideste di continuare con un approccio più attivista, e c’erano donne che però volevano che il gruppo rimanesse com’era. Cosa successe allora?
Del: Beh, ci fu una frattura tra noi, quattro contro quattro. Quattro volevano un gruppo segreto, e le altre volevano ampliare l’attività. Così quelle che volevano un gruppo segreto ne iniziarono uno…
Phyllis: E due delle fondatrici di trasferirono a Redding. Mentre parlavamo e discutevamo, e per un certo periodo che non ricordo esattamente, dicemmo che ci sarebbe piaciuto educare il pubblico alla realtà del lesbismo, solo che non lo dicevamo in questi termini. Ma la verità sul lesbismo… In quel periodo avevamo più membri.
Eric: Dozzine? Un centinaio?
Del: Oh, no, non ne abbiamo mai avute un centinaio. Probabilmente un po’ più di dodici – quindici, una cosa così
Phyllis: Qualcosa del genere. L’organizzazione era talmente fragile che Del e io eravamo una specie di coach per ognuna di esse, andavamo a prenderle per andare alle riunioni. Se qualcuna aveva un problema, correvamo a consolarla.
Eric: Cosa lo rendeva così fragile?
Phyllis: Eravamo in poche, e ci faceva molta paura.
Del: E i tempi. Non c’era altro che paura là fuori.
Eric: Di cosa aveva paura la gente?
Phyllis: Di perdere il lavoro. Di quello, di perdere le loro famiglie, di impazzire.
Eric: Avrebbero potuto perdere anche la casa? Avrebbero potuto essere buttate fuori dai loro appartamenti?
Del: Certo.
Phyllis: Certo. Avrebbero potuto essere buttate fuori dai loro appartamenti, e credo che successe davvero, così come successe che persero il lavoro.
Del: Penso che la cosa che sottolineammo all’inizio era che le Daughters of Bilitis erano un’alternativa ai bar che subivano retate. Sai, quelli che ci andavano erano matti…
Phyllis: …eravamo terribili. All’inizio c’era ogni tipo di voci: le Daughters erano solo per coppie, o (si diceva anche questo) c’erano orgie. Poi, che eravamo comuniste. E queste sono solo quelle che mi vengono in mente.
Eric: Erano risentite perché stavate causando problemi, o perché pensavano che avreste potuto farlo?
Phyllis: Non credo fossero le dyke da bar. Erano le lesbiche di alto livello che volevano che stessimo zitte. Credo che ce ne siano ancora in giro. Quello che credo è che due donne vivevano felici insieme, ecc. ecc., e improvvisamente c’era un sacco di pubblicità, e le persone parlavano di lesbiche e dicevano: “Ci sono due donne che vivono insieme”, ed erano spaventate a morte.
Del: Certo, ricordo che negli anni ’60 c’era un bar nell’Inner Sunset, il Fin Alley, dove c’erano delle ragazze go-go, e pensammo che potesse subire irruzioni.
Phyllis: Era stracolmo.
Del: Era stracolmo tutto il tempo. Così noi… Una volta, credo che Phyllis stesse parlando con questa donna, che diceva che non si sarebbe mai unita alle Daughters. Era un’insegnante.
Phyllis: Voglio dire, eravamo là, e le ragazze go-go stavano ballando, eravamo proprio nel mezzo del locale, e lei mi stava dicendo quelle cose…
Eric: Sapeva chi eravate, o…?
Phyllis: Sì, stavamo parlando delle Daughters, e sai cosa? Stava dicendo “Non sarebbe possibile”. Di nuovo, era una sorta di “Qualcuno potrebbe scoprire che sono lesbica”. Non l’avrebbero mai saputo in un locale come quello. Nessuno, ma…
Eric: Ma si sentivano al sicuro in quel bar, però non agli incontri delle Daughters.
Phyllis: Non aveva senso.
Eric: Era frustrante per voi?
Del: Sì, abbastanza. Non ci sembrava molto logico.
Phyllis: A volte ci sentivamo molto frustrate. D’altra parte, sai, ci rendevamo conto che le persone dovevano fare le cose con il proprio ritmo…
Eric: A questo punto avevate contattato la Mattachine Society.
Phyllis: Sì, li scoprimmo poco dopo che le era partito il nostro gruppo, ma non prima, al che sembrò che fossimo una sorta di movimento ausiliario femminile.
Eric: Siete mai andate ad uno dei loro incontri?
Phyllis: Sì.
Del: Sì.
Eric: Eravate le benvenute?
Phyllis: Sì, perché accoglievano anche donne. C’erano un paio di donne etero che lavoravano con loro, la madre di qualcuno o roba del genere.
Eric: Così la Mattachine aiutò le Duaghters?
Phyllis: Penso sia stato un aiuto nel senso che erano avanti rispetto a noi. Avevano fatto cose che noi dovevamo ancora fare.
Eric: Tipo?
Phyllis: Sai, conferenze, cose così. Imparammo dai loro errori.
Del: Erano utili, sì. Avevano dei loro uffici, e per un po’ ce ne lasciarono condividere uno molto piccolo e metà scrivania.
Eric: C’era una coppia di… chi me l’ha detto? Credo che Dorwin Jones mi disse che era un SOB.
Phyllis: Sì.
Eric: Così erano Sons of…
Del: Sons of Bilitis.
Eric: Allora erano alcuni dei primi membri maschili.
Del: Non erano davvero membri. Noi iniziammo nel 1960, quando facemmo la prima convention. E credevamo che sarebbe stato emozionante onorare alcuni degli uomini che ci avevano aiutato. E c’era anche un accenno ai Sons of Bilitis, perché alcuni di loro lo erano davvero.
* In Italia i nomi di Phyllis Lyon e Del Martin sono sconosciuti ai più. Sono le «madri» del movimento lgbt americano che hanno inventato ben prima degli ormai noti moti di Stonewall, quando nessuno immaginava che potesse esistere qualcosa del genere. Nel 1955, negli anni in cui tv e giornali le donne solo potevano essere solo mogli (di uomini) e madri in gonna occupate a fare torte di mele e lucidare la casa. Lyon e Del Martin — sua compagna di vita per 55 anni e poi, quando la legge lo ha permesso, sua moglie — hanno fondato insieme ad altre tre coppie di donne le «Daughters of Bilitis» la prima organizzazione lesbica degli Stati Uniti (il nome si ispirava a «Songs of Bilitis», una raccolta di poesie d’amore lesbico di Pierre Louÿs). Per decenni il loro numero nell’elenco telefonico era il solo recapito noto per le ragazze lesbiche e i giovani lgbt che avevano paura di vivere la propria omosessualità o avevano bisogno di aiuto e sostegno. Scrive la storica americana Lillian Faderman: “La nascita delle Daughters of Bilitis, nel mezzo della caccia alle streghe (maccartista) e della repressione della polizia (contro le persone omosessuali) è stato un atto di coraggio, poiché i suoi membri dovevano temere di essere sempre sotto attacco, non a causa di ciò che facevano, ma semplicemente a causa di ciò che erano” (NdR)
Testo originale: Phyllis Lyon & Del Martin