Quando i genitori cattolici sono dalla parte dei gay
Articolo di Delia Vaccarello, L’Unità, 18 Luglio 2011, pag.33
È un’associazione americana che chiede il rispetto per i figli e le figlie omosessuali. In Italia ha ispirato il progetto Gionata gruppo cristiano tra i più attivi nelle lotte per i diritti omosex. Si chiamano «Famiglie fortunate» (www.fortunatefamilies.com).
In cima al loro sito, senza troppi giri di parole, si definiscono «famiglie cattoliche che chiedono rispetto per i propri figli e figlie omosessuali».
È una associazione americana nata dall’impegno dei coniugi Lopata, che ha dato il suo contributo a un documento fondamentale «Always our children» («sono sempre nostri figli») approvato nel 1997 dalle gerarchie cattoliche statunitensi che si attirò allora le critiche del Magistero Romano.
Fanno servizio di ascolto per i tanti familiari alle prese con un parente omosessuale e trans, li aiutano nella lotta ai pregiudizi non solo sociali ma anche interni, applaudono alla legge sulle nozze gay di New York, fanno una rassegna stampa ad ampio raggio.
Una realtà tutta da venire in Italia, dove è attiva una associazione (ndr di genitori) che caldeggia il ricorso alle terapie riparative, vale a dire la «cura per diventare etero».
Chiedendo di smetterla con queste dannose sollecitazioni, in occasione dell’Europride 44 gruppi di cristiani omosessuali hanno scritto per la prima volta una lettera al Papa. La portata del gesto non è passata inosservata oltreoceano.
«Fortunate families» (nel nome ci sono la gioia e insieme la lotta per il ribaltamento dei luoghi comuni) ha pubblicato l’articolo di liberi tutti che ne ha parlato sottolineando il tema di fondo: in Europa chiedono al Papa un gesto contro l’omofobia.
L’associazione americana di genitori cattolici è fonte di ispirazione per il progetto Gionata, uno dei gruppi di cristiani omosessuali (ndr italiani) più attivi.
«Commuove vedere la forza e l’impegno di così tanti genitori cattolici che in nome dell’amore per i loro figli e per il Vangelo non cessano di tentare di dialogare con la loro chiesa per insegnarle a comprendere questa realtà.
È proprio grazie a questi genitori che la Diocesi di Memphis ha dato vita alla pastorale per l’accoglienza delle persone omosessuali e dei loro familiari», commenta Innocenzo Pontillo di Gionata.
Non solo. Definiscono la legge sulle nozze gay «una questione di giustizia », nonostante il parere dei vescovi. «Una recente ricerca ha dimostrato come i fedeli della chiesa cattolica statunitense sono molto aperti su tanti temi sensibili tra cui il matrimonio gay, nonostante la gerarchia americana sia molto chiusa su questo tema», aggiunge Pontillo.
Anche in Inghilterra non mancano gli esempi. «La chiesa cattolica inglese ha realizzato un pieghevole curato dal The Marriage and Family Life Project Office («Ufficio per il Progetto di Vita Familiare e il Matrimonio » dei Vescovi dell’Inghilterra e del Galles) nel maggio 2007, che si occupa di fornire ai genitori con figli gay un aiuto su queste temi», informa il volontario di Gionata.
Il problema in Italia è l’uscita «pubblica». «I genitori seppure timidamente possono venire ai nostri incontri, magari parlare anche con il prete o con il vescovo, ma hanno ancora molte resistenze ad associarsi, a dire nome e cognome», continua Pontillo.
Un effetto che frena tutti coloro che vorrebbero un punto di riferimento, o magari solo il gesto del primo cui dar seguito.
Sul sito di Gionata (www.gionata.org) è nata da poco una sezione «genitori e figli», e da qualche giorno è stata pubblicata l’inchiesta di Lidia Borghi sui parenti cattolici di omosessuali.
Che il tema sia importante lo mostra anche il seguito, ne ha parlato Adista, l’agenzia italiana indipendente d’informazione su mondo cattolico e realtà religiose (http://www.adistaonline.it).
Forse basterebbe poco, solo iniziare a parlarne e sentirsi liberati. Per adesso molti genitori tacciono, ad aiutarli a «fare coming out» almeno con gli amici fidati o con il parroco, se illuminato, sono proprio i figli.
Per approfondire: Dossier ‘Testimonianze di fede. I famigliari cristiani di persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali si raccontano’