Quando la chiesa si infila in camera da letto
Email inviataci da Marco risponde Gregorio Plescan, pastore valdese
Ci scrive Marco, ma "è possibile che le chiese cristiane dedichino così tanta attenzione al sesso e a come sia lecito praticarlo". In effetti le varie chiese, e quella cattolica in particolare, su questo tema non si sono mai risparmiate, ma il loro agire ha radici antichissime come ci ricorda il pastore Plescan.
Ho letto con piacere le vostre risposte alle email che avete pubblicato… ma mi chiedevo è possibile che le chiese cristiane dedichino così tanta attenzione al sesso e a come sia lecito praticarlo. Non mi sembra che Gesù sia venuto per parlarci di come comportarci in camera da letto. Scusate la provocazione ma in questi tempi non si fa altro che parlare di morale sessuale e matrimoniale. L'essere cristiani sembra davvero ridotto solo a quelle tematiche.
grazie per l'attenzione….
Marco
La risposta…
Caro Marco,
ti confesso che anche io mi sono spesso fatto la stessa domanda, e non sempre sono riuscito a trovare la risposta! Battute a parte, secondo me le preoccupazione del cristianesimo per la sfera della morale sessuale ha una storia che è strettamente legata alla idea che ha di sé stessa rispetto alla sua funzione nella società; tra l’altro, almeno nel panorama nostrano attuale, è la chiesa cattolica romana a preoccuparsi molto (per non dire “troppo”) della “camera da letto”, mentre le altre chiese cristiane hanno smesso di farlo ormai da anni – addirittura da generazioni.
A mio parere il cristianesimo ha cominciato a preoccuparsi di quella sfera della vita privata per diverse ragioni. Innanzitutto dobbiamo ricordare che il cristianesimo, nei primi secoli della sua storia ha dovuto affrontare un problema cruciale, quello dell’espansione missionaria in un contesto non particolarmente favorevole (non dimentichiamo che Gesù era stato condannato a morte con l’avallo dell’autorità romana).
Per questo alcuni “padri della chiesa” pensarono che il miglior modo di promuovere l’immagine della chiesa fosse quella di assumere quelli che si ritenevano i valori “migliori” della società che li circondava, facendo di fatto questa operazione concettuale: “noi [cristiani] la pensiamo come voi nei vostri valori migliori, così anche voi [pagani] potete riconoscervi nei nostri valori”.
Storicamente parlando, questa è stata una scelta vincente, perché il cristianesimo in 250 anni circa è passato dalla setta di un ebreo crocefisso, al pieno accoglimento da parte dell’imperatore Teodosio.
Il problema, però, è stato che questi valori erano quelli di un impero a cui premeva sempre più che i suoi sudditi si rifacessero a un passato patriarcale e molto legato all’idea della sessualità finalizzata alla procreazione.
Se ci pensiamo, però, quella non è stata l’unica conseguenza di questo approccio al rapporto con l’autorità, se pensiamo che il cristianesimo è passato dall’immagine di Gesù che invita a “porgere l’altra guancia” alla piena accettazione del militarismo imperiale e delle croci sui vessilli.
Oltre a ciò, la chiesa cristiana ha assunto su di sé sempre di più una funzione di “controllore delle coscienze”, di entità che aveva l’autorità di dire alle persone cosa fosse giusto o sbagliato fare, di fatto sovrapponendo il livello del “reato” a quello del “peccato” e, grazie all’alleanza con il potere statale (non so dirti quanto programmata e quanto realizzatasi a causa delle invasioni barbariche e del conseguente sfaldamento dell’impero romano), questo modo di pensare diventò comune e consolidato. Con buona pace di chi non era d’accordo, sia per orientamento sessuale, sia religioso, come gli ebrei o gli eretici.
Il problema, oggi, è sì di principio, ma anche legato al fatto che – ammesso e non se concesso che vi siano culture che accettano un forte controllo dell’autorità spirituale senza problemi – la nostra società non riconosce più un senso profondo a tutto ciò, se non altro perché il prezzo che non si può non pagare all’adesione a una morale sessuale di questo tipo è l’ipocrisia.
Gregorio Plescan, Pastore Valdese