Quando uccidono un gay credente. Il suo nome era Paolo Seganti
Testi tratti dalla mailing list del Guado di Milano nell’estate del 2000
Paolo Seganti aveva conosciuto l’esperienza dei gay cristiani nell’estate del 2000. Aveva fatto qualche intervento sulla mailing list del Guado e poi era entrato in contatto con il gruppo La Sorgente di Roma. E’ stato ucciso barbaramente in un parco romano il 10 luglio 2005. Un’altra vittima della violenza omofobica. Per ricordarlo vi proponiamo il dibattito che aveva suscitato la mail con cui Paolo Seganti* si raccontò nella lista di discussione del Guado Virtuale.
Carissimi/e colleghi (che brutta parola!) di questa bella comunità online, eccomi uscito allo scoperto! Non che avessi niente di particolarmente originale da nascondere, ho solo voluto aspettare un po’ di giorni per familiarizzare con voi prima di presentarmi alla mailing list. Alcuni di voi già li conosco, per la verità è solo lui il bolognese “Patron Gianni” con il quale ho di recente iniziato uno scambio epistolare e che considero già un amico per tanti buoni motivi.
Allora, mi chiamo Paolo, ho 33 anni appena compiuti, nato e vissuto a Roma, lavoro come generico attore in questa babele di industria cinematografica e pubblicitaria che è Roma, ma faccio anche l’ accompagnatore e l’organizzatore di congressi e di viaggi ‘incentive’ aziendali, ho fatto il barman (anche in locali gay), il corriere per un agenzia di viaggi, lo strip-man e tante altre cose. Sono insomma uno di quei tanti lavoratori precari che il lavoro me lo invento se non lo trovo!
A parte ciò, amo molto viaggiare (anche solo con un atlante in mano o con un buon CD-Rom!), ho il pollice verde (tranne che con i gerani che mi muoiono sempre!) e da ottobre scorso ho preso pure la fissa per il PC e per internet, quando prima manco sapevo che cosa fosse un “Hard disk”!
Sono un neofita nella Chiesa, battezzato e ‘primacomunionato’ come tanti, ho ricevuto il sacramento della Confermazione solo 4 anni fa, dopo anni di indifferenza religiosa che sarebbe meglio definire “ricerca implicita di un Qualcuno chiamato Dio” (tanto è Lui che decide quando e dove farsi incontrare!). Attualmente (da 5 anni) sono nella Comunità neocatecumenale nella mia parrocchia a Roma.
Non ho ora l’intenzione di scrivere la mia vita, anche perché non vi voglio ammorbare con le solite menate che conoscete tutti. Una cosa però ve la dico: Gesù mi ama! Come ama tutti noi, non per la nostra omosessualità, ma perché fratelli suoi e, per di più, feriti da questa ‘croce’ che ci chiede di unire alla Sua. Non voglio scendere dalla croce esistenziale che Lui, con infinita sapienza, ha scelto per me. Le nostre croci non le scegliamo, non è possibile, grazie a Lui!
Niente ‘guarigioni’ dall’omosessualità quindi, e non perché la consideri una cosa ‘sana’ (tanto meno da ‘sanare’), ma cammino di conversione che include il mio specifico orientamento sessuale.
Come dice Gianni Geraci, non proprio testualmente: anche un omosessuale ha il diritto-dovere di aspirare alla santità, non ‘nonostante’ la sua omosessualità bensì ‘grazie’ ed attraverso di essa, come ad una croce!
Qualcuno magari mi etichetterà come un gay “penitente e frustrato”, di quelli che ancora si negano e si battono il petto per chiedere a Dio di perdonarli per quello che sono, o di allontana da loro l’amaro calice. Liberissimo, chiunque, di usare le etichette che preferisce, ma lo avviso, sinceramente, queste etichette non fanno al caso mio, anzi!
Mi piacerebbe però tanto ricevere la grazia che ha avuto Gianni nel pregare di cuore: “Ti adoro mio Dio, ti amo con tutto il cuore, ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e fatto omosessuale”. Spero di poterci arrivare con il Suo e con il vostro aiuto.
Per il momento penso di aver già preso molto del vostro tempo, vi abbraccio tutti e tutte, Mando un bacio santo in particolare a Gianni, a Gerardo (“Mister Moderatore”) e a Gianluca (“The Heretic”). Che il Signore conservi e accresca in noi la Speranza.
Paolo
Grazie Paolo! Firmato Gianni
Paolo ha scritto: “Di questa bella comunità online, eccomi uscito allo scoperto! Non che avessi niente di particolarmente originale da nascondere, ho solo voluto aspettare un po’ di giorni per familiarizzare con voi prima di presentarmi alla mailing list. Alcuni di voi già li conosco, per la verità è solo lui il bolognese ‘Patron Gianni’ con il quale ho di recente iniziato uno scambio epistolare e che considero già un amico per tanti buoni motivi”.
Non so se quando parli di un ‘patron Gianni’ tu intenda me. Sappi comunque che non sono di Bologna, ma che vivo a Varese (una città lombarda famosa solo per aver dato i natali alla Lega del Bossi) e che vengo da Porto Valtravaglia (il paese in cui è cresciuto Dario Fo che è stato il primo di una lunga serie di comici nati dalle mie parti tra cui il Bossi stesso che poi ha deciso di cambiar mestiere e è riuscito nell’impresa di trasformare la politica in una continua barzelletta).
Quanto al resto della tuo messaggio posso dirti che non posso che ringraziare il Signore per averci fatto incontrare! Vedo in te quella tranquilla accettazione della propria condizione omosessuale senza la quale non è possibile quel cammino “deciso e graduale” verso la perfezione cristiana che il Catechismo ci propone (il paragrafo 2359 del CCC ha sempre la capacità di commuovermi, più o meno come il brano della Lumen Gentium quando parla della Chiesa come di un popolo chiamato da Dio).
Una cosa sola ti invito a riconsiderare: l’idea che l’omosessualità sia una croce. Io credo invece che sia un dono che, opportunamente valorizzato, può addirittura aiutarci a vivere meglio il nostro cristianesimo.
E’ questo quello che scrive John McNeill nel suo libro Scommettere su Dio! quando, parlando di “santità omosessuale” sostiene che lesbiche e gay, quando riescono a liberarsi dalle preoccupazioni narcisistiche derivanti dalla mancata integrazione della propria omosessualità, possono vivere, al meglio l’accoglienza e la solidarietà.
Ecco perché ringrazio il Signore per avermi fatto omosessuale. Ecco perché credo vedo nella mia omosessualità un’opportunità preziosa (tanto più preziosa in quanto pagata attraverso quel difficile cammino di accettazione e di visibilità che sto ancora percorrendo).
Naturalmente, per pensare questo, dobbiamo vedere noi stessi con un po’ di umiltà: siamo deboli, siamo inconcludenti, siamo poveri, non abbiamo quelle sicurezze che dà una famiglia con un paio di figli su cui si può fare affidamento, siamo spesso più presi dal nostro disagio che dai bisogni di chi ci viene incontro, ma proprio perché siamo così, siamo nella posizione privilegiata di chi può veramente abbandonarsi fino in fondo alla misericordia di Dio.
Come mi fanno pena quelle persone che, come il fariseo descritto da Gesù nel Vangelo (Lc 18,9-14) che, giunto al tempio, inizia ad incensarsi! Mi fanno pena a mi fanno un po’ ridere, perché di fronte alla infinita perfezione di Dio, cosa sono i nostri ridicoli successi nel cammino di perfezione che ci sentiamo proporre? Granelli di sabbia rispetto all’universo!
Benvenuto quindi caro Paolo! E chiedi scusa agli altri, perché con il tuo intervento hai aperto le cataratte del mio cuore che, diventate un fiume di parole, si sono poi rovesciate su questa povera mailing list.
Un abbraccio grande.
Gianni Geraci
Siamo tutti in cammino. Firmato Andrea
Caro Paolo, ho letto con piacere la tua presentazione, sii il benvenuto tra noi. Hai certamente tastato il clima che si respira in questa mailing list e condividi con noi due situazioni assolutamente particolari: sei cristiano e sei gay.
Siamo tutti in cammino. Questo difficile cammino verso la santità a cui, come dici tu, abbiamo il diritto di aspirare, proprio grazie alla nostra condizione che ci pone tra quegli ‘incompresi’ e quegli emarginati a cui Gesù si è rivolto negli anni del suo ministero pubblico!
Auguro a te ed a tutti i nuovi arrivati un felice soggiorno con noi. Sono sicuro che, camminando insieme, ci potremo sorreggere gli uni gli altri e che, camminando mano nella mano con Gesù e Maria, riusciremo, come tanti buoni fratelli, a raggiungere quella perfezione che, quanto meno nella Carità, auspico per tutti.
A presto! Gesù e Maria concedano a tutti una notte serena ed un risveglio nella pace. Amen.
Andrea
Gesù ci ama! Firmato Fabietto
Ciao Paolo, sono Fabietto di Roma e sono contento che la pattuglia dei romani sia sempre più numerosa. Ormai siamo sei, più alcuni amici che pur non essendo in lista, restano in contatto con alcuni di noi. A nome dei romani della lista, mi prendo l’ardire di darti il benvenuto in GV! La nostra è veramente una bella comunità, come tu dici, che si sta rafforzando nei legami sempre più, avendo comunque dei momenti di incontro reale, che potranno essere sempre di più, ora che il ghiaccio è stato rotto. Vedremo ad esempio che si potrà fare in occasione del GMG.
Riguardo alle tue considerazioni sul modo di vivere la nostra condizione all’interno della nostra Fede, concordo pienamente con te sul fatto che Gesù ci ama, e non potrebbe essere diversamente. Tutto il suo insegnamento sta in quella frase: “Amatevi come io ho amato voi” senza far nessun riferimento a come siamo fatti, a che cosa ci piace fare, a come ci guadagniamo il pane, a quello che sappiamo o non sappiamo fare.
Personalmente ho invece qualche dubbio sul fatto che la nostra croce si più difficile da portare o che sia effettivamente una croce: nel senso di una pena aggiuntiva, di un handicap con cui dobbiamo partire nell’affrontare il cammino che ci può portare verso la santità. Tutti gli uomini sono chiamati ad unirsi alla croce di Cristo, e non possiamo giudicare noi quale sia la croce più leggera o più pesante. Io so che, nella sua immensa saggezza e misericordia, il Signore ci ha dato tutti i mezzi per portare questa croce, ci ha dato la forza necessaria per andare avanti, ci ha dato dei doni che comunque dovrebbero bastare per affrontare il cammino che Lui ha disegnato per noi.
Sta a noi scoprire in noi stessi questi doni. Io ritengo che la mia omosessualità sia uno di questi doni, un dono prezioso da amare, come ho scritto altre volte, da amare come tutte le cose che Lui ci ha donato. Anche se a volte le difficoltà mi sembrano tante e tutto mi sembra così doloroso e complicato, spesso sento anche io di dover sempre pregare e ringraziare il Signore con tutto il mio cuore, quasi con le parole che ama ripetere Gianni. In particolare per avermi creato così come sono, cristiano, omosessuale, di pelle bianca e tutto il resto.
Un’ultima cosa, io ti assicuro che qui nessuno etichetta nessuno, nessuno può giudicare nessuno (mi viene in mente la canzone tormentone del World Pride: “Nessuno mi può giudicare” l’abbiamo cantata a squarciagola per tutto il pomeriggio! a proposito, Paolo, tu c’eri?). Quindi su questo puoi stare sicuro.
Ancora Benvenuto tra noi e grazie per la tua testimonianza. Un abbraccio a te e a tutti gli altri.
Fabietto
P.S. Che cosa è un bacio santo?
Solo la croce di Cristo ha un valore salvifico originario. Firmato Paolo Seganti
Caro Fabio ti ringrazio per la tua risposta e il benvenuto che mi dai nella lista. Ti dico subito che un “bacio santo” lungi dal denotare la santità morale del mittente (capirai!) è una espressione di origine biblica e più esattamente la puoi ritrovare in 2Cor 13,12 quando San Paolo esorta i fratelli a salutarsi in questo modo dopo i loro incontri.
L’espressione poi si ritrova in parecchi documenti dell’età apostolica e apologetica. In seguito l’aggettivo ‘santo’ ha sempre di più preso una connotazione morale, anziché ontologica, e ci siamo tutti scordati che noi siamo, nonostante le nostre miserie e debolezze, ‘santi’ in virtù della Santità sovrabbondante (tre volte Santo!) di Chi ci ha creato e redento.
Riguardo alle tue considerazioni sulla croce che il Signore ci ha assegnato per unirci di più a Lui, dobbiamo forse stare attenti al significato che diamo alle parole: tu dici di amare la tua omosessualità come un “dono prezioso ” e questo (mi sembra di avere inteso così) lo contrapponi al fatto che io consideri la mia (e altrui) omosessualità una croce.
Tu mi scrivi: “Ho invece qualche dubbio sul fatto che la nostra croce sia più difficile da portare o che sia effettivamente una croce, nel senso di pena aggiuntiva, di handicap con cui dobbiamo partire nell’affrontare il cammino che ci può portare verso la santità”. Io non ho detto che la nostra sia più difficile da portare (questo chi può dirlo, siamo nel campo della relatività assoluta) ma solo che sia una croce che il Signore ci invita ad unire alla Sua, l’unica che abbia un valore salvifico originario.
Ma tutto questo assolutamente non contraddice le tue affermazioni sul “dono da amare”, perché in effetti ogni croce che Dio permette lungo il nostro umano cammino proprio come un dono da amare dovrebbe sempre essere accolta, rappresentando lo strumento che esistenzialmente ci conforma alla vita stessa di Dio fatto uomo.
Non a caso San Paolo dice: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). E questo, lo ripeto, senza alcun autocompiacimento nel vivere la nostra condizione di persone omosessuali, ma anche senza quel vittimismo dolciastro che sa tanto di frocia frustrata e che non mi sembra il caso di emulare.
Insomma, dobbiamo un po’ tutti (ed io per primo, credimi) fare chiarezza su questo punto spinoso della ‘croce’ che, non a caso, anche nel linguaggio comune viene spesso accompagnato dalla parola ‘delizia’ ma con dietro un significato di contrapposizione assoluta perché, in effetti, alla nostra umana miseria così suonano i due termini: uno contro l’altro. Secondo il sentire comune la croce è solo sinonimo di handicap, di pena, di dolore e, infine, di morte; mentre la delizia è sinonimo di gioia, di allegria e di vita.
Io prego lo Spirito Santo perché ci dia la luce sul significato delle Scritture, specialmente per quello che riguarda le nostre vite. Così scopriremo quanto l’intelligenza divina vuole comunicarci.
Allora la nostra croce, tutte le croci di questo mondo, il dolore, il disagio e le miserie della storia umana, illuminate da Cristo Crocifisso e Risorto, risplenderanno di quella gioia e pienezza di vita che tutti inseguiamo e per le quali siamo, in effetti stati creati da Lui.
In conclusione, caro Fabio, ti dico che sì, c’ero anch’io al World Pride, ci sono andato con mia sorella ed il mio ex (con cui sono stato insieme 5 anni ed è da 12 che siamo ottimi amici). Purtroppo non ero con voi, ma solo perché ancora non vi conoscevo.
Sentiamoci per incontrarci alla Giornata Mondiale della Gioventù e condividere qualche bel momento. Per ora ti saluto col “bacio santo” della pace e ti aspetto in questo pazzo pazzo mondo del WEB!
Saluto tutti i fratelli e sorelle della lista (anche quelli antipatici!?).
Ciao, Paolo.
* Paolo Seganti era un gay dichiarato e un cattolico praticante. “Uno che aveva scelto di non nascondere la sua fede e il suo orientamento omosessuale”. La notte del 10 luglio 2005 è stato ucciso, dopo essere stato lungamente torturato con un coltello, in un parco alla periferia di Roma.