Quando un figlio è omosessuale. Un padre racconta
Lettera di un padre pubblicata sul settimanale Famiglia cristiana, 31 agosto 2011
Caro don Antonio, sono un suo fedele abbonato. Sposato felicemente (così, almeno, credevo) da trent’anni, ho un bravo figlio, infermiere professionale nel reparto di rianimazione.
Nell’agosto dello scorso anno abbiamo appreso che “mio” figlio è omosessuale. Dico “mio” perché da quando mia moglie ha saputo del suo orientamento sessuale, ha alzato un muro anche con me.
Ora io mi divido tra mio figlio e il suo compagno e casa nostra. Il problema più grande per mia moglie è stata la vergogna. Era preoccupata di cosa potevano dire parenti e amici. E dove abbiamo sbagliato nel crescerlo. Colpe che, onestamente, io come padre non condivido. Quando ho invitato mio figlio a parlarne tranquillamente (mia moglie si è rifiutata a un confronto), mi sono accorto di avere davanti una persona a me sconosciuta.
Ha raccontato di aver avuto certezza del suo orientamento all’età di sedici anni. Mi ha confidato di non avercelo mai detto per non darci un dolore. Ma io come ho fatto a non capire e a non capirlo? Ha parlato delle sue tante sofferenze e derisioni. A volte, sino a sfiorare il razzismo. E anche della non facile scelta nel trovare un compagno che, come lui, coltiva sani princìpi morali e cristiani.
Ora mio figlio convive con questo ragazzo, un medico del suo stesso reparto, che ho conosciuto a casa loro, durante una cena. Mia moglie mi ha dato del pazzo per aver accettato quell’invito. Inutile dirle che per me, al contrario di mia moglie, la cosa più importante è sapere mio figlio sereno e felice. Posso io giudicare? In casa, però, ora vivo da separato con una moglie che si è dimenticata di essere anche madre. E tuttora fa la catechista.
Ci parliamo poco. E, per sua volontà, dormiamo anche in camere separate. Come può un genitore dimenticarsi del proprio figlio? Certo, tutto si può dire delle coppie omosessuali: che non sono legalizzate, che non dureranno nel tempo, che danno scandalo… ma dimentichiamo che sono anche due esseri umani.
Tutti siamo figli di Dio. Le coppie eterosessuali danno sempre il buon esempio? Non aggiungo altro. Forse, in un futuro non troppo lontano, anch’io andrò a far parte di quelle coppie “eterosessuali separate”.