Essere queer. Viaggio nella lingua “gender fluid” della comunità LGBT
Articolo pubblicato sul blog SmartGayLife (USA) il 2 settembre 2015, libera traduzione di Marta Pettinelli
Farsi strada nella terminologia può essere complicato per chiunque stia nella comunità LGBT: in quali occasioni dovremmo usare i pronomi neutri? I termini “travestito” e “transessuale” sono ancora accettabili? Qual è l’atteggiamento della comunità LGBT sulla parola “queer”? poiché sono presenti un’ampia gamma di identità e sessualità nella comunità LGBT, potrebbe essere d’aiuto riesaminare il linguaggio in uso, assicurandoci che i termini sono inclusivi e che riflettono sensibilità cangianti.
L’USO DELLA PAROLA “QUEER” NELLA COMUNITÀ LGBT
Uno dei termini più diffusi e conosciuti potrebbe essere anche il più discutibile. “Queer” era usato come termine dispregiativo nei primi dell’Ottocento, venne rivendicato dalla comunità LGBT solo alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, quindi è giusto affermare che il termine possiede un grande bagaglio storico.
La rivendicazione della parola “queer” è stata condotta da gruppi radicali per i diritti dei gay, ma da quando ha iniziato ad integrarsi come vocabolo comune per chiunque non si identifichi come eterosessuale e cisessuale (termine usato per indicare qualcuno la cui identità di genere è adeguata al genere assegnatogli alla nascita). Quindi bisessuali, assessuali, gender fluid, chi sceglie di non avere un’identità precisa, abbracciano il termine “queer”.
Queer può essere un termine più inclusivo per coloro che non si indentificano come eterosessuali o cisessuali.
Forse è proprio questa flessibilità che fa di “queer” un termine così popolare, specialmente tra i membri più giovani della comunità LGBT. È un termine che permette molta fluidità, che può essere d’aiuto per qualcuno che sta iniziando a capire la propria sessualità e la propria identità di genere. Mentre alcuni membri della comunità LGBT trovano ancora il termine offensivo per la sua storia di vocabolo negativo, altri supportano la sua incisività.
IL CANGIANTE LINGUAGGIO DEI TRANS NELLA COMUNITÀ LGBT.
Il linguaggio dei transgender ha avuto una lunga e mutevole storia. Sapevate che addirittura prima che gli europei arrivassero in questo paese, alcune tribù di nativi americani riconoscevano una terza identità di genere? In queste tribù questa identità è spesso descritta come “doppio spirito” e nel passato dell’America ci sono state persone trans conosciute per aver vissuto come membri del sesso opposto.
Fortunatamente la visibilità dei trans ha portato avanti la conversazione (e il linguaggio), visto che la cultura ha iniziato a riconoscere i transgender. Famose donne trans come Laverne Cox e Caitlin Jenner hanno fatto molto per portare alla luce la questione trans ed informare il pubblico. C’è ancora molta strada da fare, con un’importante quantità di violenza contro le donne trans riscontrata ogni anno, ma le discussioni pubbliche sulla rappresentazione e la protezione dei trans stanno iniziando a dare risultati positivi nella comunità LGBT.
UNO SPAZIO PER LA NEUTRALITÀ DI GENERE NELLA COMUNITÀ.
Che si parli di persone di genere non binario, genderqueer, genere neutro, o che si stia finalmente capendo il modo di parlare dei trans, richiederà ancora tempo per la società comprendere come riferirsi alle persone che non si conformano ad un genere preciso. Una grande parte della colpa è da attribuire ai pronomi: gran parte della gente cresce dicendo “suo” e “sua”, “lei” o “lui”. Ma che dire di “ze” o dell’uso di “loro” come pronome singolare? È meno intuitivo, ma forse è solamente perché siamo stati condizionati dall’uso del pronomi personali. Sfortunatamente questa concezione rimane estranea a molte persone.
Nel profondo i pronomi personali neutri si rivolgono a temi di identificazione profondamente radicati, quali integrazione e dinamiche di genere. Se qualcuno preferisce un pronome personale di genere e la persona con la quale sta parlando continua ad usare “suo” o “sua”, la persona di genere neutro si sentirà come se le sue preferenze personali venissero intenzionalmente ignorate in favore dei pronomi personali, e questo può portare a sentirsi esclusi dalla conversazione stessa. La comunità LGBT dovrebbe accogliere la fluidità del genere e della sessualità per creare uno spazio sicuro ed integrativo.
COME LA COMUNITÀ LGBT PUÒ SERVIRSI DEL SUO LINGUAGGIO
Nessuno vuole sentirsi come se le parole che utilizza fossero monitorate, ma allo stesso tempo, è importante che la comunità LGBT accetti l’evoluzione delle idee della fluidità del genere e della sessualità per creare uno spazio sicuro ed integrativo per coloro che non si ritrovano completamente nelle definizioni tradizionali. Potrebbe sembrare uno sforzo titanico, ma alla fine il risultato sarà un’uguaglianza ed un’accettazione più vaste. Ricordate: poco tempo fa la parola “transgender” non esisteva. Sono stati fatti enormi progressi attraverso il dialogo aperto e la condivisione della conoscenza, e parlare di questi argomenti continuerà ad arricchire la comunità LGBT.
Titolo originale: Reclaiming Queer: lanuage & the LGBT community