Quei versetti biblici che parlano di amore per se stessi e il prossimo
Riflessioni di Brian Murphy pubblicate sul sito Queer Theology (Stati Uniti), liberamente tradotte da S. Messina
«Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono.» 1 Tessalonicesi 5:21
Quando, per la prima volta, ho iniziato a capire di essere attratto dai maschi, una piccola crepa ha intaccato la mia fede: come può un Dio amorevole tessermi nel grembo di mia madre e poi farmi desiderare amore, intimità e una famiglia, senza che mi sia possibile esprimerli in maniera virtuosa?
Mi era stato detto che “l’omosessualità” è un peccato, ma non ero mai stato certo del perché. Avevo bisogno di una conferma, così la cercai nella Bibbia. È stato terrificante. Chi ero io per mettere in discussione ciò che i capi della mia comunità davano per scontato? Ma poi incappai nel versetto 5:21 della prima lettera ai Tessalonicesi e capii che mettere in dubbio la mia fede non era eresia, era biblico!
Mi ci sono voluti ANNI per capire che far parte della comunità LGBTQ non andava solo “bene”, ma era una parte importante della varietà della creazione di Dio.
Adesso che sapevo che essere queer non era un problema (nonostante quello che sostengono alcuni leader religiosi), mi chiesi: su cos’altro si sbagliavano?
Capire di essere queer è stato un invito a mettere in discussione la mia fede e a guardare con occhi nuovi ciò che dice “la Bibbia” su molti argomenti.
Grazie a Dio sono queer, perché nella Bibbia (e nella comunità, nell’esperienza, nella competenza e nella tradizione dei cristiani attraverso i millenni) ho scoperto una fede che offre libertà e vita… e che è molto più viva della fede evangelica della mia infanzia.
I conservatori dicono spesso di «credere nella Bibbia», o che la loro fede «si basa sulla Bibbia».
Troppo spesso si tratta di un messaggio in codice per dire «La mia interpretazione del cristianesimo è giusta, e chiunque non vi si adegui è un peccatore che andrà all’inferno».
Nonostante pensi che sia assolutamente possibile essere una persona retta e con princìpi morali senza rivolgersi alla Bibbia (o che anche senza credere in Dio!), non sono pronto ad abbandonare questo testo sacro.
Quando guardo la Bibbia, è questo ciò che vedo.
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore.»
Luca 4:18-19
Gesù inizia il suo ministero pubblico citando il profeta Isaia (volendo essere precisi, Isaia 61:1-2).
Così facendo, radica il suo ministero nella fede ebraica e, più specificamente, nei profeti ebrei.
Se ti sei chiesto «Cos’è venuto a fare Gesù?», o «Perché Dio ha mandato Gesù?»… be’, Gesù stesso ha dato una risposta nel Vangelo di Luca:
• a portare la buona novella ai poveri
• a liberare i prigionieri
• a ridare la vista ai ciechi
• a liberare gli oppressi
• a inaugurare l’abbondanza di Dio
Ma Gesù non vuole andare da solo. Inizia a chiamare i discepoli affinché si uniscano a lui nel suo ministero, ma non è in cerca di convertiti.
«E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini.» Matteo 4:19
Cerca persone che si diano da fare e che si uniscano a lui nel suo ministero. È in cosa consiste questo ministero?
In tutte le scritture ebraiche e cristiane vediamo quali sono le priorità di Dio. Guardando al ministero di Gesù, non vedo un distacco dalle Scritture ebraiche, ma una loro continuazione.
Nelle Scritture ebraiche e cristiane troviamo 2.350 versetti sul denaro, 300 sulla giustizia sociale e i poveri, e anche 24 sull’immigrazione.
Ma non si tratta di togliere versetti dal loro contesto o far la somma del numero di quelli che parlano a favore e di quelli che parlano contro. Per prendere la Bibbia con serietà e fedeltà devi sapere cosa farne. Quali sono i temi centrali, e quali le eccezioni? Quali sono i comandamenti, e quali possono essere esempi degli errori che gli esseri umani fanno nonostante le loro migliori intenzioni? Cosa attinge dal Divino e cosa, invece, è solo il riflesso di una norma legata a un contesto storico e culturale?
Deuteronomio 30:19: «Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita».
Amos 5:21-24: «Io detesto, respingo le vostre feste solenni
e non gradisco le vostre riunioni sacre;
anche se voi mi offrite olocausti,
io non gradisco le vostre offerte,
e le vittime grasse come pacificazione
io non le guardo.
Lontano da me il frastuono dei vostri canti:
il suono delle vostre arpe non posso sentirlo!
Piuttosto come le acque scorra il diritto
e la giustizia come un torrente perenne».
In Luca 10:37, quando gli chiesero cosa fosse necessario fare per guadagnarsi la vita eterna, Gesù raccontò una storia che si concludeva col Samaritano che si prendeva cura dell’uomo ferito pagando per le sue spese sanitarie… la conclusione di Gesù fu «Va’ e anche tu fa’ così».
Giovanni 10:10: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Atti 2:44 e 4:34: «Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; […] Nessuno infatti tra loro era bisognoso».
C’è di tutto nelle Scritture ebraiche e cristiane: lettere, comandamenti, poemi, storie, parabole e anche alcune visioni.
Che cosa ne dobbiamo fare?
Il passo di Genesi 1:31 finisce così: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona», e Apocalisse 22:21 finisce con: «La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi». Guardando alle Scritture – dalla Genesi all’Apocalisse – ciò che si vede è che Dio ci chiama a essere fedeli, amandoci e prendendoci cura l’uno dell’altro.
Gesù sembra essere d’accordo. Matteo 22:37-40: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Se non avvicini di più te stesso e gli altri a Dio, se non sei pieno dell’amore per Dio, per te stesso e per gli altri, non stai seguendo i comandamenti di Gesù.
Gesù, in Matteo 7:16, ci dice che «Dai loro frutti […] riconoscerete» se un insegnamento religioso è vero o falso.
I frutti della teologia anti-LGBTQ rivelano la loro falsità: depressione, disperazione, suicidio, famiglie spezzate, perdita di fede, bullismo, molestie. I frutti della teologia pro-LGBTQ testimoniano della loro correttezza: ritorno alla fede, guarigione delle relazioni, luminosità e rinascita nella vita di chiesa.
Ma non si tratta solo di essere pro- o anti-LGBTQ. La tua teologia ti mette in contrasto con la tua mente, la tua anima o il tuo corpo? La tua teologia crea divisioni nella tua famiglia, nella tua comunità, nella tua nazione o nel mondo? La tua teologia giustifica o incoraggia la violenza? La tua teologia esacerba i tuoi problemi di salute mentale?
O ti indirizza verso la vita e la felicità? Ti conforta? Ti dà speranza? Ti sprona a trattar bene gli altri?
Giudica la tua teologia dai suoi frutti.
Testo originale: Building a Bible-Based Faith (That Isn’t Terrible)