Riscoprirsi lesbica a sessantanni. Istantanea di una vita
Testimonianza di Sandy tratta da Catholic Lesbians.org (Stati Uniti), liberamente tradotta da da Silvia Lanzi
A gennaio compirò sessant’anni e ancora non son sicura di chi sono. Non mi sono imbattuta nel vostro sito. Ho digitato “lesbiche cattoliche” per vedere cosa avrei trovato.
Vivo in una piccola cittadina del sud (ndr degli Stati Uniti), sono una scrittrice, avendo appena preso il diploma (di specializzazione) in una scuola al nord. È qualcosa che ho fatto per me stessa cinque anni dopo essermi ritirata dall’insegnamento.
Sono cresciuta come una Battista del sud. Tra i venti e i trenta ero (intrappolata) in un matrimonio infelice e a quello che sarebbe stato l’inizio di una trentennale carriera di insegnante d’inglese al liceo, ho avuto una storia torrida con un’altra insegnante d’inglese della mia scuola.
Anche lei era sposata, e non dimenticherò mai la sensazione esilarante che ho provato dopo il nostro primo bacio. Sentii che era così naturale, e sentii qualcosa del tipo “ecco cos’era!”. Venimmo a capo della faccenda con una cosa del tipo: “Così siamo due donne innamorate. Questo ci rende lesbiche?”.
Essendo cresciute per tutta la vita in una società in cui “lesbica” significa ”scherzo di natura”, non potevamo immaginare che il nostro sentimento reciproco fosse “quella cosa”.
Una sera suo marito trovò le nostre lettere d’amore e chiamò il mio per dirgli tutto. Per punirmi, mio marito mi costrinse a chiamare mia madre e dirglielo. Se non l’avessi fatto io, l’avrebbe fatto lui. Quella notte mia madre arrivò con la bibbia, mi fissò e mi disse che in questa vita non si può fare ciò che vuoi, se questo ferisce le altre persone.
Ero davvero dispiaciuta che avessero intenzione di condannarmi. Mi sentivo “malata”, e promisi di riabilitarmi. Io e la mia amante promettemmo di non vederci più fuori dalla scuola, e così facemmo. Lei divorziò e io no.
Provai ad essere una “buona moglie”, e tentai molto seriamente di rimanere incinta. Pensandoci ora, fortunatamente, non ci riuscii. Ho anche fallito nell’essere una donna di casa e alla fine il matrimonio finì in nulla.
Anni dopo quando il divorzio divenne inevitabile, una sera chiamai la mia vecchia amante e decidemmo di incontrarci in una città a metà strada. In quel periodo stava con qualcuno, ma mi incontrò lo stesso. Dopo una notte insieme, decidemmo di riprovarci. Tornai in città con l’intenzione di dire a mia madre che ero innamorata e avevo intenzione di stare con lei.
E fu un punto di svolta nella mia vita. La reazione di mia madre fu così terribile che, anche se avevo 28 anni e si supponeva fossi adulta e in grado di prendere le mie decisioni, non potei scrollarmela di dosso. Iniziò a piangere, disse che avrebbe venduto la casa e sarebbe andata a vivere in un ospizio in un’altra città. Era logico che il mio comportamento avrebbe rovinato la vita di mia madre.
Quella notte tornai sola nel mio appartamento ed ebbi, come l’ho sempre chiamata la mia “oscura notte dell’anima”. Piansi, pregai, lessi la mia Bibbia. E quando la aprii, lo sguardo cadde sul salmo 139, un salmo che, quella notte, mi parlò. “Mi conoscevi dal grembo di mia madre. Dove posso scappare dal tuo spirito?”
Quella notte promisi a Dio di non avere più relazioni e di non baciare mai più un’altra donna. Nella mia mente quello era un sacrificio che facevo per Lui, e giurai “di essere buona quanto avrei potuto”. Volevo essere libera da quel tormentoso senso di colpevolezza, che era così strettamente in relazione con mia madre.
A quell tempo ero amica di un’ex insegnante della mia scuola che era cattolica e molto rispettata dagli studenti e anche dalla facoltà. Un pomeriggio me ne stavo andando, ci abbracciammo e lei mi disse: “Dovremmo fare molta attenzione”.
Da quel momento non la pensai più in modo romantico, ma potete scommetterci che quando lei disse questo iniziai a farlo anch’io! Passammo molti pomeriggi insieme, prima a scuola poi nel mio appartamento, stando semplicemente sedute insieme, tenendoci le mani e guardandoci, provando quelle sensazioni che, sono sicura, vi sono familiari.
Ma i sentimenti che provava per me non erano compatibili con il suo amore per la chiesa. Era cattolica fin dalla culla ed era andata a messa ogni giorno per anni. Mi disse che in quel momento “aveva bisogno di un’amica, non di un’amante” e tracciò il confine (oltre il quale non potevamo andare). Ci fu solo un bacio veloce.
Ci eravamo impegnate l’una con l’altra, nonostante la nostra differenza d’età. Seppi che mi stava facendo una promessa per la vita quando disse: “Devi andare in giro per questo vecchio mondo molto più di me”, io le risposi: “Ma, come il Piccolo Principe, i campi di grano saranno più dorati per averti conosciuto”.
Diventai cattolica nel 1975, continuai a vivere dove già stavo mentre lei viveva con una madre molto autoritaria, una madre a cui non piacevo affatto e che mise in guardia la figlia dalle “persone come me”. Per anni mi tenni la sua amicizia, insegnai a scuola, scrissi e fui una brava figlia, una brava cattolica convertita, l’unica cattolica nella mia famiglia.
Era un buon periodo e ricordo che ero felice e realizzata la maggior parte del tempo. Il tempo passò, sua madre morì e anche la mia. Quando le operarono l’anca, ebbe bisogno che vivessi con lei per un po’ e siccome ci piaceva vivere insieme, non tornai mai a casa.
Alla fine ci trasferimmo a casa sua e io vendetti la mia. La nostra era una relazione sentimentale ma no sessuale. Eravamo felici semplicemente stando insieme, noi due, con i nostri cani e il nostro giardino e siccome entrambe avevamo una buona reputazione come insegnanti e come cattoliche, non credo che la gente abbia sparlato molto.
Ma adesso sono sola. Due anni fa, mentre ero ancora alla scuola di scrittura, lei morì per un tumore al cervello. Ma prima di avere il tempo di piangere in modo adeguato la morte di quello che ho considerato l’amore della mia vita, una donna della mia chiesa iniziò immediatamente a chiamarmi.
Aveva perso il marito pochi mesi prima e lei pensava fosse compito suo aiutarmi ad elaborare il mio dolore. Ero così sola e vulnerabile e non sapevo in che cosa mi sarei andata a cacciare.
All’inizio questa donna era molto gentile e amorevole nei miei confronti, e una sera, quando mi abbracciò per salutarmi, “sentii qualcosa”. Qualche giorno più tardi le raccontai dell’esperienza sessuale che avevo avuto quando avevo vent’anni e che avevo sentito un’attrazione sessuale nei suoi confronti. CHE GROSSO SBAGLIO!
Allora non lo sapevo, ma quella donna aveva un disordine borderline della personalità. In quel momento lei rise e disse: “Non preoccuparti, Io sono etero”. Ma a causa dei suoi problemi legati alla sua malattia (di cui avevo sentito parlare, ma su cui non sapevo molto), finì con l’infuriarsi con me perchè associò sempre la sua rabbia con il mio “essere una lesbica”.
Dopo la sua ultima sfuriata, con l’aiuto del mio terapista e di buoni amici, decisi di non permetterle di “tornare” e iniziare di nuovo ad abusare (psicologicamente) di me. Ma era molto difficile a causa del mio recente lutto, avevo trasferito su di lei i sentimenti che avevo per la mia compagna. Così eccomi, vicina ai sessanta, che lavoro sui miei scritti, e mi domando dove sono andata a finire nella mia vita.
Una scelta che trovo abbastanza rassicurante per me adesso, tranne per quei momenti in cui mi sento sola, è godermi la mia casa, il mio giardino, concentrarmi nella scrittura, coltivare i ricordi e godermi i miei amici. Non si può credere che grande gruppo di omosessuali abiti nalla mia piccola città. Hanno fatto una festa di Natale alla quale non ho avuto il coraggio di andare prima, ma voglio farlo quest’anno. C’è anche un gruppo misto di donne omo e etero che cenano insieme una volta la settimana e ho intenzione di unirmi a loro.
Sono molto interessata a suor Joan Chittister e al gruppo del Women’s Ordination Council e mi piacerebbe essere più partecipe delle loro attività. Sono così ingenua che non ho capivo il modo in cui le lesbiche vedono la chiesa cattolica prima di indossare una T-shirt cattolica nella mia liberalissima scuola di scrittura. Una delle donne lesbiche si alzò su e mi disse: “Sono offesa dalla tua T-shirt”.
Chiedo le vostre preghiere mentre cerco di capire dove sta andando la mia vita. Grazie per aver ascoltato questo lungo racconto.