“Sarà Lui a baciarci con i baci della sua bocca” (Cantico 1:2)
Riflessioni bibliche di Luigi T.
Matteo 3:1-12: «Colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali».
Ancora una volta, Giovanni, ci indichi che lui è lo Sposo. Ce lo riveli svelandoti come colui che non è degno di portargli i sandali – liturgia nuziale, questa: l’“amico dello Sposo” (Giovanni 3:29).
Più avanti ci dirà che i figli della resurrezione non prendono né moglie né marito – «neque nubent, neque ducent uxores» – perché non possono più morire (Luca 20:34). Si prende moglie e marito finché ancora si muore. Si cercano carezze, volti, baci, abbracci, fino a quando non si è figli della resurrezione.
Poi arriva Lui, e non c’è bisogno di cercare altri baci, altre carezze, altri corpi da accarezzare, da baciare, da adorare, come la Maddalena seduta ai suoi piedi a baciarglieli.
Non avremo bisogno di prendere moglie o marito – non avremo bisogno di questa fatica, di questo mendicare, di questo farci male, perché tutte le figure, le ombre, le sembianze, saranno passate per lasciar posto alla realtà – «figura transit in veritatem» – tutte le inconsistenze dei nostri abbracci che si sciolgono, dei nostri baci che finiscono, dei nostri corpi che si allontano, lasceranno il posto alla verità del Suo abbraccio, del Suo bacio, del Suo corpo, di cui parla il nostro desiderio di carne. «Eri Tu che odoravi nella carne, / Tu celato in ogni desiderio» (D.M. Turoldo, Amore e morte).
Lo sapevi bene tu, Giovanni, in cui si condensa tutta l’attesa e tutto il desiderio della storia. Aiutaci ad aspettarlo così, certi che, quando arriverà, sarà Lui a baciarci con i baci della Sua bocca (Cantico 1:2).
Quei baci per cui le nostre labbra son fatte. Quei baci che ci liberano da ciò che sembriamo e ci donano a ciò che realmente siamo.
«I baci che tu mi dài / sono sempre redenzioni: / tu baci verso l’alto / e qualcosa di me porti a luce, / costretto prima / nel fondo oscuro. / Lo salvi, lo guardiamo / per vedere come ascende, / e vola, per l’impulso che gli dài, / verso il suo paradiso / dove ci aspetta» (P. Salinas, La voce a te dovuta).