Se vuoi sostenere le persone transgender è il momento di rimboccarsi le maniche
Riflessioni del Reverendo Mykal Slack pubblicate sul portale Believe Out Loud (Stati Uniti), libera traduzione di S. Messina
Uno degli aspetti più frustranti e dannosi, a livello emotivo e spirituale, della giustizia (con le persone) transgender è il costante scontro con il silenzio. Si arriva sempre a un momento in cui persone, organizzazioni di ogni tipo, familiari o amici, comunità religiose e enti pubblici hanno l’opportunità di dare attenzione, gentilezza e compassione verso le nostre vite di persone Trans o di generei non conforme.
Eppure, fin troppo spesso, la reazione a una qualsiasi minaccia alle nostre persone si riduce al solo silenzio.
Le strade non vengono riempite di manifestanti, giustamente arrabbiati, quando donne Trans di colore vengono uccise e, anche dopo la morte, gli si manca di rispetto usando nomi e pronomi, nei rapporti della polizia e nelle notizie dei media, che le stesse non avrebbero mai utilizzato in vita. (Solo nel 2017 almeno sette donne Trans di colore sono state uccise negli U.S.A. Lo sapevi?)
Non si leva nessun urlo di protesta quando genitori e amministrazioni scolastiche umiliano i giovani Trans discutendo in forum pubblici dei loro genitali e dell’uso dei bagni. Ho visto, in prima persona, i responsabili delle politiche degli Stati Uniti, legiferare eliminando la nostra umanità come persone Trans, senza fare il benché minimo sforzo per capire qualcosa delle nostre vite.
E solo ieri, la più alta corte del paese (negli Stati Uniti), come al solito, non ha permesso a Gavin Grimm, un ragazzo transgender a cui era stato negato l’accesso ai bagni maschili, di andare in tribunale. Lunedì 6 marzo (2017) la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di non pronunciarsi sul caso della Gloucester County School Board contro Gavin Grimm, che avrebbe chiarito se la legge federale debba occuparsi della discriminazione di genere nelle scuole pubbliche.
Non solo non hanno voluto sentire le difesa sul caso – ma hanno anche annullato la decisione del Tribunale a favore di Gavin.
Sia l’importanza del caso di Gavin, che il giudizio del Tribunale vengono messi a tacere.
L’umanità delle persone Transgender e di genere non conforme è legiferata, dibattuta, chiamata in causa, resa invisibile e ignorata ogni giorno da individui, datori di lavoro, scuole e comunità religiose di tutti i tipi. È ora di mettere fine a questa storia!
Io sono una persona. Chi siamo, tutti noi, come persone Transgender e di genere non conforme conta. SIa che tu capisca le nostre identità di genere e i modi di esprimerla o che tu non le capisca. Benché non tutti abbiano bisogno della forza della legge per sentirsi legittimati e completi, tutti, di certo, meritiamo di essere trattati con decenza e rispetto. Senza temere di essere denigrati pubblicamente o che ci siano messe a disposizione risorse inique dal sistema stesso e dalle persone che hanno il compito di sostenere la giustizia. Potersi sentire ed essere davvero liberi non è un’aspettativa irrealistica nella «terra dei liberi e la patria dei coraggiosi».
La nozione che legislatori e corti (dei tribunali), altrimenti disinteressate alla realtà delle vite delle persone, debbano avere l’ultima parola su come vadano trattae le persone è la ragione per cui ci troviamo sistematicamente in difficoltà. È una menzogna che, in particolare noi persone di coscienza morale e fede, abbiamo la responsabilità di eliminare dalle coscienze.
La ben nota massima legale per la quale “giustizia ritardata è giustizia negata” è vera solo se le persone, altrimenti armate di buona volontà, rimangono ferme a guardare. Abbiamo la forza di cambiare lo stato delle cose, di essere migliori e fare la cosa giusta per chi, più di altri, è ai margini in questo paese.
È questo il nostro compito, come esseri umani che credono nella libertà.
Non possiamo fermarci o pensare di non aver voce in capitolo nel piegare l’arco verso la giustizia. Come dice Ani DiFranco, una delle mie cantautrici preferite, «Per noi tutti partecipare è facile, come respirare».
Forse pensi di non conoscere delle persone Trans. Probabilmente non è vero, ma in realtà non importa. Crea degli spazi in cui sia tu, che le persone che conosci, possiate discutere del genere e della giustizia a esso legata. Se non sai cosa signifiai o come si possa gestire questo spazio, ma vuoi provarci, chiedi a qualcuno.
Se hai un’attività, in una piccola o grande città, dove ci sono dei bagni pubblici, fai sapere alle persone Trans e di genere non conforme, che vivono in quella città, che tu e il tuo staff vi impegnate per far sì che possano usare i vostri bagni in sicurezza, aderendo a campagne come “Yes, You Can Go” (Sì, puoi andarci).
Se alla tua comunità religiosa importa essere un rifugio spirituale per le persone di ogni genere, mettiti in contatto con chi fa parte di organizzazioni (confessionali e non confessionali), […], che sono chiamate a sostenere i credenti in attività di liberazione collettiva e nel cambiamento culturale.
E nel frattempo? #StandWithGavin (Stai #DallaParteDiGavin), indipendentemente da cosa decideranno le corti di giustizia, perché è la tua fede che ti chiede di farlo.
La Corte Suprema può non aver nulla da dire, ma tu impegnati perché sia la Corte che tutti gli altri sentano la tua voce!
Perché, alla fine, è sempre toccato a noi – come dice il Vescovo Yvette Flunder della Chiesa City of Refuge UCC (Città dei Rifugiati Chiesa Unita di Cristo) e membro della Fellowship of Affirming Ministries (Associazione dei Ministri Pro LGBTQ) – dobbiamo «impegnarci per diventare liberi, così da poter diventare rappresentanti della libertà». È giunto il momento. Mettiamoci a lavoro.
N.d.t. l’articolo fa riferimento a fatti avvenuti nel marzo 2017, attualmente la causa è ancora in corso e il 23 luglio 2019 è prevista un’udienza presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto orientale della Virginia. Ulteriori informazioni cliccando qui.
Testo originale: It’s Up to Us (Always Has Been)