Silvia e Katya. Due donne, l’amore e il loro cammino verso l’unione civile
Dialogo di Lavinia Capogna con Silvia Lanzi e Katya Parente
Oggi parliamo di Amore, con la A maiuscola, intervistando due giovani donne, Silvia e Katya, che, innamorate, hanno deciso di iniziare un bellissimo progetto di vita in comune basato su vero affetto, interessi ed idee affini, facendo poco tempo fa una unione civile, anche nota come legge Cirinnà, legge preziosa in vigore dal 2016, sempre minacciata dalla destra e dagli integralisti cattolici, votata qui con grandissimo ritardo in confronto ad altre simili in Europa e Stati Uniti (dove c’è il matrimonio egualitario), e che non è in tutto identica a quella del matrimonio civile.
Da allora sono migliaia le/gli omosessuali che hanno deciso di fare una unione civile in Italia, e seppure in numero minore (esistendo il matrimonio civile e religioso) delle/degli eterosessuali. Silvia è l’autrice di due bei libri, Katya è una giornalista di talento.
Trovare il grande amore non è semplice per nessuno, persone LGBT ed eterosessuali, ma vogliamo qui raccontare la storia di chi invece lo ha trovato:
Volete raccontarci come avete scoperto il vostro orientamento sentimentale?
Silvia: A me è successo dopo la laurea. Avevo ricevuto una sorta di viaggio-premio ad Hurgada, sul Mar Rosso, e nel villaggio c’era un’animatrice molto simpatica. Niente di che. Solo che, finita la vacanza, al momento dei saluti, abbracciandola, ho sentito qualcosa di molto strano. Tornata a casa, continuavo a pensare all’Egitto, e a lei in particolare. Dopo un mese era ancora lo stesso, e allora ho iniziato a farmi qualche domanda…
Katya: Credo sostanzialmente di averlo sempre saputo, ma non ho saputo dargli immediatamente un nome. Poi, poco più che ventenne (ma già con addosso un carico non indifferente di esperienze di vita), ho iniziato a pormi seriamente la questione. La mia passione per l’arte, la cultura e lo spettacolo mi aveva già portato ad incrociare la strada col variegato mondo arcobaleno, a cui mano a mano sentivo sempre più di appartenere.
Col cuore gonfio di orgoglio per aver finalmente trovato la mia strada, intrapresi allora la ricerca dell’anima gemella, naufragando più volte, ma con la consapevolezza che fosse quella la meta del mio viaggio emozionale. Volevo accanto una donna, un’amica, una compagna: alla fine ho trovato molto di più.
Avete vissuto in passato, o state vivendo, situazioni di discriminazione?
Silvia: No. Non so se sia solo fortuna il fatto che io attragga solo persone positivamente curiose, fatto sta che, sia quando ero single che ora, non c’è stata un’occhiata o una battuta maliziosa e/o inopportuna. Domande ce ne sono state, anche un po’ scontate (“Chi fa la donna e chi fa l’uomo?”; “Ma è vero che voi lesbiche…” , come se io fossi una sorta di portavoce, e non una singola persona con esperienze diverse dagli altri), ma più per voglia di capire che per voyeurismo. E quando ho detto che mi univo civilmente, ho letto negli occhi dei miei interlocutori un genuino sentimento di partecipazione.
Katya: Non personalmente; purtroppo però, in quasi tutte le relazioni che ho vissuto in passato, l’omofobia (nello specifico delle famiglie d’origine) era parte integrante del “pacchetto”, e quindi di riflesso ne ho subito anch’io le nefaste conseguenze. Inevitabilmente, in questi casi, si logorano pure i rapporti con la partner, specie se è a distanza; d’altronde, quando ad attaccarti non è un estraneo, ma i tuoi cari, ti ritrovi a dover scegliere tra loro e l’amore, tra loro e ciò che sei. Per questo credo sia una delle discriminazioni peggiori che si possano subire. L’ignoranza la si può incontrare ovunque, ahinoi… ma doversi difendere da chi dovrebbe invece difenderti è tremendo e destabilizzante.
Che cosa vi ha aiutato nel vostro percorso ? Il movimento Lgbt è utile perché….
Silvia: A me ha aiutato molto la frequentazione del gruppo di cristiani omosessuali “La fonte” (di Milano), dove ho conosciuto alcuni amici che mi hanno aiutato ad uscire dal mio guscio. Credo che il movimento Lgbt sia utile per dare una coscienza comune alle persone queer: senza cultura e consapevolezza non si può andare molto lontano…
Katya: Famiglia ed amici sicuramente mi hanno sempre sostenuto, non giudicandomi e lasciandomi eventualmente anche sbagliare. Quello è l’unico modo di crescere e capire davvero chi si è e chi si desidera avere accanto. Il movimento LGBT è essenziale per avere un’identità comune nella quale riconoscersi, compagni con cui confrontarsi, acquisire un peso sociale e politico che da soli non sarebbe possibile avere.
Ognuno di noi combatte le proprie battaglie, dentro e fuori da sé, ogni giorno… ma la guerra (quella contro l’odio e per i diritti di tutti) la si può vincere solo marciando compatti insieme, e facendo fronte comune, se mi si consente questo paragone.
Che cosa consigliereste ad una/un adolescente che ha problemi in famiglia e a scuola ?
Silvia: Non lo so, avendo preso coscienza di me stessa solo ad un’età relativamente matura (24 anni). Ciò che mi ha aiutato è stato un counseling psicologico con una professionista molto preparata ed empatica, che mi ha ascoltato in un periodo in cui credevo che nessuno potesse/volesse farlo.
Katya: Gli consiglierei di non chiudersi in se stess*, di non credere che il mondo sia tutto lì. Di guardare oltre le mura della propria casa, classe o città. Oggi abbiamo mille modi per interagire col prossimo: usiamoli per cercare aiuto tra esperti ed associazioni serie, che possano indicarci un percorso, meglio ancora da affrontare come comunità (famiglia, scuola, quartiere etc), perché i problemi del singolo ragazzo/a sono in realtà problemi di tutti: sarebbe ora che la società se ne rendesse conto, per non trovarsi con adulti irrisolti.
Gli/le direi di cercare la propria farfalla, ancora rinchiusa nella crisalide, e di lasciarla libera di volare: l’unico vero modo per essere felici, anche se spesso significa andare controvento. Non bisogna avere paura di essere diversi, ma di non vivere appieno la propria vita.
Quali gli ideali e gli interessi che avete in comune ?
Silvia: Direi la cultura, in tutte le sue forme. Lei ha ampliato molto i miei orizzonti, introducendomi, ad esempio, al discorso etico-filosofico sotteso alla letteratura fantascientifica e al mondo della tecnologia ludica: ho scoperto cose che non sapevo nemmeno esistessero.
Katya: Una delle motivazioni principali per cui stiamo così bene insieme è questa strana (almeno sulla carta) alchimia che ci accompagna sin dalle nostre prime chiacchierate: se su certe questioni siamo agli antipodi, su molte altre siamo perfettamente concordi. E questo è sempre stato un fatto positivo, che ha regalato al nostro rapporto una certa ‘effervescenza’ intellettuale, visto che entrambe amiamo la conoscenza, ovunque essa si trovi.
Poi, visto che il sapere da solo sarebbe sterile, a questo abbiamo unito una rara ma pienamente condivisa sensibilità, che ci fa sentire il dolore di ognuno come fosse nostro, e un sacro rispetto per ogni idea ed essere vivente che l’abbia partorita.
C’è una canzone o un film o un libro di un artista lesbica o gay o trans che vi sta a cuore ?
Silvia: Da amante della letteratura, il primo nome che mi viene in mente è quello di Virginia Woolf e del suo “Orlando”. Nei primi tempi della mia consapevolezza come lesbica, mi ha aiutato molto “Maurice” di Forster. Un altro scrittore omosessuale contemporaneo che mi piace parecchio è David Leavitt.
Katya: Ce ne sono moltissimi in realtà! Per citarne un paio legati a miei ricordi specifici, potrei parlare di “Tutto quel che è tuo è mio”, romanzo giallo di Sandra Scoppettone, che con la sua detective lesbica Lauren Laurano mi fece passare diverse serate sognando di essere nella Grande Mela, invece che nel letto dell’ospedale in cui soggiornavo quando lo lessi grazie ad un’amica.
Un’altra è la pellicola “Wittgenstein” di Derek Jarman: il poliedrico artista qui dirige un biopic particolare, che vidi la prima volta a tarda notte tanti anni fa, una folgorazione e una conferma del mio amore per il cinema d’essai e la filosofia.
Come avete deciso di fare una unione civile ?
Silvia: A dire il vero non c’è stato un momento vero e proprio in cui ci siamo messe a tavolino e abbiamo deciso di unirci civilmente. Il desiderio è cresciuto insieme alla nostra relazione.
Katya: Si può dire fosse divenuto inevitabile (nel senso più positivo del termine) come… quando l’acqua bolle e butti la pasta! Il nostro rapporto era maturo, e onestamente non vedevamo l’ora di raccogliere questo frutto e gustarcelo.
È stata ovviamente una scelta d’amore, ma ancor più di vita: mettere un punto esclamativo dove avrebbero potuto insorgere molti interrogativi (ricordo che per altro la cerimonia si è svolta in piena emergenza Covid), e prendere la propria vita in mano contro un destino beffardo. Inutile dire che è una decisione che entrambe prenderemmo di nuovo in qualunque momento.
Quali sono i vostri progetti futuri ?
Silvia: Vivere insieme! (Ora, purtroppo, non possiamo farlo, avendo, nelle nostre famiglie d’origine, situazioni che necessitano della nostra presenza costante.) Intanto collaboriamo già nel lavoro, visto che entrambe scriviamo per un sito piuttosto noto.
Katya: Nel privato, cerchiamo sin d’ora di organizzarci al meglio per la nostra vita a due. Nel lavoro, speriamo di continuare le nostre collaborazioni, e di proseguire nella stesura di romanzi e saggi di prossima pubblicazione.