Sono cristiana e lesbica, sono cara agli occhi di Dio
Testimonianza di Dolores Mannion tratta da Share your Story: Gay and Lesbian Experiences of Church, pubblicato da Changing Attitude Ireland* (Éire e Irlanda del Nord), pp. 8-10, liberamente tradotta da Silvia Lanzi
Molti credono che possa esistere una “lesbica cristiana”: la considerano una contraddizione in termini. Di più, la considerano come un’offesa al Vangelo. Credono che, se qualcuno si ritiene cristiano, dovrebbe fare penitenza per la propria omosessualità e fare tutto ciò che può per cambiare. Se fosse impossibilitato a cambiare, almeno non dovrebbe praticarla.
Se la pensate così, conosco le vostre idee perché una volta le condividevo anch’io. Per gran parte della mia vita ho creduto che l’omosessualità fosse un peccato che portava le persone buone lontano da una vera fede in Dio. Guardavo talk show cristiani ed ero grata per coloro che condividevano storie di liberazione dallo “stile di vita omosessuale”. Non ho mai esitato a condividere le mie convinzioni con gli amici che si aprivano con me sulle loro battaglie con la sessualità, perché volevo loro bene e non volevo vederli percorrere una strada che li avrebbe portati lontano da dove credevo Dio li volesse condurre.
Pochi anni dopo, ero io quella impegnata in un eterno conflitto come non ne avevo mai conosciuti prima e come mai avrei potuto immaginarne. La fede in Cristo significava tutto per me e il mio più grande desiderio era vivere in modo da dare onore a Dio, ma improvvisamente riconobbi quei sentimenti di una vita che non avevano nome come ciò che avrebbe potuto deludere il cuore di Dio. La mia paura e la mia vergogna erano così grandi da non potermi confidare con nessuno e da passare le serate a gridare a Dio preghiere piene di promesse: “Cambierò. Farò tutto il possibile. Non farò mai nulla di cui farti vergognare. Piuttosto muoio”. E poi, preghiere di supplica: “Ti prego, perdonami per aver fatto sì che tutto ciò accadesse. Cambiami. Aiutami. Non lasciarmi. Ti prego: non odiarmi”. In quel momento ho guardato al mio futuro e non ho visto nulla di buono.
Ci sono davvero passata. Ho davvero detto, fatto e sentito queste cose; ma questa posizione non rispecchia più chi sono o le cose in cui credo. Sto da un’altra parte in entrambi gli aspetti della mia vita, come qualcuno che è cristiana e lesbica.
1. Sono cristiana
C’è stato un periodo della mia vita nel quale ho preso la decisione consapevole di dire sì ad una relazione con Dio attraverso Cristo, riconoscendo che era attraverso la sua vita, morte e risurrezione che la presenza salvifica di Dio è entrata nel mondo. Ero una bambina quando ho detto sì per la prima volta e nonostante anche nei miei giorni migliori avessi vissuto il mio sì in modo imperfetto, ho scelto ancora e ancora di dire sì ogni giorno della mia vita. Sì, amo Dio sopra ogni cosa. Sì, seguirò la volontà di Dio. Sì, cercherò di amare gli altri come Cristo li ha amati. Sì, sarò la grazia di Dio nel mondo.
Non sono cristiana perché sono giusta di mio, ma grazie alla giustizia di Dio e all’opera di Cristo data gratuitamente a tutti noi. (Giovanni 11:25, Giovanni 5:24, Giovanni 20:31, Romani 1:16, Efesini 2:8-9 e Colossesi 1:21-23). La salvezza non dipende da nient’altro;non dall’aderire alla tradizione della Chiesa o dal credere nelle varie dottrine. L’assicurazione della mia fede è radicata in Cristo e in Cristo solo e aggiungere considerazioni o condizioni in questa realtà è implicare che la morte e la resurrezione di Gesù non è stata sufficiente, che Gesù sbagliava quando ha detto dalla croce “Tutto è compiuto”. Mentre una Chiesa potrebbe dire “credete come noi crediamo, agite come noi agiamo e potrete unirvi a noi”, Gesù accoglie tutti per nient’altro che l’amore e la grazia di Dio.
2. Sono lesbica
Mentre ricordo il momento e il posto esatto in cui, all’età di diciannove anni, sono diventata cristiana, non c’è mai stato un singolo momento in cui ho fatto la scelta cosciente di essere lesbica e l’ho sempre identificato con quel mix di mite divertimento e irritazione che la gente pensa sia una scelta. È sbalorditivo e sì, a volte esasperante, che gente che non conosce me o altre persone LGBT personalmente sia così presuntuosa da credere di sapere della nostra vita più di quel che ne sappiamo noi.
La mia compagna e io stiamo insieme da quasi dieci anni. Non c’è nulla della nostra vita insieme che potrebbe apparire strano o bizzarro: è come amare un uomo e avere una relazione eterosessuale. Mi alzo la mattina e faccio alzare mia madre, l’aiuto a vestirsi, le do le sue medicine, preparo la colazione mentre la mia compagna fa i letti. Ci facciamo una doccia, ci vestiamo e andiamo al lavoro. Durante il giorno ci chiamiamo per dirci che ci amiamo o per ricordare all’altra di prendere un po’ di latte tornando a casa. Dopo aver messo via i piatti della cena, guardiamo la televisione o parliamo con i nostri figli adottivi, giochiamo con il gatto o lavoricchiamo in casa fino all’ora di andare a dormire, l’una accanto all’altra. Non c’è niente di strano nella nostra vita. Sono fortunata ad avere una compagna così rassicurante. Così, come dico sempre, non c’è nulla di strano. Mentre qualcuno potrebbe considerare noiosa la nostra vita, io faccio tesoro di ogni giorno come fosse una sorprendente e gioiosa benedizione.
Eppure, c’è qualcosa di molto differente nell’essere lesbica in questo mondo. Essere lesbica significa sapere che in certe parti del mondo non puoi prendere per mano la tua partner in pubblico come fanno le coppie eterosessuali senza rischiare di essere ridicolizzata, assalita fisicamente o imprigionata. E tutto questo a causa dell’omofobia. Essere lesbica significa prendere in mano il giornale ogni mattina o guardare il telegiornale ogni sera per sentire di qualche nuova legge che si sta dibattendo che, se passerà, avrà un impatto negativo sulla tua vita. Essere lesbica significa ascoltare falsi stereotipi confezionati addosso a te e alle persone che ami, a volte in nome di Dio. Essere lesbica significa provare a spiegare l’inesistenza del cosiddetto stile di vita omosessuale agli estranei. Ma essere lesbica significa di più. Essere lesbica significa celebrare la gioia di essere donna. Essere lesbica significa dare piena espressione dell’amore profondo che c’è in te. Essere lesbica significa vivere in intimità con l’approvazione di Dio piuttosto che con quella degli altri. Essere sola con gli altri che stanno ai margini, siano essi poveri, malati, vecchi o altri emarginati, tra le creature di Dio non considerate accettabili dalla maggioranza. Essere lesbica significa trovare il coraggio per vivere arditamente. Essere lesbica significa fare esperienza del coraggio di un’altra donna quando prende orgogliosamente la tua mano in pubblico in una stanza piena di sconosciuti senza imbarazzo e senza pensare a cosa diranno gli altri. Queste esperienze le condividono in maniera simile i gay, i bisessuali e le persone transgender. È bello poter parlare oggi come lesbica, soprattutto perché siamo ancora più invisibili rispetto agli uomini gay nella Chiesa.
Sono cristiana. Questa è la mia fede. Sono lesbica. Questo è il mio orientamento sessuale. Non mi scuso né per essere l’una né per essere l’altra e, se dopo tutto quello che è stato detto e fatto rimango una contraddizione per qualche persona, allora sarà come sarà. Non posso evitare che qualcuno respinga la presenza di Dio nella mia vita o chiami perverso l’amore tra me e la mia compagna o anche neghi la sufficienza della salvezza tramite la fede dichiarando che devo essere eterosessuale per poterla ricevere. Allo stesso modo, nessuno ha il potere di togliermi la fiducia che ho in Dio o diminuire la qualità dell’amore che ho la grazia di condividere con la mia compagna. Nessuno ha il diritto di dire o fare qualcosa che mi separerà dall’amore di Dio in Gesù Cristo.
Amo essere cristiana e amo essere lesbica perché per me è vivere una vita di pienezza e di gratitudine per tutto ciò che Dio ha fatto tramite Cristo e per quello che Lui sta facendo in me. Voglio ringraziare il decano di Cork per avermi dato l’opportunità di parlare con voi nella casa del Padre.
Domande
1. Le persone LGBT possono prendere la mano del o della partner in pubblico come quelle etero senza rischiare di essere ridicolizzate, assalite fisicamente o imprigionate?
2. La nuova legislazione, per esempio il Civil Partnership Bill (le unioni civili in inglterrà), offrirà uguali diritti alle persone LGBT?
3. Come può la Chiesa affrontare l’omofobia?
* Changing Attitude Ireland è un network di persone etero, gay, lesbiche, bisessuali e transgender, laiche e ordinate, legato alla Chiesa d’Irlanda, espressione della Comunione Anglicana nella Repubblica d’Irlanda e nell’Ulster, che opera per la piena affermazione delle persone LGBT all’interno delle Chiese d’Irlanda.
Testo originale (PDF): Share your Story: Gay and Lesbian Experiences of Church