Non sono solo ‘Coincidenze’! Una lesbica cristiana si racconta a viso scoperto
Recensione e intervista di Lavinia Capogna
È appena stato pubblicato “Coincidenze”, il secondo romanzo della giovane scrittrice Silvia Lanzi. Già nel suo primo libro Libera di Volare (edizioni Kimerik, 2006), Silvia Lanzi aveva dimostrato il suo talento letterario dove uno stile scorrevole, intenso, aveva saputo svelare il suo percorso di liberazione emotivo-sentimentale in cui molte lettrici e molti lettori si erano riconosciuti ritrovando qualcosa di loro.
“Coincidenze” (edizioni Boopen 2010) ha un ritmo cinematografico con inizio dirompente in cui la protagonista, che scrive in prima persona, ricorda un viaggio in Egitto che inizialmente non la attrae ma che sarà una svolta inaspettata nella sua vita. Convinta da un’energica cugina, la ragazza accetta la proposta di recarsi ad Hurgada sul Mar Rosso malvolentieri e, con la consueta delicata ironia che contraddistingue lo stile letterario di Silvia Lanzi, spera fino all’ultimo di non partire. Ma caso o destino i genitori che lei aveva creduto ostili al viaggio si dimostrano entusiasti di quella vacanza dopo la laurea in Materie Letterarie.
Nella appena tratteggiata ma intensa amicizia con Agata, un’affascinante coetanea, la protagonista farà la rivoluzionaria scoperta di un sentimento amoroso e della sua omosessualità prima di allora sconosciuta.
“Coincidenze” è un susseguirsi di incontri, amicizie, amori, stati d’animo, pensieri, maturazioni interiori che sembrano casuali ma che si rivelano essere il frutto di un incastro predeterminato. I personaggi del libro rimangono a lungo nel cuore: dall’evanescente Agata all’amica Sara che farà entrare la protagonista nel mondo del giornalismo. E anche un libro avrà un effetto dirompente sulla sua maturità, il libro è Alle porte di Sion – voci di omosessuali credenti di Domenico Pezzini ma anche altri scrittori sembrano accompagnare la protagonista: dall’amata Virginia Woolf a Oscar Wilde, da Forster alla Winterson.
Altra persona importante è la psicologa a cui si rivolge la protagonista che vuole indagare coraggiosamente la sua solitaria adolescenza; in questa donna troverà una persona solidale e aperta al dialogo a differenza di altri psicologi poco sensibili alle sofferenze dei loro clienti.
Dopo Agata la protagonista incontra presso un gruppo di omosessuali credenti Stefania. Stefania è molto diversa da Agata e la loro storia si snoda nello scenario del parco del Castello Sforzesco a Milano: “Il glicine era in fiore, tutto era primavera, le anatre nuotavano nello stagno e il salice ne accarezzava le acque con i suoi rami. Mi sembrava di essere in un quadro preraffaellita, senza però le sue svenevolezze. Ero lì con lei a parlare. Parlare. Il nostro amore si nutriva di parole”.
Su quanto questo amore tra la protagonista e Stefania sarà importante lo lascio da scoprire al lettore.
Questo romanzo, oltre ad essere bello è molto gradevole da leggere. Circa centocinquanta pagine che si leggono rapidamente ma che lasciano un’impronta indelebile dentro di noi. Almeno per me è stato così. Il romanzo si chiude con una frase splendide “amo le storie, anche se, in fondo, non so inventarne neanche una.” Silvia Lanzi come Marcel Proust e Virginia Woolf attinge dal suo più intimo Io con una sincerità inusuale di questi tempi.
DUE CHIACCHIERE CON L’AUTRICE…
Dopo il felice esordio con “Libera di volare” è appena uscito il tuo secondo romanzo “Coincidenze”. Come è nata l’ispirazione di scriverlo?
La genesi di “Coincidenze” è strana. Il libro è nato da una mail. All’epoca ero iscritta ad un gruppo di scrittura chiamato “le parole delle donne”, e da una delle iscritte è partita l’idea di un tread riguardante i momenti salienti della vita di ciascuna. Io ho risposto, e poi ho pensato che forse quei punti potevano essere ampliati… è così che è nato “Coincidenze”.
In “Coincidenze” ritorna Agata, la ragazza verso cui la protagonista prova un delicato sentimento amoroso e che le rivela inaspettatamente il suo orientamento omosessuale. Quanto è importante l’amore nei tuoi libri?
Credo che sia prematuro parlare di “importanza dell’amore nei miei libri” dal momento che ne ho scritti solo due. L’amore comunque è stato la chiave di volta in entrambi i romanzi. L’amore che apre gli orizzonti, che ci svela a noi stessi in modo profondo. Credo che l’amore sia nei miei libri, una sorta di fil rouge. Credo che si evinca dalla lettura di entrambi di come questo sentimento, per un’altra persona, porti ad una riflessione molto intima, che rende la protagonista in grado di ripensarsi e di scoprire la bellezza che ha in sé. L’amore come profonda accettazione di sé (nel caso della protagonista della sua omosessualità); amore come liberazione da sovrastrutture mentali e culturali, come apertura al mondo e agli altri.
Quanto è stata importante la tua esperienza di giornalista per il tuo lavoro di scrittrice?
In entrambi i libri vi ho accennato. Credo che sia stata fondamentale, perché è stato una specie di banco di prova.
Mi dava la possibilità di fare ciò che più mi piaceva: scrivere – mi ha insegnato a farlo. Inoltre, visto che ero addetta principalmente alla recensione di spettacoli, il fatto di doverli commentare mi obbligava a ripensare alle sensazioni provate in teatro e a trasformarle in parole. E questo, scrivere non più per me ma anche e soprattutto per gli altri mi ha aiutato a vedere la scrittura in un modo sicuramente più ampio: come medium privilegiato di condivisione.
Questo mi ha fatto scoprire altri registri che non quello del semplice parlare a se stessi.
Inoltre la vita di redazione mi ha fatto conoscere, tra gli altri, la mia amica Mara: è anche merito suo se mi trovo a rispondere a queste domande, dal momento che è stata lei una delle prime persone a leggermi, ad apprezzare il mio stile e, soprattutto a spronarmi a pubblicare i miei romanzi.
Quali sono le autrici e gli autori che prediligi?
Fare anche solo un elenco sarebbe troppo lungo. Virginia Woolf in primis e poi David Leavitt, Arold Bloom e David Lodge, Elizabeth Peters e J. K. Rowling, Gilbert Sinoué e Marguerite Yourcenar, Geraldine Brooks, Jacques Le Goff, Umberto Eco e Sarah Waters… Credo, che al contrario del disfattismo e del pessimismo odierno, ci siano molti buoni autori e molti buoni libri: basta avere la pazienza di cercarli. E credo che un buon autore sia qualcuno che ha qualcosa da dirti, che parli della complessità dell’uomo, delle sue lotte, delle sue speranze e delle sue paure, insomma quello che definirei homo ethicus. E vorrei aggiungere che, molta della letteratura per ragazzi – penso a Le cronache di Narnia, Queste oscure materie, e la serie di Harry Potter tanto per citarne qualcuno –, che dovrebbe essere scoperta, o riscoperta, dal pubblico “adulto” segue proprio questo filo conduttore.
A 36 anni appena compiuti stai già lavorando al tuo terzo romanzo?
Questa è la domanda più facile a cui debbo rispondere, anche perché la risposta è sì. Ho parecchio materiale già pronto tra racconti e saggi, si tratta solo di dargli un ordine sistematico.
Sto anche scrivendo una piccola cosa, una sorta di divertissement, che dovrebbe, spero, costituire la seconda parte di un trittico a cui dedicarmi.
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UN ASSAGGIO DAL LIBRO…
… La mia ex mi ha sempre detto che le cose succedono quando devono succedere. La freccia si scocca da sola. Questo non vuol dire starsene seduti e aspettare che le cose succedano. È qualcosa di diverso e di decisamente più complesso. Ha molto più a che fare con la maturità e l’equilibrio interiore che con il semplice fare.
Si possono avere tutte le possibilità del mondo, ma se non si ha la forza di coglierle, vuoi per paura, noia o per qualsiasi altro motivo, rimangono lettera morta. Io ho avuto paura di cambiare, di guardarmi in faccia per quella che ero.
Quando, finalmente, ho potuto farlo, ecco che ho avuto il coraggio necessario. Ci vuole coraggio per crearsi una casella di posta elettronica? Sì, se significa guardare alla propria voglia di comunicare con gli altri e darle una possibilità nuova e concreta.
Così facendo ho guadagnato un nuovo pezzo di libertà. La libertà di cercare me stessa, di allargare i miei orizzonti, e di accogliere gli altri – e farmi accogliere da loro. Sembrerà banale. Ma l’ho percepito così. E credo, anzi ne sono sicura visto poi come sono andate le cose, di non essermi sbagliata.
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Silvia Lanzi, Coincidenze, Editore Boopen, 2010, pagine 159