Sono un cattolico LGBT, non voglio essere considerato nella chiesa un credente di seconda classe
Articolo di Miguel Ángel Malavia pubblicato sul sito del settimanale cattolico Vida Nueva (Spagna) il 6 gennaio 2020, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Papa Francesco auspica instancabilmente una “Chiesa in uscita”, che “vada incontro alle periferie esistenziali”; un atteggiamento senza dubbio intriso di Vangelo, che però può essere manipolato a piacimento senza aver poi fatto un solo passo in avanti. Si tratta semplicemente di aprire le porte e le finestre dei nostri templi perché siano autentiche chiese vive. E come? A volte basta un semplice gesto di affetto e di rispetto, per far sentire l’altro quello che è: un fratello, a prescindere dalla sua condizione o situazione di vita: persona omosessuale, immigrato, emarginato, ex sacerdote, divorziato risposato o disabile. Una comunità cristiana incarnata vedrà in quella persona nient’altro che un fratello.
Dio ha voluto così
Questo è esattamente ciò che ha vissuto Arturo Blázquez Navarro, che si presenta così: “Sono un ricercatore, vivo in Germania, sono un cattolico praticante e sono sposato con un uomo. Vivo questo groviglio di identità con la convinzione che Dio ha voluto così: nessuna di queste identità è accidentale, tutte hanno un significato profondo. Vivere apertamente come cattolico omosessuale significa esporsi alle ironie di tale apparente contraddizione: pensare due volte in che parrocchia andare, con chi confessarsi, cosa dire quando mi chiedono della mia fede nuziale. Significa anche misurarsi con chi non comprende la mia vita di membro attivo di una Chiesa che nel suo Catechismo afferma che la relazione che ho con mio marito è intrinsecamente disordinata”.
Per capire il presente bisogna guardare al passato: “Omosessualità e fede sono sempre andate a braccetto nella mia vita. Sono cresciuto in una famiglia credente, ma quando otto anni fa sono giunto a Berlino, ero ateo. Ho conosciuto quello che sarebbe diventato mio marito, luterano praticante, e il mio orgoglio di scienziato mi diceva che non potevo credere in Dio: ‘È una cosa assurda’, mi dicevo. Però, per far piacere a lui, ho cominciato ad andare regolarmente in chiesa. L’assurdo è diventato dubbio, il dubbio è diventato una vaga speranza, fino a che, in occasione della Settimana Santa del 2015, sono caduto da cavallo: ho sentito nella mia carne la chiamata di quel Dio che è il Dio dei vivi, e che ci ha tanto amati da farsi carico delle nostre sofferenze e contraddizioni. Sono tornato alla casa del Padre, alla Chiesa, alla mia Chiesa, la Chiesa Cattolica. Cinque mesi dopo mi sono sposato con mio marito, con rito luterano”.
Il mio modo di credere è cattolico
Arturo riconosce che “ci sono Chiese che accettano le persone LGBT, come quella luterana”, ma non pensa mai di vivere la sua fede al di fuori del cattolicesimo: “Non posso cambiare ciò che sono. Il mio modo di credere è cattolico, il mio modo di pregare è cattolico, lo è il mio modo di vivere i sacramenti, per me la Chiesa è quella cattolica. Anche se mi convertissi al luteranesimo, dentro di me continuerei ad essere cattolico. Certo, fino ad ora sono stato molto fortunato: ho incontrato una parrocchia che mi ha accolto, che mi ha invitato a fare il catechista. Ho molti motivi per essere grato. Un’altra motivazione è che voglio aiutare la nostra Chiesa ad essere più accogliente verso le persone LGBT, non per compassione, bensì con la convinzione che in Gesù Cristo non c’è né giudeo né greco, né uomo né donna, né eterosessuale né omosessuale, ma tutti siamo una cosa sola in Lui”.
Disprezzo da parte di molti sacerdoti
Purtroppo l’esperienza di Roberto Pérez è stata molto diversa. Omosessuale in coppia fissa da molti anni, il suo modo di vivere gli ha attirato il disprezzo di molti sacerdoti che riteneva amici: “Sono sempre stato molto impegnato in parrocchia e in diocesi. Avevo un direttore spirituale, che però non mi ha aiutato molto, si limitava a dirmi che non mi comportavo bene, che il mio modo di vivere non era buono per me. Gli davo ascolto, credevo che la sua fosse la voce dello Spirito Santo, così ho deciso di iniziare una terapia riparativa per curare la mia omosessualità. Non mi hanno di certo aiutato… non hanno fatto altro che confondermi e togliermi la libertà… Volevano indurre mia madre a cacciarmi di casa e a ripudiarmi, dicevano che era la cosa migliore. Mettere in conflitto una madre con suo figlio, solo perché questo è omosessuale, è una cosa terribile. Molti sacerdoti mi hanno negato [l’assoluzione] o la Comunione, mi dicevano che il mio compagno era il diavolo in persona, che sua era la colpa della mia ribellione. Sentivo la mia omosessualità, ma la negavo. Non volevo essere così… Ero convinto di stare facendo del male a Dio, e tutto perché mi dicevano che non era una cosa sana nelle strutture sociali in cui mi muovevo, e infatti hanno tentato di mettere mia madre contro di me”. La situazione era sempre più degradata, finché è arrivato un giorno in cui “mi sono visto obbligato a scegliere… e ho puntato tutto sul mio compagno, mi sono fidato della sua persona. E sono felice”.
In chiave di libertà di coscienza
Roberto ha pagato la sua felicità odierna a caro prezzo: “Nella Chiesa sono in molti a non avermi rispettato e a non volermi ascoltare. Hanno avuto un disprezzo assoluto per me, mi hanno fatto capire di non essere più cattolico. Mi dispiace, ma non possono strapparmi la mia fede. Credo in Dio, e vivo la mia fede in chiave di libertà di coscienza e di discernimento. Comunque so che nella Chiesa esistono realtà molto diverse tra loro, e in molte di esse veniamo accettati per come siamo. Anche a livello diocesano, alcuni sacerdoti mi hanno appoggiato, ma la maggior parte di essi è anziana e già in pensione. Non voglio certo dimenticare i miei amici cattolici del Gruppo Happiness, che accettano e rispettano me e il mio compagno. Mi hanno fatto sentire una pecora nera, ma so di non esserlo. Sono loro a non sapersi prendere cura del proprio gregge: vogliono soltanto manipolare tutto, mantenere il controllo, non importa se molte persone si allontanano. Capisco che credono che io sia sbagliato, ma in realtà non si sono mai preoccupati per me”.
Testo originale: Soy homosexual y no soy un católico de segunda