Su Avvenire leggo finalmente “pagine che raccontano una chiesa in ascolto”
Lettera di Carlo pubblicata su Noi famiglia & vita, supplemento mensile allegato ad Avvenire del 28 luglio 2019, pp.37
Caro Direttore data la mia condizione di credente omosessuale capisco lo sbigottimento che poteva provare l’evangelista Matteo quando, parlando del suo incontro trasformante con Gesù, gli veniva rinfacciata la sua vita da pubblicano; oppure la tenacia delle donne testimoni della Risurrezione del Crsto quando non venivano credite perché non ritenute legalmente attendibili.
Il bello è che Gesù ha affidato proprio a persone poco credibili e inadeguate la Buona Notizia del Regno. E’ chiaro che il pregiudizio è uno strumento utile e necessario per affrontare la complessità della realtà, ma è inadeguato per approfondirla e comprenderla; specialmente quando c’è in gioco la dimensione più intima e profonda dell’uomo, ovvero la sua capacità di amare e di relazionarsi, di essere specchio dell’amore di Dio.
Quello che posso dire è che, come Matteo o Maria, so intimamente di essere stato chiamato/scelto da Cristo a dare testimonianza della sua salvezza e, nello stesso tempo, so che l’uomo che condivide da 15 anni il mio cammino è un dono immenso di Dio, di cui sarebbe disumano fame a meno.
Per questo ringrazio con tutto il cuore Lei e il suo glornale, che grazie alle pagine di questo dossier, mi ha permesso di capire che la Chiesa è davvero Madre di umanità, quando riconosce il limite del pregiudizio e si mette in ascolto, cercando di capire, una realtà che solo fino a pochi decenni era considerata nefanda (etimologicamente di cui non si può parlare) e di cui mancano tuttora le parole adeguate per parlarne.