Nella Chiesa e nella società tutti sono figli di Dio, compresi lesbiche e gay
Riflessioni di Desmond Tutu*, The Huffington Post, 11 giugno 2011, traduzione di Maria Teresa Pontara Pederiva per finesettimana.org
“Uno studente una volta mi ha chiesto se io avessi potuto esprimere un desiderio per sovvertire un’ingiustizia, che cosa avrei voluto chiedere? Ne ho chiesti due.
Il primo è questo: affinché i leader mondiali possano condonare i debiti alle nazioni in via di sviluppo che li tengono in una simile schiavitù.
L’altro è che il mondo possa porre termine alla persecuzione delle persone a causa del loro orientamento sessuale, che è altrettanto ingiusto come il crimine contro l’umanità, l’apartheid.
Si tratta di una questione di giustizia ordinaria. Abbiamo lottato contro l’apartheid in Sud Africa, una lotta sostenuta da persone di tutto il mondo, perché i neri erano stati accusati e fatti soffrire per qualcosa su cui nessuno poteva farci niente, la nostra pelle.
E’ la stessa cosa per l’orientamento sessuale. E’ un dato di fatto. Una volta non potevo lottare contro la discriminazione dell’apartheid e neanche lottare contro le discriminazioni che gli omosessuali debbono sopportare, anche nelle nostre chiese e nei gruppi religiosi.
Sono orgoglioso che in Sud Africa, quando abbiamo ottenuto la possibilità di costruire la nostra nuova costituzione, i diritti umani di tutti siano stati esplicitamente sanciti dalle nostre leggi.
La mia speranza è che un giorno questo si estenderà a tutto il mondo, che tutti abbiano uguali diritti.
Per me questa lotta è una tunica senza cuciture. Opporsi all’apartheid era una questione di giustizia.
Combattere le discriminazioni contro le donne è una questione di giustizia.
Combattere le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale è una questione di giustizia. Ma è anche una questione di amore. Ogni essere umano è prezioso.
Siamo tutti – tutti noi – parte della famiglia di Dio.
A ciascuno di noi tutti deve essere permesso di amarsi l’un l’altro con rispetto. Eppure, in tutto il mondo, lesbiche, gay, bisessuali e transgender vengono perseguitati.
Noi li trattiamo come paria e li emarginiamo dalle nostre comunità. Noi mettiamo persino in dubbio che anch’essi siano figli di Dio.
E questa deve essere quasi la bestemmia finale. Noi li biasimiamo per quello che sono in se stessi.
Le Chiese affermano che l’espressione dell’amore in una relazione eterosessuale monogama include il fisico – il toccare, abbracciare, baciare, l’atto genitale, la totalità del nostro amore rende ciascuno di noi capace di crescere fino a diventare sempre più a somiglianza di Dio e capace di compassione.
Se è così per l’eterosessuale, per quali ragioni terrene possiamo noi affermare che non sia il caso anche dell’omosessuale?
Il Gesù che io prego non è in grado di collaborare con coloro che denigrano e perseguitano una minoranza già oppressa.
Io stesso non potevo essere opposto all’ingiustizia che penalizzava le persone per qualcosa su cui non potevano farci niente – la loro razza – e poi ho taciuto; così come per le donne che sono state penalizzate per qualcosa su cui non potevano farci niente – il loro genere: di qui il mio sostegno per l’ordinazione delle donne al sacerdozio e all’episcopato.
Allo stesso modo, non posso rimanere in silenzio mentre le persone vengono ora penalizzate per qualcosa su cui non possono farci nulla – la loro sessualità.
Discriminare i nostri fratelli e le sorelle – che sono lesbiche o gay – per via del loro orientamento sessuale per me è totalmente inaccettabile e altrettanto ingiusto come è stato l’apartheid.
* Il seguente brano è tratto dal nuovo libro dell’arcivescovo Desmond Tutu, “God is not a Christian: and other provocations” (Dio non è cristiano ed altre provocazioni) edizioni Harper Collins 2011.
L’arcivescovo Tutu dissente dalle politiche ufficiali della maggior parte delle chiese anglicane del mondo, che sostengono che i gay e le lesbiche devono restare celibi, e dagli anni dal suo ritiro da arcivescovo di Città del Capo è diventato una delle figure più importanti nel mondo, tra l’altro per la sua richiesta di un cambiamento negli atteggiamenti di istituzioni religiose verso la sessualità umana.
La sua posizione è riflessa in alcuni estratti da un articolo di giornale e un sermone predicato nella Cattedrale di Southwark a Londra, nel 2004.
Testo originale: All Are God’s Children: On Including Gays and Lesbians in the Church and Society