Un ateo davanti allo strano universo dei cristiani omosessuali
Articolo di David Rand tratto da atheisme (Canada), 16 settembre 2005, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La condanna senza equivoci dell’omosessualità è un aspetto ben conosciuto e documentato della tradizione e della storia cristiane.
Questa tradizione trova le sue radici nel giudaismo, a partire dal quale si è sviluppato il cristianesimo. Nella Bibbia si trovano numerose proscrizioni esplicite dell’omosessualità.
Benché le società musulmane abbiano fatto prova, attraverso i secoli, di una maggiore tolleranza riguardo ai comportamenti omosessuali rispetto a cristiani ed ebrei, anche la dottrina islamica contempla la condanna.
Capi e portavoce dei tre più importanti monoteismi (giudaismo, cristianesimo e islam) hanno fatto, e continuano a fare, dichiarazioni abbastanza chiare in merito.
Qualche chiesa più liberale ha cominciato a temperare le sue dottrine e perfino, in certi casi, a riconoscere le coppie dello stesso sesso e a sostenere i diritti di gay e lesbiche; tuttavia, queste istituzioni più aperte sono marginali se rapportate alla corrente cristiana maggioritaria che rimane nettamente omofoba.
Fornito questo triste rendiconto, si può trovare sorprendente il fatto che numerosi gruppi cristiani abbiano visto la luce, nel corso degli ultimi decenni, in seno alle comunità omosessuali e lesbiche.
Generalmente questi gruppi sono americani o di origine americana, salvo qualche eccezione. La maggior parte si trova nei paesi anglofoni.
La Connexion americana
Lo sviluppo di chiese e associazioni cristiane gay è un fenomeno principalmente – sebbene non esclusivamente – americano e si spiega in gran parte con la natura contraddittoria del clima sociopolitico americano.
Gli Stati Uniti sono un paese ricco e sviluppato, dove il livello di vita è in media abbastanza alto (sebbene il grosso scarto tra ricchi e poveri rimanga evidente).
Secondo i costumi di questo paese la libertà personale di ciascun cittadino e cittadina è altamente valorizzata.
È anche un paese in cui i principi fondativi, forgiati nel crogiolo dell’epoca dei Lumi nel XVIII secolo, includono una rigida separazione tra le chiese e lo stato (sebbene casi significativi di mancato rispetto di questo principio siano numerosi da qualche anno a questa parte).
Ma dall’altra parte, la religiosità e soprattutto il cristianesimo -comprese le sue varianti fondamentaliste- sono molto più diffuse che negli altri paesi sviluppati e l’omofobia religiosa rimane molto forte e pericolosa.
Il puritanesimo e il bigottismo dei pellegrini che hanno fondato la Nuova Inghilterra nel XVII secolo sono ancora ben vivi nell’America moderna.
Gruppi religiosi gay e lesbici
Più etero degli etero. Cercare disperatamente il rispetto
Gli omosessuali sono stati maledetti, colpiti da anatema, bersaglio dell’odio e del disprezzo più profondi, e questo da parte di quasi tutti gli elementi della società (e in particolare da parte delle istituzioni che hanno pretese di autorità in materia di morale).
Quindi non sorprende assolutamente che numerosi membri delle comunità gay e lesbiche abbiano voluto darsi un’immagine “rispettabile”, conformista.
Questa volontà di avvolgersi in un mantello di decenza è all’origine della fondazione e della crescita dei gruppi cristiani gay e lesbici.
Visto il noto bilancio storico della repressione cristiana di cui gli omosessuali sono stati vittime, l’esistenza di gruppi religiosi di questo genere tra uomini e donne che, in teoria, dovrebbero essere stati avvertiti, è deplorevole – ma comprensibile.
Si potrebbe pensare che l’istituzione di associazioni cristiane esplicitamente pro-omosessuali costituisca un bello schiaffo ai tradizionalisti, un rimprovero ben meritato agli omofobi cristiani ai quali si rende la pariglia, per così dire.
Queste associazioni possono anche servire come sostegno morale per gli individui che hanno difficoltà ad accettare la propria omosessualità a causa di un retaggio religioso omofobico.
Ma questo ruolo dovrebbe essere temporaneo poiché, in fin dei conti, l’adozione del cristianesimo da parte degli omosessuali è più dannoso che salutare.
I cristiani gay citano sovente il celebre passaggio di Giovanni 8,7: “Chi tra voi è senza peccato scagli la prima pietra” – nella speranza di disarmare gli omofobi cristiani.
Ma questa tattica è inutile e assomiglia piuttosto a un’ammissione di colpevolezza, un riconoscimento della disapprovazione degli omofobi, chiedendo al tempo stesso con cortesia di attenuare questa disapprovazione perché “tutti” sono colpevoli di qualche torto. La debolezza di questo approccio è stupefacente.
Bisogna proprio porsi la domanda: perché una persona omosessuale dovrebbe agire contro il suo proprio interesse adottando una religione che ha insegnato e continua a insegnare l’odio per l’omosessualità e che insiste affinché gli omosessuali si rassegnino a una vita di abnegazione e disprezzo di sé? (Non bisogna farsi imbrogliare dal linguaggio ipocrita dei cristiani che “detestano il peccato, ma amano il peccatore”. Se fossero sinceri appoggerebbero i diritti dei gay malgrado la disapprovazione morale.)
Malgrado l’estrema misoginia dell’Islam vi sono certamente delle donne che adottano questa religione. Allora come si può chiedere ai gay di non fare mai l’errore analogo?
Ma i gay, per contro, sono andati più lontano di queste musulmane: sono arrivati al punto di fondare nuove associazioni cristiane -addirittura delle nuove chiese- nello loro sollecitudine di adottare la fede del loro oppressore.
L’esempio più importante è la Metropolitan Community Church (MCC). Questa chiesa si descrive come una associazione mondiale di chiese cristiane con un programma particolare per le comunità gay, lesbiche, bisessuali e transgender.
Ma sarebbe molto più semplice e più onesto dire che è una chiesa gay, una chiesa ribelle che si è data la missione di ricostruire il cristianesimo (o più precisamente, il protestantesimo di sapore fondamentalista) senza omofobia.
Se, come pretendono i gay cristiani, la corrente maggioritaria del cristianesimo si inganna condannando l’omosessualità, non sarebbe il caso di chiedersi se questo stesso cristianesimo magari si sia ingannato su altre questioni importanti?
Prima di provare a tagliar via la parte marcia della mela, non bisognerebbe verificare lo stato di salute di tutta la mela? C’è realmente qualche cosa nel cristianesimo che valga la pena di essere difeso?
I cristiani gay non osano nemmeno porsi questo genere di domande. Dei gay religiosi ma non cristiani vi diranno che la religione istituzionalizzata in generale e le istituzioni cristiane in particolare sono fondamentalmente corrotte, ma, per contro, insisteranno sull’importanza della “vera fede”, senza mai dare la definizione chiara di questa fede.
Ma se costoro accettano qualunque cosa sulla base della sola fede, come sanno che gli omofobi cristiani non hanno ragione dopo tutto? Se rifiutano il razionalismo per adottare il fideismo, allora tutto è permesso, compreso il bigottismo omofobico.
Fede e feticcio
Bisogna dire che i gay hanno subito, e continuano a subire, una brutalizzazione psicologica costante da parte delle istituzioni cristiane che condannano, in maniera ossessiva, ogni atto sessuale il cui scopo è diverso dalla fabbricazione di bebè.
Aggiungere a questo la supposizione gratuita -propagata da tutti i monoteismi- che la fede religiosa è una condizione necessaria a una vita moralmente accettabile, e avrete gli ingredienti di un assalto emotivo che fa le sue vittime tra le persone che non si riconoscono nel modello così veicolato.
Si è utilizzato, usato e abusato del concetto della “fede” al punto di farne una sorta di feticcio. La fede è divenuta sinonimo di bontà, richiamando un uso particolare della parola “cristiano”.
“È una persona dalla fede profonda” si dice, o “È una buona cristiana”. Così, si suppone implicitamente che ogni persona senza fede religiosa è moralmente equivoca, e che bisogna diffidarne.
Qual è il primo significato del termine “fede”? È un sinonimo approssimativo delle parole “sicurezza” e “fiducia”, come in “Ho fede nel mio amico” o del sostantivo “sincerità”, come nell’espressione “essere in buona fede”.
Ma in un contesto religioso la “fede” si riferisce a un fenomeno o essere soprannaturale (come il dio dei monoteisti) che non fa parte del mondo reale, e la cui esistenza si appoggia solo sulla fiducia, sulla certezza gratuita.
Secondo il dizionario, nel contesto della teologia cristiana, la fede sarebbe una “ferma adesione dello spirito a una verità rivelata”, cioè senza fondamento della ragione. È legittimo fondare la morale su una base così chimerica?
Ma tale è la connotazione del termine “fede”: una virtù suprema, fondata su credenze vuote, senza la quale l’immoralità o l’amoralità sarebbero inevitabili. Che cavolata.
Orgoglio e vergogna
Perfino l’espressione ormai celebre di “gay pride” o “orgoglio gay” non è che il pendant simmetrico della vergogna che il cristianesimo cerca di imporre agli omosessuali.
L’orgoglio gay si concepisce come atto di sfida e di liberazione, che baratta questa vergogna con la valorizzazione di sé, ma in fondo esso richiama questa vergogna mentre la allontana. Nei fatti, né l’una né l’altra di queste due risposte emotive è appropriata, date le circostanze.
L’orientamento sessuale e affettivo di un individuo non è che un aspetto della sua natura, un aspetto per il quale né vergogna né orgoglio sono appropriati.
Un’espressione del tipo “libertà gay”, per esempio, sarebbe molto più appropriata poiché ciascuno di noi cerca la libertà di vivere la propria vita come desidera. L’orgoglio non ha niente a che fare con tutto questo.
L’omosessualità secondo la Bibbia
Sono in molti a voler negare l’osservazione che la tradizione cristiana è solidamente omofobica e a tirare delle conclusioni che sono più equivoche della sua storia.
Secondo John Boswell, autore di Cristianesimo, tolleranza, omosessualità (editore Leonardo, 1989) la Chiesa cattolica ha dato prova di una certa tolleranza nei riguardi dell’omosessualità fino al XIII secolo.
Imbarazzati dalle molte condanne dell’omosessualità negli scritti “santi”, i cristiani gay si rifugiano in stucchevoli questioni di traduzione e cercano di convincersi che la Bibbia condanna solo il libertinaggio omosessuale, o la prostituzione, e così via.
Ma alla fine tali tergiversazioni sono inutili perché il bilancio della pratica del cristianesimo è abbastanza chiaro, vale a dire che il modo in cui le chiese hanno interpretato questi scritti è sempre stato nel senso della condanna, salvo qualche rara eccezione molto recente.
E in ogni caso la bibbia non è che un libro tra molti altri. Sarebbe pura follia prendere questo libro -o qualsiasi altro- per la parola di qualche “Dio”.
Perché accordare tanta importanza a ciò che dice questa Bibbia a proposito dell’omosessualità o di qualsiasi altra questione? Che interesse hanno le sue dichiarazioni, salvo che per gli storici e gli antropologi?
Quiz express: La Bibbia condanna l’omosessualità?
[ ] Sì?
[ ] No?
[ ] Forse?
[ ] Durante la luna piena?
[ ] Nel caso in cui nessun partecipante sia un prete cattolico?
[X] Chi se ne importa. Non è importante.
Gli Ex e gli ex ex gay
Se l’inferno esiste, una delle sue succursali si trova sicuramente in seno al movimento che si definisce degli “ex omosessuali”, di cui l’organismo Exodus è probabilmente il più conosciuto.
Mentre la maggior parte delle associazioni cristiane omosessuali si assegnano la missione di ricostruire il cristianesimo perché esso accolga e valorizzi i gay e le lesbiche, il movimento ex-omosessuale al contrario, abbraccia totalmente (si dovrebbe dire “con orgoglio”?) la condanna cristiana tradizionale dell’omosessualità.
Questo movimento, altamente saturo di dogmatica fondamentalista, afferma possibile guarire dall’omosessualità, o almeno controllarla, attraverso un’applicazione assidua della fede cristiana. Il meno che si possa dire di questa affermazione è che sia pseudoscientifica, poiché tutti i tentativi di modifica dell’orientamento sessuale sono, ormai da decenni, falliti dal principio.
Exodus e la loro specie fanno un uso frequente del gergo cristiano dell’ ”amore” per la persona omosessuale, e perfino del “rispetto” per essa. Ma è evidente quanto è sottile questa vernice, e il disprezzo soggiacente.
Gli “ex omosessuali” di Exodus e di gruppi simili sono davvero pietosi. Di tanto in tanto qualcuno tra loro cede alla tentazione, facendo notizia per un giorno e diventando così degli ex ex omosessuali.
Il film documentario “One nation under God” (1993) [ “Una sola nazione sotto Dio”, frase presa da un giuramento di lealtà agli USA n.d.t.] intervistava due uomini, precedentemente importanti portavoce di Exodus, che avevano abbandonato l’associazione dopo essersi innamorati l’uno dell’altro.
Omosessualità e Chiesa Cattolica
Ogni discussione sull’omosessualità nel contesto cristiano sarebbe incompleta senza un’attenzione speciale alla Chiesa cattolica romana, per la sua importanza centrale all’interno della cristianità, ma anche per la natura molto particolare -pensiamo al celibato obbligatorio- del clero cattolico.
Con gli scandali legati agli abusi fisici e sessuali perpetrati da membri di questo clero e la “pedofilia” presso i preti, siamo nell’attualità recente.
Più di un commentatore ha spiegato che, visto che la maggior parte delle vittime erano in effetti adolescenti, si dovrebbe piuttosto parlare di “efebofilia”.
Ma anche con questa precisazione, sembra che nessuno abbia ben compreso il punto essenziale di tutta questa faccenda: se, a un’intera casta di persone – il clero cattolico- accordate un’autorità divina privandola al tempo stesso di un bisogno umano abbastanza primordiale – la sessualità – dovrete aspettarvi che molte di queste persone abusino della loro grandissima autorità al fine di colmare questa grandissima lacuna. È inevitabile.
Il prete è, secondo la tradizione, il rappresentante di Dio nella sua parrocchia, e non si fa scrupoli di utilizzare questo potere al fine di manipolare e controllare i suoi parrocchiani. Non bisogna stupirsi che molti se ne servano per ottenere favori sessuali.
Aggiungete a questo la condanna cristiana del piacere sessuale in generale e dell’omosessualità in particolare, senza dimenticare che questa condanna viene giustificata con un dogma senza fondamento, e avrete una situazione esplosiva che la gerarchia cattolica è riuscita, fino a poco tempo fa, a controllare e passare sotto silenzio.
Gli apologisti cattolici si torcono le mani e accusano i gay di essersi “infiltrati” nel clero, ma queste proteste sono ipocrite. L’elevata percentuale di omosessuali nel clero cattolico è un segreto di Pulcinella da lungo tempo. È troppo tardi per segnare a dito gli altri.
Tuttavia, bisogna riconoscere che i preti che hanno rapporti sessuali, e in particolare rapporti omosessuali, si fanno complici dell’ipocrisia della gerarchia cattolica.
Anche comuni gay e lesbiche, membri della Chiesa cattolica, avrebbero delle questioni difficili da porre alla propria coscienza -non questioni di morale sessuale, ma piuttosto delle considerazioni di onestà e integrità intellettuali.
Quanto all’associazione dei cattolici gay canadesi che si chiama Dignity, il suo nome non potrebbe suonare più falso. Le autorità cattoliche romane si oppongono sempre, nella maniera più dogmatica, a ogni onesta espressione dell’omosessualità.
I membri di Dignity si trovano quindi in una situazione contraddittoria, pretendendosi cattolici ma essendo assolutamente rifiutati dalla loro Chiesa.
Basta scuse
C’è una scena del film britannico Priest (1994) [Sacerdote] nella quale il giovane prete gay – una nuova recluta, personaggio principale del film – si intrattiene con un altro prete molto più anziano, fiaccato dalla vita da chierico.
Finito il pasto serale, sono a tavola, tutti gli altri convitati si sono ritirati. Il vecchio prete offre qualche consiglio molto pertinente al suo giovane collega entusiasta ma combattuto: ‘Non fare come me, non lasciar scappare l’occasione di vivere pienamente la tua vita!’
Il messaggio è chiaro: il vecchio è probabilmente omosessuale lui stesso, o per lo meno ha conosciuto una vita di abnegazione a causa della carriera scelta.
All’epoca in cui un uomo della sua età era giovane, l’omofobia in Gran Bretagna, come in molti altri paesi, era molto più forte di oggi, e il sacerdozio era per lui, forse, una scappatoia, un rifugio esclusivamente maschile, al riparo dalle pressioni sociali di eterosessualità imposta.
Ma ai nostri giorni la situazione è considerevolmente migliorata (malgrado la reazione cristiana) e un giovane non ha più questa scusa. Alla fine del XX secolo e ora all’alba del XXI, un gay che farebbe la follia di diventare prete cattolico non meriterebbe più la nostra simpatia.
Come potrebbe ignorare l’assurdità di questa vocazione e i fastidi ai quali si esporrebbe?
Riformare la Chiesa?
Sarebbe ingenuo lavorare per riformare la Chiesa cattolica – per esempio, esigendo il diritto dei preti al matrimonio, o, cosa ancora più improbabile, che la chiesa accetti l’omosessualità. In ogni caso, anche se fosse possibile, perché darsene pena?
Perché investire tanti sforzi in una istituzione che è sempre stata fondamentalmente oscurantista (e lo è ancora) e la cui base dogmatica non è che un cumulo di sciocchezze?
La sola risposta ragionevole è abbandonare la Chiesa cattolica – e tutte le chiese – per lasciarla declinare, proprio come è declinata nel suo antico bastione, la Francia, dopo le legge del 1905 che ha imposto la separazione tra Chiesa e stato e posto termine al salario dei preti pagato dal governo.
Il lato positivo
In questa ricerca disperata di rispettabilità i cristiani omosessuali si illudono, perché non vedono il vantaggio che conferisce il fatto di trovarsi ai margini della società.
Sì, l’alienazione e il rifiuto sono spesso stati la sorte dei gay, ma c’è l’altro lato della medaglia: un’occasione privilegiata di osservare più oggettivamente la maggioranza dalla quale sono esclusi; un punto di vista esterno; la possibilità di vedere con occhi più aperti, più critici, tutto ciò che la gente cosiddetta “normale” dà per scontato senza troppo riflettere.
Forzato dalle circostanze personali a mettere in discussione la norma dell’eterosessualità obbligatoria, l’omosessuale ha l’opportunità di volgere la marginalità a suo vantaggio mettendo in discussione anche altre norme e idee ricevute, quali la “normalità” della fede religiosa, o del patriottismo, o le idee ricevute in altri campi, che sia in campo politico, sociale, artistico, estetico etc.
Ma il cristiano omosessuale spreca questa occasione e si lancia stupidamente nell’altra direzione, verso un conformismo banale.
La sua ossessione per le sottigliezze secondo le quali la Bibbia non è veramente omofoba serve solo a legittimare quel feticismo biblico che è una delle maggiori cause dei nostri problemi.
Tutto questo, un amico l’ha ben espresso così: “Questo sentimento tirannico della mia ‘differenza’, fonte di tanta sofferenza, mi ha, ciò nonostante, permesso di vedere il mondo sotto una luce diversa, mi ha permesso di sviluppare una sensibilità tutta particolare che mi è molto utile nelle mie ricerche filosofiche e nella mia vita in generale, mi ha donato una grande indipendenza di spirito e spirito critico”.
Testo originale: L’Étrange univers du chrétien homosexuel