Una famiglia cristiana di fronte all’omosessualità del figlio
Intervista di Allison J. Althoff pubblicata sul sito Today’s Christian Woman (Stati Uniti) nell’aprile 2013, liberamente tradotta da Maria Stella Iaria
Con il matrimonio gay che fa notizia in tutto il mondo, i genitori stanno cercando dei modi utili per identificarsi con i bambini, gli amici e i membri della famiglia che sono omosessuali o attratti dallo stesso sesso. Quando Jordan, il figlio ventiduenne di Rachel, l’anno scorso ha fatto coming out con la madre, lei è rimasta scioccata. Però Rachel e suo marito, invece di evitare il dialogo, hanno scelto di rivolgersi alla Bibbia, ai consulenti religiosi, al dialogo e alla preghiera. “C’è un enorme bisogno per la chiesa di iniziare a dialogare di più su questo argomento molto delicato e controverso”, afferma Rachel. “La nostra chiesa non ci ha mai messo in guardia dicendoci di pensare bene a come rispondere se tuo figlio ti dice che è gay”.
La storia di Jordan è documentata in un articolo del Christianity Today, “Hope for the Gay Undergrad”, che racconta anche la storia di come Rachel e suo marito hanno imparato l’importanza della preghiera e della compassione in risposta a questo delicato argomento.
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La confessione di tuo figlio di essere attratto da persone dello stesso sesso è stata una sorpresa?
Quando Jordan una sera convocò una riunione di famiglia onestamente non avevo idea di cosa avrebbe detto. Non mi era mai venuto in mente che potesse essere attratto da altri uomini. Quando quelle parole uscirono dalla sua bocca mi sentii come se mi avessero dato un pugno nello stomaco.
Mentre mi sforzavo di respirare due frasi mi passavano per la testa: “Lui ha bisogno di sapere che gli voglio ancora bene” e “Dio fa succedere qualunque cosa per lavorare insieme per il bene di coloro che lo amano”. Ho ripetuto tante volte quelle frasi a me stessa mentre lo ascoltavo condividere la sua storia.
I miei figli sono sempre stai una delle mie gioie più grandi quindi la paura che io avessi fatto qualcosa per “causare” ciò e il dolore di sapere che lui per molti anni aveva lottato con tutto questo sono stati abbastanza devastanti.
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Dopo lo shock iniziale come hai elaborato la sua confessione?
La cosa che ho fatto il giorno dopo che ha dato la notizia è stato scrivere dei versi veramente forti della Bibbia su alcuni post-it e metterli dove ho molto tempo per pensare, come sullo specchio del bagno, vicino al lavello della cucina e in macchina. Mi ha aiutato a tenermi concentrata su ciò che mi dà fiducia piuttosto che sulla situazione apparentemente senza speranza.
Dopo molta preghiera e molto tempo nella parola di Dio, sto iniziando proprio adesso ad avere una visione biblica di cosa questo significa per lui. Qualche giorno dopo la nostra conversazione iniziale il Signore mi ha fatto venire in mente quando Giuseppe scoprì che Maria era incinta. Che vergogna che deve aver provato! Ma poi a Giuseppe apparve l’angelo, che gli disse: “Non avere paura.”
Quella era la base su cui ho scelto di rimanere. Dio ama Jordan, mio marito e me. Anche se è difficile, so che Dio sa esattamente come andrà a finire e so che userà qualunque cosa – il dolore, la vergogna, le speranze messe da parte per il suo futuro – per aiutare a conformare ognuno di noi all’immagine di suo figlio.
Come scrittrice ho trascorso un bel po’ di tempo scrivendo un diario su questo lungo viaggio emotivo e spirituale e credo che, per il bene dei giovani, ci sia un enorme bisogno per la chiesa di iniziare a dialogare di più su questo argomento molto delicato e controverso.
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Come ti ha aiutato la chiesa durante questo periodo?
Sono così grata che, invece di chiudere la porta a Jordan e dire che non è il benvenuto a servire come assistente, i responsabili stiano pregando diligentemente, cercando la Parola di Dio e dialogando sinceramente con Jordan e l’un l’altro su come rispondere, sia attraverso la Bibbia sia con amore, a questa inclinazione. Ho anche portato Jordan con me nell’ufficio della consulente della chiesa poco dopo la sua confessione.
Lei mi ha aiutato a parlare di molte questioni difficili, quindi mi fido di lei e credo stia cercando veramente di capire cosa sta attraversando Jordan. Nelle nostre chiacchierate su Jordan è stata molto ferma nella sua convinzione che la Bibbia afferma che l’omosessualità è una scelta.
Quando li ho sentiti parlare di questo ho iniziato a pensare che “scelta” probabilmente non è la parola migliore da usare quando si parla con chi sta lottando con l’omosessualità. Come dice Jordan, “Perché mai dovrei scegliere qualcosa del genere?
Perché dovrei scegliere di essere socialmente escluso ed emarginato?”. Dobbiamo stare molto attenti a parlare di verità in amore perché a volte può significare non affermare che il bene e il male sono come il bianco e il nero, come invece crediamo. Molti cristiani, me compresa, hanno bisogno di imparare come essere accattivanti con la loro fede, avvicinando in modo allettante gli altri a Dio, anziché usarlo come un club.
Affermare che l’omosessualità è una scelta può avere un senso per chi non ha a che fare con la questione, ma per coloro che nella chiesa oggi stanno cercando di comprendere perché provano attrazione per lo stesso sesso, posso dire come può essere incredibilmente dannoso e può creare di gran lunga più dolore che speranza e guarigione.
Se le nostre parole stanno spingendo i nostri figli e le nostre figlie verso coloro che nella comunità gay “capiscono meglio” le loro battaglie, allora credo che siamo anche ingannati sul modo in cui Dio desidererebbe che condividessimo il Vangelo.
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Cosa suggeriresti alle comunità ecclesiali per stare più a fianco alle famiglie e alle persone che sono attratte dallo stesso sesso?
Mi sento come molte persone nella chiesa che stanno lottando con l’omosessualità e tendono a pensare che le loro uniche opzioni sono nascondere la forte lotta che stanno combattendo internamente, entrare nella comunità gay per essere accettati o suicidarsi. Sembra come se la scelta di provare a trovare un cristiano con cui parlare apertamente di ciò fosse estremamente improbabile e il peso della loro vergogna, dei loro sensi di colpa e del loro dolore rendesse impossibile credere che potranno mai affrontare le loro famiglie e gli amici della chiesa con la verità.
Io non sono una teologa, ma crisi come queste ci spingono in ginocchio verso la Bibbia. Noi come credenti abbiamo bisogno di rimanere fermi alle promesse che Dio ci dà: ossia, che “l’amore copre una moltitudine di peccati” (1 Pt. 4:8) e che “la misericordia trionfa sul giudizio” (Gc. 2:1). Essendo noi stessi peccatori, abbiamo bisogno di trovare un punto in comune dove poter iniziare ad incontrare a braccia aperte coloro che stanno lottando per essere liberi dalla schiavitù di questo peccato particolarmente complesso.
Come con qualunque peccato o parte della nostra “vecchia condotta”, Cristo ci chiama diverse volte nella sua Parola per “spogliarci dell’uomo vecchio e della condotta di un tempo, che è corrotta dai desideri ingannatori, e rinnovarci nello spirito della nostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato all’immagine di Dio nella giustizia e santità della verità” (Ef. 4:22-24). Noi siamo “morti al peccato ma viventi in Dio, in Gesù Cristo” (Rm. 6:11).
Da quello che mi dicono, nella chiesa ci sono molti, come mio figlio, che provano delle attrazioni omosessuali ma scelgono di non agire in base a quel peccato, bensì di vivere una vita casta servendo Dio. Nella nostra stessa chiesa questo argomento ha creato un bel po’ di discussioni tra i dirigenti su come si armonizza con la Bibbia.
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Che consigli hai per i genitori con figli che stanno lottando perché sono attratti dallo stesso sesso?
Nel suo libro di preghiera per i nostri figli adulti, Stormie Omartian incoraggia con saggezza i genitori a ricordare che “la nostra battaglia è con il nemico, non con i nostri figli!”. Più di ogni altra cosa, e non importa quanto siamo sconvolti, noi dobbiamo rispondere con amore e dolore, non con rabbia.
Come dovremmo già fare, noi, in quanto genitori, dobbiamo assicurarci che ci stiamo consegnando completamente all’autorità di Dio e all’esempio di Cristo prima di poter chiedere e di aspettarci che i nostri figli dialoghino con noi di questo argomento. Jordan ha condiviso parecchie storie orribili su studenti che ha conosciuto in case cristiane – alcune con genitori pastori – che sono stati picchiati e abusati dai propri genitori quando provavano a parlare con loro della propria omosessualità.
Qui ci sono alcune cose che ho imparato su come mantenere una reazione sana di fronte alla confessione di omosessualità di mio figlio:
• Prendersi del tempo per digiunare e pregare per la saggezza. Memorizzare versi come quelli della Lettera ai Romani 8:28-29, avendo fiducia nel fatto che Dio ama te e tuo figlio e vuole aiutarvi a diventare sempre più come Cristo attraverso tutto questo.
• Pregare il Salmo 39 (40) per entrambi
• Trovare in Dio una sorella o un fratello saggio che ha percorso questo stesso cammino e adesso vuole camminare con amore al tuo fianco. Mio marito mi ha saggiamente consigliato di condividere la rivelazione di Jordan solo con pochi scelti e fidati cosi che, se la sua omosessualità avesse portato gli altri a trattarlo in modo diverso, sarebbe stato lui a decidere se dire qualcosa e non noi.
• Scegliere di piangere piuttosto che arrabbiarsi. La rabbia, la violenza e le parole offensive rivolte a loro vogliono solo aumentare la loro vergogna e la loro confusione e li portano via da noi e da Dio. È davvero questo ciò che vogliamo o, ciò che più conta, che Cristo vuole?
• Riversare la maggior parte della tua energia nel tuo viaggio con Gesù, non cercando di “aggiustare” i tuoi figli. Se loro vedono direttamente dalla fonte come Dio ci dà il potere e la capacità di reagire alla loro omosessualità con compassione e amore, anziché con rabbia e offese come invece si aspettano, forse questo esempio può dare loro la forza di credere che il Signore può aiutarli anche a cambiare.
Il Signore mi mostra continuamente che ho bisogno di concentrarmi su di Lui e se sto camminando come dovrei, molto più di quanto debba cercare di “cambiare” mio figlio.
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Testo originale: Help! My Son is Gay