Viaggio nella cristiana e conservatrice Atlanta (USA) tra i giovani LGBT cacciati di casa
Articolo di Betsy Kulman pubblicato sul sito di Al Jazeera America (Stati Uniti) il 26 settembre 2014, liberamente tradotto da Laura Checconi
Il primo punto basso della vita di Ryan Peterson è stato in California nel 2011, quando si e svegliato sul tetto di una casa che non riconosceva, ancora sotto l’effetto della droga, dopo essere stato sveglio per almeno cinque giorni. Ha cominciato a piangere e ha chiamato suo cugino, che gli ha comprato un biglietto aereo per tornare a casa in Georgia. Aveva appena cominciato a riportare la sua vita sui binari giusti, dice, quando ha scoperto di essere sieropositivo. La notizia lo ha distrutto: “Non per il fatto di essere sieropositivo” dice, ma “perché non potevo avere figli. Questo è quello che mi ha davvero distrutto, perché ho sempre desiderato avere dei figli, e lo vorrò sempre”. Per gli uomini sieropositivi avere dei figli può essere una procedura costosa e difficile.
La seconda crisi è stata quest’anno, quando Ryan si è ritrovato ad Atlanta a spacciare crystal meth per potersi permettere un consumo di droga che gli costava 300 dollari al giorno. Peterson, che ora ha 23 anni, è uno dei molti giovani della Georgia e di altri stati della Bible Belt che fuggono nella grande città – Atlanta – dopo aver fatto coming out.
Ogni notte, però, circa 2.000 ragazzi e giovani di Atlanta sono senzatetto. Secondo un’indagine svolta dal William Institute della UCLA a livello nazionale, circa il 40% dei giovani senzatetto si identificano come gay, lesbiche, bisessuali o transgender.
Sono prevalentemente le famiglie religiose a cacciare di casa i figli omosessuali, rendendo la Bible Belt un posto particolarmente duro per chi è giovane e LGBT. In quella che secondo gli attivisti può essere definita una crisi di giovani LGBT senzatetto in America, alcuni considerano Atlanta “ground zero”. Ma il Sud ha anche pochi ricoveri di emergenza per le giovani persone LGBT che ne hanno bisogno. Lost-n-Found Youth è l’unica organizzazione non-profit che si occupa di portare questi ragazzi fuori dalla strada. I tre fondatori del gruppo hanno creato l’associazione nel 2011, dopo aver tentato più volte di sistemare dei ragazzi omosessuali nei ricoveri per senzatetto, ricevendo sempre risposte negative.
Fatti e affamati
Nelle ultime settimane, il video di un ragazzo gay della Georgia che mostra la sua famiglia che lo disconosce e lo attacca è diventato virale, raggiungendo più di 6,5 milioni di visualizzazioni e catapultando Daniel Pierce verso un’improvvisa fama. Un fund-raiser ha raccolto online più di 90.000 dollari per aiutarlo a cominciare una nuova vita. Se, però, questo tipo di attenzione nei confronti della lotta degli adolescenti LGBT è inusuale nel Paese, dice Rick Westbrook, direttore esecutivo di Lost-n-Found, la lotta in sé non lo è: “È qualcosa che qui succede ogni giorno”, dice. “È una fortuna che Daniel abbia registrato tutto sul suo telefono, così le persone hanno potuto vedere l’odio che alcuni genitori buttano addosso ai loro figli solo perché amano persone del loro stesso sesso.”
Dal momento della sua apertura, Lost-n-Found ha aiutato più di 400 ragazzi, spesso trovati dai volontari in perlustrazione per le strade o tramite segnalazione, dice Westbrook. Ogni notte, il gruppo stima una presenza di 750 giovani LGBT senzatetto ad Atlanta. Lost-n-Found riporta un altro dato molto triste: entro 48 dalla perdita della casa un terzo dei ragazzi compie azioni illegali per sopravvivere: “Alcuni rubano nei supermercati o in piccoli negozi per avere qualcosa da mangiare” dice, “altri spacciano, assumono droghe per affrontare la situazione, oppure si vendono”.
Peterson è cresciuto a Walnut Grove, un’area rurale a 40 miglia da Atlanta. Riconosce le sue responsabilità nel conflitto con la madre che lo ha portato ad abbandonare la scuola e lasciare casa a 17 anni. “Ero molto ‘Ok, mamma, ti butterò in faccia che sono gay’” racconta, “perché pensavo… è per questo che non mi ama. Questo è quello che pensavo allora”. Oggi, libero dalle dipendenze, cerca di riallacciare i rapporti con lei e crede che la sua famiglia fosse solo preoccupata per quello che gli sarebbe potuto succedere. “Posso solo immaginare quello che ho fatto passare a mia madre e tutto quello che ha dovuto sopportare, perché tutto quello che ha fatto è stato cercare di aiutarmi”, dice Peterson.
Ma Peterson aveva bisogno che anche altri cercassero di aiutarlo. Il ginnasta promettente è andato via di casa, mantenendosi con strani lavori – un sacco di porno – e poi una relazione con uno spacciatore, per non “aver bisogno di lavorare”: “Proprio così, l’ho fatto. Era un modo facile per fare soldi… ma ho rovinato tutto”. Frequentava le librerie pornografiche e cabine video solo per avere un posto dove andare. Fino a quando, qualche mese fa, Peterson si è ritrovato senza casa e le strade di Atlanta sono piene di brutti ricordi, come quello di una camminata verso il MacDonald’s per prendere un frullato dopo essere stato senza mangiare per giorni.
Le droghe, i furti, e il “sesso di sopravvivenza” – combinare un appuntamento per un posto caldo in cui dormire la notte – sono espedienti a cui i giovani LGBT senzatetto ad Atlanta ricorrono spesso, dice Art Izzard, che ha passato gli ultimi cinque anni cercando di rintracciarli ed aiutarli come direttore delle attività di individuazione e segnalazione per Lost-n-Found: “Non vengono tutti da una vita di povertà” dice, “ho avuto ragazzi i cui padri erano proprietari di grandi aziende, che hanno accesso a molto denaro, e sono stati cacciati dalle loro case solo per motivi religiosi, sono tagliati fuori dalle loro famiglie e non hanno altro da fare”.
Sotto i ponti, fuori da un sentiero per podisti, dietro ai bar gay, racconta di aver trovato anche dei ragazzi di 16 anni: “Spesso usano droghe per stare svegli e cercare di restare in sé, proteggersi, cose di questo genere” dice, “o si dedicano a piccole attività criminali, come rubare… o frugare nei cassonetti per trovare qualcosa da mangiare.”
Lost-n-Found ha ristrutturato un edificio centenario abbandonato che gli è stato dato in gestione dalla chiesa locale per 1 dollaro all’anno, per trasformarlo in un rifugio per adolescenti gay. Pierce, il giovane protagonista del video diventato virale, ha chiesto a chi gli manda donazioni di sostenere non più lui ma il progetto. Westbrook spera che il centro possa aprire in primavera.
Alcuni mesi fa, avendo paura di morire, Peterson si è rivolto al Lost-n-Found e adesso è impiegato nel negozio dell’usato dell’organizzazione. È il suo primo lavoro stabile da anni. Inoltre, non assume droghe da 100 giorni e sta progettando di andare all’università.
Per lui il Lost-n-Found è una seconda famiglia: “So che, se mi succede qualcosa, c’è un gruppo di persone pronto a difendermi contro chiunque”, dice. Senza di loro, aggiunge, “probabilmente sarei ancora a drogarmi, sarei ancora perso e mi odierei ancora, pensando che non c’è nessuna via di uscita”.
Testo originale: Rejected by their families, gay teens in the South flock to Atlanta