‘Volevo starti vicino sino alla fine!’. Storia di un amore violato
Testimonianza di Rosa tratta dal Bollettino del gruppo La parola (Vicenza), n.2, 1994, pp.12-13
Chi è quello lì? Dice che gli omosessuali non devono esistere! Forse non ho capito bene, dice che esistono, ma non hanno alcun diritto e non devono averne, perche gli unici ad avere diritti e a poter acquisirne maggiormente (essendo favoriti-agiati nella nostra società) sono coloro che creano la famiglia; e per famiglia intende l’accoppiamento d’un maschio e d’una femmina con la conseguente sfornata di bambini!
Io sono lesbica ed esisto! Sebbene non desideri un uomo, tanto meno formare una famiglia e fare tanti bimbi, mi convinco sempre più che sono una donna e che esisto!
Lei, la mia cara amica, esisteva ed ora se n’è andata: quarant’anni ed ha deciso di non esistere più… Dopo una vita dura, alla ricerca della sua indipendenza, per poter vivere serenamente la sua identità. Un appartamentino, la sua compagna, il suo lavoro, il solito trantran quotidiano, con tanta dolcezza e tanto amore nel cuore.
Passò gli ultimi suoi sei mesi tra tormento e torture, nella ricerca di fermare il tumore. La sua compagna e le sue amiche al fianco, giorno dopo giorno, curandola, rallegrandola e consolandola con continue frasi di speranza e programmi in un futuro di guarigione, che non è mai arrivato, nonostante tutto il nostro ardore, fino al momento della separazione.
La portano all’ospedale per l’ultima assistenza, prima di andarsene per sempre. Il parente rappresentante della sacra famiglia, comincia ad agire. Nel suo diritto il potere di decidere su ciò che vuole fare.
Telefona alla campagna convivente (con regolare residenza nella stessa casa da un anno) contro la volontà della congiunta, costretta nel letto d’ospedale dove morirà.
Io testimone della telefonata. Il parente: «So quello che hai fatto per lei in questi mesi, ma ora devi lasciare La casa, subito»! Sono le ventidue e trenta, di sera.
La ragazza: « Ma dove pensa che possa andare a quest’ora? Se toccasse a lei di esser buttato fuori di casa, Cosa proverebbe?» Ed il parente: «Lo so, ma non posso farci niente; domani mattina vengono lì i fratelli e, se ti trovano, ti buttano fuori, anche senza valige»!
Così decisi d’ospitarla a casa mia; chiamai mia madre, che l’accolse favorevolmente. Intanto quello lì dice che non abbiano nessun diritto e non dobbiamo permetterci di pensare o desiderare di averne.
Infatti il giorno dopo lei va da un avvocato, per sapere se c’è un briciolo di diritto, ma l’avvocato le conferma che non ne ha… fortuna che ci lasciano quello di soffrire!
Va all’ospedale — mancano sei giorni prima della sua morte— ed i parenti le proibiscono di vederla, sbattendo la porta della stanza in faccia a lei e ad un’altra a mica. E la cosa si ripete per altri tre giorni.
Tormento e sofferenza nel suo cuore: “non vorrei che pensasse l’abbia abbandonata.., se chiede di me, chissà cosa le rispondono!”. Lo sa anche lei, non abbiamo nessun diritto.
Anche se l’ama, anche se soffre, anche se vuole vederla e starle vicina, anche se sa che per lei sarà un sollievo vederla prima di morire, c’è sempre chi ascolta quello lì che parla al mondo, sì, il tipo vestito di bianco, che dice: “Non hanno nessun diritto”.
Lei rimane sola, senza casa e, col tormento continuo, ripete sempre che prima di morire devo farle sapere che non l’ho abbandonata!
La mia sofferenza si fa più ampia ed intensa: Dio, ma perché non le lasciano la possibilità di tenere vicine le persone che ama e che desidera al suo fianco? Non le lasciano neppure il diritto di morire tra le braccia di chi ama.
Io lo so. Negli ultimi vent’anni ha trascorso la sua vita, a nostro fianco; ma le leggi lasciano tutto il potere alla sacra famiglia, che peraltro vedeva solo una volta all’anno il giorno di Natale.Ho vissuto con lei sette anni e ne sono testimone.
Dopo tre giorni lasciano finalmente entrare la compagna in ospedale. Mi disse poi, col nodo in gola e gli occhi lucidi:
«era sdraiata ed incosciente, non si muoveva più. Le presi la mano e cominciai ad accarezzarla. Non riuscivo a trattenere le lacrime e mi dispiace perché non avrei mai voluto farmi capire da lei. La riempii di baci e sentivo che recepiva la mia presenza.
Per un attimo ha aperto gli occhi, ma non erano i suoi: erano spenti! Sono sicura che mi sentiva, perché si agitava mentre la coprivo di baci.
Parlando con il nipote, gli spiegai che m’era stato vietato di vederla il giorno prima, e sono sicura che lei mi ascoltava.
Finalmente ha saputo, prima di morire, che non l’avevo abbandonata, ma quanto avrà sofferto i giorni prima, quand’era cosciente e m’aspettava?»
Perché non hanno rispettato la volontà d’una persona che stava per morire? Per ché alla sua sofferenza hanno aggiunto quest’altra? Se fosse stato un uomo, il fidanzato od il marito, questo non sarebbe successo. Calpestare i sentimenti d’una lesbica per loro sarà giusto, ma per ma è una cosa crudele, demoniaca ed inumana..
Solo chi coltiva la moralità di Satana, riesce a calpestare la volontà ed i sentimenti di chi muore!
Io, scioccata e sconvolta, ho anche assistito impotente al pianto e alla sofferenza delle amiche, che desideravano tanto vederla ancora una volta in vita e non hanno potuto. Per la legge non siano nessuno, siano niente e non possiamo fare niente, neppure starle vicino prima della morte!
Grazie alle leggi, l’hanno fatta morire da sola, sì, sola, perché al suo fianco non le hanno lasciato chi amava e desiderava. E quello lì, vestito di bianco, dice che parla in nome di Dio: un Dio che predica amore, comprensione, verità!
Ma quale Dio? Quello che permette a degli esseri umani di calpestare le dorme nei propri sentimenti, nella propria vita, nelle proprie gioie e sofferenze?
Che lascia l’unico diritto alla vita e al potere a persone che, valorizzando solo ed esclusivamente la propria famiglia, calpestano i sentimenti altrui, fino a trasformarli in un globale tormento?
Il Dio di cui parla quello lì non lo conosco! Con tutta la sofferenza che mi trascino dentro, guardo sconvolta questo mondo crudele, che ci vuole togliere il diritto di vivere (cominciando a distruggerci), ma che è capace di toglierci anche il diritto di morire.
Che il tipo parli pure a chi vuole del suo buon Dio, ma io innalzo la mia preghiera al Mio! Con quello che mi porto ora dentro, la nostra sofferenza e la nostra impotenza, provocata dalla continua volontà di schiacciarci ed annullarci nel nostro divino diritto d’esistere, elevo queste parole:
«Dio, che sei tanto giusto, Ti ringrazio d’avermi fatto conoscere l’amore che va anche oltre la famiglia! Ti ringrazio di non avermi dato dei falsi valori umani dove, per poter fare una vita agiata, sì calpestano esseri umani, in nome della corretta linea sociale…
Ti ringrazio d’avermi fatto conoscere cosa sono il bene ed il male, annullando la strumentalizzazione fisica e morale sulla procreazione umana.
Ti ringrazio di non avermi fatto come coloro che, in nome d’un atteggiamento sessuale che ritengono unico e sacro, calpestano tutta la vita che non rispecchia la loro identità e continuano, grazie al potere acquisito, a seminare il male!
Ti ringrazio d’avermi dato dei sentimenti naturali e diversi, tanto forti e potenti da farvi emergere solo l’amore, e di avermi dato la forza di non rinnegarli! Ti ringrazio d’avermi fatto conoscere l’amore di tutte le amiche, che mi sono state vicine nella grande sofferenza.
Ti ringrazio d’avermi fatto conoscere la loro sofferenza, perche tramite essa ho visto e conosciuto tutto l’amore che c’è in loro, amore puro, sincero ed intenso.
Dio mio, guardando questo mondo ed i valori che vi sono coltivati, non mi resta che gioire, ringraziandoti d’avermi fatto lesbica» .