Se un padre si riscopre gay e scarica la famiglia
Lettera inviata a Natalia Aspesi*, Il Venerdì di Repubblica, 12 giugno 2009, p.133
Ho 25 Anni, i miei genitori sono separati da sette anni. Mio padre, a 52 anni, ha riscoperto la sua omosessualità. Facendo parte di quella classe un po’ «ottusa» di meridionali trasferiti al Nord, ha preferito dare alla sua famiglia la colpa: nel senso che ha più volte rinfacciato come gli ultimi trent’anni siano stati una condanna alla sua vera natura sessuale.
Mi chiedo: possibile che dopo la «rivelazione» dei gay nessuno si sia occupato delle famiglie e dei loro disagi? I figli degli omosessuali over 50 non sono ricordati da nessuno? La problematica di una madre donna che si vede presa in giro, sciocca, snaturata dalla sua femminilità…
Lui non partecipa a nessuna attività della tua vita, e non contribuisce al mantenimento della casa.
Questa generazione di omosessuali ha creato nella mia generazione una marea di ragazzi e ragazze che vivono l’omosessualità accettandola ma non capendola, che soffirono di questa terza età dei genitori «cambiati» e nessuno ne parla.
Col mio lavoro a tempo concorro al mantenimento di casa, anche se non di mia competenza. non ne faccio colpa a nessuno, ma mi chiedo se non esistano leggi che ci tutelino.
Se scrivessi un libro sulla mia storia, diventerebbe un bestseller?
Valentina, Torino
La risposta …
Ci sono uomini che si sanno omosessuali ma si sposano per non sentirsi diversi, o perché amano la famiglia e vogliono figli o anche perché amano la donna che sposano.
Ci sono uomini che si sposano pensandosi eterosessuali, e a un certo momento della loro vita si scoprono gay. Tutte queste persone possono essere, anche se non sempre lo sono, se non mariti ideali, certo ottimi padri.
Il suo caso secondo me non dipende dalle scelte sessuali di suo padre, ma dal suo egoismo e dalla sua indifferenza, perché come lui si comportano anche non pochi uomini etero che a un certo punto piantano la moglie, per un’altra donna o per altre ragioni, si occupano a fatica dei figli, e fanno di tutto per non passare gli alimenti.
Capisco che l’omosessualità di suo padre e il dolore di sua madre la turbino molto, ma ci sono frasi nella sua lettera che vorrei lei spiegasse meglio. Per esempio: perché alla sua età, e lavorando, non dovrebbe provvedere a se stessa e a sua madre, anche se certo suo padre potrebbe dimostrare generosità?
In che modo le scelte dl suo padre influiscono sulla sua vita, sul suo carattere, sul suo futuro?
In letteratura storie non molto diverse dalla sua ci sono già. Penso conosca L’isola di Arturo di Elsa Morante. Fu un bestseller, e resta uno dei più bei romanzi del nostro Novecento. O anche La lingua perduta delle gru di Daid Lewitt, che le consiglio di leggere.
Natalia Aspesi
* La giornalista Natalia Aspesi conduce da anni, su Il Venerdì di Repubblica, la rubrica ‘Questioni di cuore”.