Welcome to Lesbianville! Un ”paradiso” da realizzare intorno a noi
Riflessioni di Claudio Rossi Marcelli tratte da internazionale.pop.blog, 14 Maggio 2007
Me l’ha detto Scott, l’ha scritto Andrew Sullivan ed è segnalato perfino dalle guide turistiche: Northampton, Massachusetts, è la capitale della comunità lesbica americana. Non potevo non farci un salto.Le aspettative erano alte: sulla strada che ci portava a Northampton continuavo a immaginare che aspetto potesse avere una città completamente controllata da ragazze omosessuali. Più aumentava il numero di sms da parte di amici italiani che ci raccontavano della manifestazione dei cattolici a Roma (ndr. il Family day), e più fantasticavo di raggiungere il paradiso della libertà.
Appena siamo entrati nei confini cittadini, ho cominciato a cercare avidamente qualunque segnale di lesbismo: che delusione quando la prima coppia che ho visto passeggiare sul marciapiede si è rivelata una coppia etero.
Arrivati su Main Street, ancora niente: ma dove sono, dove sono le lesbiche? A quel punto il mio fidanzato mi ha ripreso: “Datti una calmata Claudio, non siamo venuti a fare il lesbosafari”.
No, è vero, non eravamo andati a fare il lesbosafari, e allora ho fatto finta di darmi una calmata. Ma che tuffo al cuore quando ho visto la prima bandiera rainbow: era appesa davanti a un negozio, per la precisione un negozio di fotocopie. “Ecco qui“, mi ha detto lui, “un bel negozio di fotocopie per lesbiche. Sarai contento ora“.
Un negozio di fotocopie? Possibile che la capitale delle lesbiche americane non avesse di meglio da offrire?! Pochi metri più avanti, un altro segnale: un enorme murales che raccontava la storia delle donne di Northampton. Un’attrazione quantomeno femminista, e al limite pure lesbica. Ma non bastava, non bastava.
Continuavo a scrutare ogni donna che mi passava accanto, e anche qualche uomo, per verificare che fossero veramente tali. Ma a un certo punto la realtà di Northampton mi ha colpito come un tram in piena faccia: mamma, mamma, figlio, figlio, figlia. Il tutto in una splendida varietà di colori della pelle.
Ok, ci sono le lesbiche. Finalmente convinto che quel paesino ai limiti del Massachusetts non fosse come tutti gli altri, ho accettato di fare una pausa in un caffè. Nel posto c’erano tante persone, e tante donne, e un bel numero di donne probabilmente omosessuali. Insomma, Northampton non era quella fortezza di Arcilesbica che mi ero immaginato, ma semplicemente un posto dove gli omosessuali (ebbene sì, c’erano anche degli uomini gay), sono visibili e perfettamente integrati.
L’avvenimento di oggi, comunque, è stata la mia prima garage sale: quelle svendite di oggetti vari che gli americani organizzano nel cortile di casa. Davanti a una casetta di legno non lontana dal bar c’erano questi due ragazzi che vendevano tutto prima di trasferirsi. Comodini, dvd, libri, vestiti, felpe, biciclette, uno stereo. Tu ti aggiri lì in mezzo, chiedi qualche prezzo e, se ti va, fai due chiacchiere con i venditori, che ti raccontano dove hanno preso ogni cosa.
Non ho comprato niente, ma mi sono proprio divertito. Durante il tragitto verso la macchina, ormai circondati da coppie lesbiche di ogni forma e misura, ho detto al mio fidanzato: “Ma noi perché non abitiamo qui? È come se una donna afgana, potendo farlo, non andasse a vivere in Svezia“. Lui mi ha detto che stava pensando esattamente la stessa cosa.
Perché non abitiamo a Northampton? Be’, tanto per cominciare ci sono quegli sms. Non possiamo abbandonare i nostri amici e non possiamo abbandonare le nostre battaglie.