1997. Quando il Vescovo Sullivan disse ai cattolici LGBT: “Il vostro posto è qui ed è il momento che qualcuno ve lo dica”
Articolo di Francis DeBernardo* pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 28 ottobre 2017, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
In questo mese di ottobre, vent’anni fa, il vescovo cattolico Walter F. Sullivan emanava le linee guida per organizzare una messa nella cattedrale diocesana che accogliesse i cattolici LGBT e le loro famiglie. Nella cattedrale del Sacro Cuore di Richmond, in Virginia (Stati Uniti), si incontrarono così più di 250 persone. Penso che negli anni ’70, ’80 e ’90 si siano fatti molti gesti per accogliere la comunità LGBT. Precedentemente, sempre nel 1997, anche il vescovo di Rochester (USA), Matthew Clark, aveva celebrato nella sua cattedrale una messa per gay e lesbiche a cui aveva assistito una folla numerosissima. Penso a questi due eventi per il grande contrasto che offrono, rispetto al dannoso messaggio della diocesi di Madison che, nel 2017, raccomanda che le coppie gay e le lesbiche sposate non abbiano funerali religiosi e fa seguito ad un’altra direttiva simile emanata quest’estate del vescovo Paprocki di Springfield. Quanti passi indietro abbiamo fatto!
Ma torniamo al 26 ottobre 1997 quando il giornale Richmond Times-Dispatch diede la notizia della messa del vescovo Sullivan, il tono dell’articolo era ottimista e promettente. Iniziava così:
“Gay e lesbiche sono i benvenuti nella diocesi cattolica di Richmond. Questo è il messaggio che il reverendo Walter F. Sullivan, vescovo della diocesi, ha dato ieri alle 250 persone riunitesi nella cattedrale del Sacro Cuore per quella che si dice sia la prima messa per gay e lesbiche organizzata a Richmond”. ‘Il vostro posto è qui’, ha detto Sullivan alle persone LGBT presenti ed “È il momento che qualcuno ve lo dica”.
Il Vescovo Sullivan ha continuato dicendo di sperare che la quella messa mandasse un messaggio a tutti i cattolici: “Credo sia importante che gay e lesbiche capiscano che fanno parte della nostra famiglia”.
Le parole di Sullivan, nel 1997, sono state confermate da oltre vent’anni di azioni precedenti. Nel 1976, il prelato aveva istituito una Commissione per le Minoranze Sessuali, il primo tentativo diocesano per raggiungere gay e lesbiche, servito poi da esempio ad altre diocesi. Nel 1992 è stato uno dei tre vescovi a firmare una petizione per i pieni diritti civili degli omosessuali, per protesta contro le istruzioni del Vaticano di rifiutavano di dare appoggio a questa legislazione.
La notizia del Times-Dispatch è stata commentata anche dal Saveriano Cosmas Rubencamp, già direttore della Commissione per le Minoranze Sessuali, che “ha paragonato il tentativo di raggiungere gay e lesbiche a quello di raggiungere i divorziati. Anche se la Chiesa, dice, non acconsente al divorzio o agli atti omosessuali, non vuole escludere divorziato e omosessuali”. “Non stiamo giudicando cosa fanno nelle loro camere da letto”, sono le sue parole.
L’articolo da voce anche ad uno dei partecipanti alla messa, il ventenne Giovanni Skelton studente della Virginia Commonwealth University: “Sono stato particolarmente toccato dalle parole del vescovo Sullivan”.”Skelton, che va regolarmente a messa in cattedrale, ha detto che ieri è ha fatto un passo in avanti nell’accettazione della propria omosessualità. È gay ma, fino a ieri, non ha mai avuto il coraggio di dirlo né ai genitori, né ai membri della sua chiesa. Mi sento molto sollevato” ha detto Skelton “È bello non doversi più nascondere”
Oggi, quando vescovi come Paprocki o della diocesi di Madison Morlino stanno impedendo a gay e lesbiche di ricevere cure pastorali, è importante ricordare che, nella nostra tradizione storica, abbiamo vescovi come Sullivan e Clarck. Credo sia importante ricordare anche che, almeno per ora, Paprocki e Morlino sono delle pesanti eccezioni alla regola. Anche se ciò che fanno è doloroso per la Chiesa cattolica e per le persone LGBT, e li pone chiaramente in contrasto con l’orientamento inclusivo presente nel cattolicesimo, specialmente nell’epoca di papa Francesco.
* “This Mounth in Catholic LGBT History” è un progetto di Bondings 2.0 per coinvolgere i lettori nella ricca storia – in positivo e in negativo – degli ultimi quarant’anni ha riguardato le aspirazioni all’uguaglianza dei cattolici LGBT. Speriamo mostrerà alle persone quanto la nostra Chiesa sia progredita o regredita e quanta strada debba ancora percorrere. Una volta al mese, la redazione di Bondings 2.0 scriverà un post sugli eventi più significativi per i cattolici LGBT degli ultimi 38 anni. Setacceremo il predecessore di Bondings 2.0: Bondings, la newsletter cartacea di New Ways Ministry, che abbiamo iniziato a pubblicare nel 1978. Sfortunatamente, dal momento che ne sono state archiviate solo copie cartacee, in molti casi non potremo rimandare alle fonti primarie delle notizie.
Testo originale: Catholic lgbt history: ‘you belong here. it’s about time somebody says thet you do’