Nepal, en plein di candidati omosessuali per l’Assemblea Costituente
Articolo di Alessandro Rizzo dell’8 luglio 2013 pubblicato su Pianeta Gay
In Nepal si voterà per la nuova Assemblea Costituente il 19 novembre. Dal 2007 lo stato riconosce il cosiddetto “terzo sesso”, ma ancora si attende in termini di diritti e di garanzie: la nuova costituzione prevederà il matrimonio omosessuale e pene più severe per reati a sfondo omofobico e transfobico? 62 candidate e candidati omosessuali concorreranno per poter essere eletti e dire la propria all’interno della nuova Assemblea.
Se nel 2007 venne indetto un concorso di bellezza gay per poter chiedere al governo nepalese maggiore attenzione sulle questioni lgbt, il 3 agosto 2012 diversi cittadini gay, lesbiche, bisessuali e transgender, sfilavano a pochi chilometri dalla capitale Katmandu, Pokara per l’esattezza, affinché il governo recepisse ciò che un tribunale aveva già statuito: il riconoscimento in toto dei diritti e delle garanzie per le persone lgbt, a partire dal matrimonio omosessuale e dal divieto penale di discriminazione basato sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Il Nepal era pronto a recepire nei certificati di identità l’appartenenza al cosiddetto “terzo sesso”, su deliberazione del tribunale, ma gli attivisti spingevano affinché la nuova costituzione recepisse i diritti e le garanzie per le persone lgbt, oltre ad aggravare le pene per chi perseguitasse e discriminasse cittadini per motivi legati all’orientamento.
Oggi la situazione si trova, da un anno a questa parte, in un impasse: l’assenza di un accordo sulla nuova Carta Costituzionale ha fermato il processo di estensione dei diritti che stava per essere deliberato nel Parlamento nepalese. È per questo motivo che alle prossime elezioni dell’Assemblea Costituente, che dovrebbe dare al Paese una nuova Costituzione, indette per il 19 novembre, si vedranno ben 62 candidate e candidati omosessuali concorrere per essere eletti nell’organo che dovrebbe partorire la nuova “legge fondamentale” dello stato asiatico. L’associazione per i diritti lgbt, Blue Diamond Society, ha voluto marcare la propria presenza con persone che potessero coronare quel sogno di migliaia di persone che vivono la propria omosessualità in Nepal, riconoscendole pienamente come soggetti di diritto. Bhumika Shrestha, una delle candidate, ha affermato chiaramente che la sua candidatura, dopo anni di battaglie dure funzionali a rivendicare la loro presenza, riconosciuta dallo stato nel 2007, è volta alla volontà politica di battersi “a queste elezioni nelle liste del Nepali Congress” sperando “che altri partiti includeranno canditati lgbt nelle loro liste”.
La speranza non è mai vana soprattutto nel momento in cui i partiti tradizionali hanno dimostrato poca propensione ad aprire le proprie liste a persone lgbt. Purtroppo, in una situazione di attesa verso l’affermazione dei diritti civili per gay, lesbiche, bisessuali e transgender, la condizione di molti cittadini appartenenti a queste categorie è peggiorata: ma, vista l’alta presenza di candidate e candidati lgbt, una maggiore certezza verso una Costituzione che riconosca pieni diritti alle persone lgbt è possibile. Attenderemo il 19 novembre per vedere se anche in Nepal si potrà aprire un “new deal” per i diritti lgbt, dal momento in cui tale stato viene visto già come esempio avanzato nella difficile regione internazionale in cui si trova.