Siamo giustificati per fede, non per eterosessualità (Romani 3)
Riflessioni bibliche* di Bentley de Bardelaben, Holly Toensing, Valerie Bridgeman Davis e Ken Stone pubblicate dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti) nel gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Mettendo assieme Romani 1:16-17 e Romani 3:22-31, il lezionario di questa settimana sottolinea alcune delle argomentazioni teologiche paoline più importanti; si parla di un “vangelo” che è, nelle parole di Paolo, “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco” (1:16). I dettagli delle argomentazioni di Paolo dipendono in parte dal loro contesto originario, i primi decenni della Chiesa cristiana. Esse però hanno una certa importanza anche per i cristiani contemporanei e per il modo in cui pensiamo all’omosessualità.
Una delle componenti principali del vangelo di Paolo è la sua visione secondo la quale tutti gli esseri umani, inclusi tanto i Giudei come i Gentili, “hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (3:23). Lo stato di peccato dell’umanità era evidente per Paolo come lo era per Dio all’epoca di Noè secondo Genesi 6:9-22; 7:24; 8:14-19.
Per farsi meglio capire nel contesto del primo cristianesimo, in cui alcuni cristiani venivano da ambiente giudaico e altri dal paganesimo, Paolo ritiene tuttavia necessario mettere in discussione la credenza secondo la quale seguire la legge giudaica fosse in sé e per sé meritorio di fronte a Dio. Paolo, lui stesso un Giudeo, riconosce qualche “utilità” all’essere un Giudeo (3:1); i Giudei sono stati i primi a ricevere la legge, che Paolo in 3:2 chiama “le rivelazioni di Dio”. Queste rivelazioni sono le medesime “parole” e i medesimi “comandamenti” di Dio a cui fa riferimento Deuteronomio 11:18-21, 26-28. Mentre riconosce tale “utilità”, Paolo tuttavia in Romani insiste sul fatto che in un certo senso siamo tutti uguali agli occhi di Dio. Mentre i cristiani dell’epoca di Paolo facevano certe distinzioni tra di loro sulla base di aspetti come la pratica della circoncisione (obbligatoria per i Giudei maschi secondo la legge biblica), Paolo rifiutava di permettere che tali differenze nelle pratiche carnali alzassero un muro tra chi era stato giustificato da Dio e chi non lo era.
Tutti hanno peccato e hanno quindi bisogno di essere giustificati di fronte a Dio; ma tutti gli esseri umani, compresi i Giudei come i Gentili, “sono giustificati gratuitamente per la sua [di Dio] grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù” (Romani 3:24). Di conseguenza, nella visione di Paolo, i cristiani non hanno motivo di “vantarsi” (3:27), come sembra che alcuni di loro facessero, per il fatto di praticare le “opere” prescritte dalla legge. Tutti allo stesso modo hanno bisogno di essere resi giusti da Dio, ma in definitiva “l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge” (3:28). “Poiché non c’è che un solo Dio”, egli “giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi” (3:30).
– C’è il rischio dell’antisemitismo e della violenza antigiudaica nell’identificare semplicemente gli ebrei con la legge e i cristiani con la grazia. Tutti vivono nella grazia. Come succede con la comunità LGBT, in che modo la comunità ebraica ha sofferto a causa del cattivo uso delle Scritture Cristiane a scopi degradanti e violenti?
Aspetti come la circoncisione non sono più utilizzati come distinzione religiosa tra cristiani. Tuttavia le pratiche carnali, come modo di distinguere chi è giustificato per le opere (almeno implicitamente) e chi non lo è, possono assumere nuove forme. Anche se la maggior parte dei cristiani non si “vanta” apertamente della sua osservanza della legge, per molte persone alcuni aspetti come le pratiche sessuali, il genere e la famiglia possono essere utilizzati per distinguere chi è giustificato agli occhi di Dio dai peccatori. In effetti, il “vangelo” predicato in alcuni luoghi somiglia pericolosamente a una dottrina della “giustificazione per eterosessualità” o “giustificazione per valori famigliari”. La lettera di Paolo ai Romani viene spesso citata fuori contesto, assieme ad alcune leggi bibliche, per rafforzare tale dottrina. Ironicamente, questo modo di utilizzare la lettera di Paolo cita un pugno di parole e contraddice un elemento basilare del suo messaggio: che tutti sono ugualmente peccatori di fronte a Dio ma tutti sono stati giustificati per fede.
Naturalmente, l’enfasi di Paolo sulla giustificazione per fede invece che per opere non implica che i cristiani siano indifferenti alla morale: Gesù stesso, infatti, sottolinea l’importanza del fare la volontà di Dio e dell’agire secondo le parole di Cristo in Matteo 7:21-29. In nessun caso, comunque, le parole di Gesù mostrano una qualche attenzione all’omosessualità o alle tradizionali identità di genere. In definitiva, non siamo redenti a seconda di come la nostra attività sessuale o la nostra identità di genere viene considerata dagli altri. Come riconosceva già il salmista nel Salmo 30 (31):1-5, invece, siamo redenti da Dio solamente perché egli è giusto.
– In che modo vi siete rifiutati di ascoltare la parola della grazia di Dio aperta ai credenti LGBT? Com’è una vita ripiena di grazia? In che modo dichiarate e vivete la buona novella tra chi viene emarginato?
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La nostra preghiera
(Preghiera basata sul Salmo 30 [31])
Dio, fa’ di noi il tuo popolo libero e amorevole.
Tu sei la nostra vita!
La tua bontà abbonda.
Il tuo amore è saldo.
La tua redenzione è per tutti.
Saldi nel tuo cuore, non abbiamo paura.
Rendiamo grazie a te, Dio.
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* I testi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
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Testo originale (PDF): Ordinary Time through Reign of Christ Sunday Year A