Il corpo odiato
Recensione ed intervista di Giacomo Viggiani
Il diario scritto da Gabriele, questo è il nome del protagonista, nell’arco di alcuni mesi, rappresenta un vero Bildungroman, l’analisi quasi morbosa della macerazione interiore di un giovane che ama rinchiudersi in quella che chiama “camera iperbarica” e la sua uscita finale.
Gabriele riduce al minimo i rapporti con altri, degradati al ruolo di comparse senza nome in una sceneggiatura dominata dal rapporto fra il protagonista e il proprio corpo, il corpo odiato, denigrato, umiliato e seviziato, perché accusato di essere troppo lontano dall’ideale.
Nonostante l’apprezzamento che altri ragazzi mostrano per il suo corpo, egli continua a sottoporlo a digiuni, infinite ore di palestra e sforzi di ogni tipo.
Tutto inutile: ciò che è reale non diventerà mai ideale. La soluzione consiste nel comprendere che, in fondo, ciò che rende la vita degna di essere vissuta e sempre così variegata sono proprio le sue imperfezioni.
Ma ecco cosa ha risposto Nicola Lecca alle nostre domande sul suo romanzo.
Come spiego nella nota finale il romanzo non e’ autobiografico. Nasce invece dalla notizia di un modello che si uccide perchè si vede brutto.
Troppe persone soffrono per il corpo che hanno: entrano addirittura in guerra con esso. il risultato puo’ essere un semplice disagio, ma in casi piu’ complessi addirittura odio, ossessione e in certi casi malattia.
Come descriveresti Gabriele il protagonista del tuo romanzo?
Gabriele e’ un ragazzo che non accetta di essere imperfetto. molti giovani oggi sono come lui. i modelli di celebrita’ e perfezione che ci vengono proposti fanno sentire a disagio un po’ tutti. soprattutto chi non ha una famiglia valida alle spalle
Molti avvenimenti del libro avvengono al Teatre de la Princesse: questo luogo ha per te un valore particolare?
Per me no: e’ un luogo inventato. ma per gabriele ne ha moltissimo. quello e’ infatti e’ il luogo in cui compulsivamente si trova a capitare ogni volta che ha sete di amore. purtroppo cercare l’amore in un luogo come quello equivale a bere acqua di mare.
Verso la fine del libro, uno dei personaggi afferma: “A volte, nella vita, i momenti più perfetti accadono in luoghi o in compagnia di persone piene di imperfezioni”. Quale messaggio vuoi trasmettere con queste parole?
Che e’ sciocco vivere cercando di essere perfetti. Accettarsi e’ segno di umilta’ ma anche di grandezza. In pochi ci riescono.