Della via mirabile. Oltre le parole non resta che l’amore
In certe culture si lascia qualcosa nel piatto per complimentarci con chi ha cucinato una lauto pranzo, in Sicilia il padrone di casa ci paralizza con uno sguardo atroce se facciamo la stessa cosa. Certe volte questo può dar vita a sensazioni singolari.
La prima è la percezione che il mondo sia vario e difficile da comunicare. In Italia mi riesce arduo far intendere che i venezuelani vivono il sesso in un modo per loro gioioso, per noi assolutamente sconsiderato. In Venezuela mi riesce impossibile far capire che gli ospedali si occupano di tutti e non solo di quelli che se lo possono permettere. Ragion per cui devo continuamente spostarmi di parallelo, far buon uso delle meridiane nei miei viaggi, assumere come atteggiamento una sorta di allegria che mi consente di sopravvivere agli accidenti più vari.
Ma ho trovato che una sola è la via mirabile. Ci si può allontanare e raggiungere le coste dell’India, si può attraversare in lungo e largo l’Australia, ci si può imbarcare lungo i fiordi sfiorando la Norvegia, ma uguale è il gesto con cui il padrone si prende cura del suo cane, identica la maniera con cui la madre si preoccupa per il suo bambino, ugualmente preziosa la cura con cui l’amico visita il suo amico. Viaggiando poi ti rendi conto che la logica è quanto di più illogico ci sia tra i meridiani della terra.
Lo dico con rammarico perché io ho creduto per anni nella forza luminosa della ragione. Ho vissuto persuasa che se vera è una premessa, uguali ne debbono essere le conseguenze logiche. Che se tanto mi da tanto, due più due darà quattro in ogni angolo dell’universo.
Al contrario, pare che in certi angoli del cuore due più due possa dare duemila e tre. Spesso ho assistito a delle riunioni nella mia scuola in cui gente dal conservatorismo più duro e persone dallo spirito libertario più estremo, pur partendo da premesse opposte finivano col votare la stessa cosa. Rifondazione comunista e Comunione e Liberazione sulle barricate dalla stessa parte. Roba da impazzire.
Ho scoperto che alcuni chiamano “assassini” coloro che occupano le terre spinti dalla miseria, che altri invece sono pronti a chiamare le stesse persone ”costruttori di giustizia”, che per alcuni è ladro chi ruba che per altri è scemo chi non lo fa, ma ho scoperto che uguale è l’impulso quando si apre la porta della propria casa a chi cerca un riparo.
Uguale l’attesa di chi aspetta la persona amata, uguale la cura per un giardino, uguale il sorriso di chi si occupa di un malato. E passano i giorni, gli anni, i secoli ma io vedo che quel che scriveva Dante quando vedeva Beatrice lungo la strada è lo stesso che provo io quando vedo la mia donna mentre attraversa il cammino. Per questo, a volte, mi riesce difficile comprendere ciò che leggo qui o altrove ripetuto con diverse voci.
La Bibbia afferma questo, la Bibbia nega quest’altro. E’ vero: la Bibbia, a secondo di chi l’interpreta, può dire una cosa e può finire con l’affermare l’esatto contrario. Tra gli indigeni del Guatemala ha dato origine al movimento pacifista di Rigoberta Menchù, nel regime di Pinochet è servita per massacrare decine di oppositori politici. E dunque questo dovrebbe farci tremare il cuore, come quando si guarda il cielo in una notte stellata e si vedono migliaia di stelle nell’universo tanto da farci smarrire davanti a tanta infinitezza.
E invece no, perché una sola è la via mirabile e non c’è relativismo che tenga davanti alla sua perfezione. Possono cambiare le leggi da uno stato all’altro, il modo di divertirsi negli angoli più opposti della terra, di vestirsi, di salutare, di camminare ed uscire dalla propria casa, ma uno solo è il sentimento con cui l’amico sacrifica la vita per il proprio amico. Tutti lo riconosciamo, dalle Alpi all’Indocina, dall’Orinoco all’Eufrate.
Non ci sono dubbi di sorta quando lo vediamo: un cinese la penserà come un eschimese e si sentirà tremare il cuore nello stesso modo. E’ per questo che i poeti riescono a parlare tra di loro attraverso i secoli, che gli scrittori possono rispondersi con le voci più diverse da un paese all’altro: perché parlano dell’amore e l’amore è una saggezza che tutti possiedono. Dai più piccoli ai più vecchi, dai più poveri ai più ricchi.
E tutti lo riconosciamo quando lo incontriamo per strada. Lo vediamo che macina chilometri in un deserto quando la gente costruisce ospedali per chi soffre, quando sale montagne per portare conforto a chi muore di fame.
E dunque mi chiedo perché litigare sulle parole, quando le parole dividono e levano muri tra le persone. Forse perché litigando, il male vince un’altra delle sue innumerevoli battaglie, ci distrae da ciò che è veramente importante, ci distoglie dall’obiettivo che è davvero essenziale: aiutare gli altri.
A me non importa che sia un omosessuale, un transessuale, un etero o un bisessuale a raccogliere un bambino dalla strada e sfamarlo. Che sia di destra o di sinistra chi accoglie un clandestino. Cattolico, buddista o induista chi protegge la vedova e l’orfano.
E sento dal profondo del mio cuore che anche per Dio è così. Nessuno può togliermi questa idea dalla testa, nessuna Bibbia potrà scalfire in me questa assoluta certezza. L’Antico Testamento parla centinaia di volte di una mirabile strada che i saggi vedranno nei momenti più oscuri della loro vita, che li guiderà nei posti più impervi, nei luoghi più difficili, quando le strade maestre resteranno confuse.
E’ l’amore che illumina come una lampada i nostri passi. Non ci sono altre luci. Ho letto tanti libri, ho conosciuto molte persone, ho visitato decine di paesi e di città ma non mi è mai capitato di vedere che un atto compiuto con grazia e delicatezza non fosse riconosciuto in ogni angolo del mondo. Che il rispetto, la pazienza, la cura, la tenerezza non illuminassero la vita al peggiore degli uomini.
Quando crediamo di convincere gli altri con le parole, impugniamo spade di cartone e frecce da bambino nel migliore dei casi, nel peggiore finiamo con l’invadere la Polonia. Amare vuol dire cose concrete non certo eterosessualità o omosessualità, vuol dire sfamare, dissetare, non tradire gli amici, occuparsi di infermi, curarsi degli anziani, dei deboli, dei carcerati, degli sfruttati e dei più miserabili.
E quando lo facciamo cadono le barricate tra noi e gli altri, spariscono le distanze delle idee, i partiti, le lotte, le fazioni, le accuse, i dolori, le angosce. Sentiamo che l’intero universo è retto dall’amore. Che non c’è forza più grande. Che non esiste nulla di migliore.