Oltre il genere. Il grande banchetto di Dio è per tutti i figli e le figlie di Dio (Luca 14)
Riflessioni bibliche* di H. Adam Ackley** pubblicate sul Huffington Post (Stati Uniti) il 16 maggio 2016, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Tre anni fa ho predicato un sermone che ha trasformato radicalmente la mia vita, mettendo fine alla mia carriera di teologo, professore e ministro di culto ordinato. Questo sermone è stato letto dalle persone di tutto il mondo, molte delle quali hanno fatto coming out come transessuali e intersessuali, nutriti da queste parole del Vangelo e dei Salmi, solo per accorgersi che la Chiesa si merita l’accusa di distruggere le loro vite e negare le loro esistenze più profonde. Alla luce del sempre crescente attivismo di alto profilo politico contro le persone transessuali da parte dei leader pubblici “cristiani” come i governatori di Texas e North Carolina, cosa ha detto VERAMENTE Gesù?
Vieni così come sei! La buona notizia di Dio per TUTTE le persone
Molti cristiani credono che ognuno, senza eccezione, sia creato ad immagine di Dio (Genesi 1:27-28). Anche il più famigerato conservatore evangelico, Pat Robertson, non molto tempo fa ha parlato CONTRO la transfobia sul Christian Broadcasting Network (luglio 2013): ha giustamente spiegato che, sebbene capiti raramente, alcuni di noi si identificano con un genere che sembra contrario a quello dei nostri corpi, e ha dedotto che questo non è un peccato che deve essere condannato. A quel tempo Robertson, di fatto, criticava i cristiani che giudicavano l’esperienza di genere degli altri, sottolineando che non spetta a noi decidere la validità delle intenzioni degli altri o conoscerne la storia medica più intima. Ha dedotto che solo Dio può conoscere e giudicare queste cose.
Cosa intende la Bibbia quando dice che ogni persona è creata ad immagine di Dio? Il profeta Geremia ha rivelato che Dio gli ha detto: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo” (Geremia 1:5). Cos’è questa immagine di Dio che i cristiani credono ognuno incarni? Dio dice a Mosè che il suo nome è IO SONO (Esodo 3,14). “IO SONO” è uno dei sette nomi più intimi di Dio nella tradizione biblica ebraica (e cristiana). “IO SONO” è anche il titolo della campagna per la conoscenza della diversità delle persone transessuali, Parlano le persone transessuali, sponsorizzata dalla GLAAD, l’organizzazione statunitense leader che si batte per l’uguaglianza delle persone LGBT, specialmente nei media. Per una persona transessuale essere creata a immagine di Dio significa condividerne le stesse sembianze, dire di se stesso, semplicemente, “io sono!”, proprio come Dio quando gli è stato chiesto il suo nome.
Quando Dio crea l’umanità, in ebraico la parola collettiva “adam”, l’essere umano è creato sia come singolo individuo che come pluralità nel primo libro della Bibbia: “Dio creò l’uomo a sua immagine… maschio e femmina li creò” (Genesi 1:27); come gli studiosi commentano nella più recente edizione Oxford English della Bibbia, esso “non è creato per essere da solo”. Nel secondo capitolo, l’essere umano (adham) significa semplicemente un prodotto di Dio creato dalla creta o dalla sabbia del suolo (adhamah) e portato in vita dal soffio dello Spirito di Dio, e Dio riconosce che non è giusto per questo essere umano stare solo, ma piuttosto avere compagnia; la stessa carne di adam allora è divisa quasi verso la fine del capitolo in due esseri uguali, generati ora come donna e uomo: un’unità che più tardi Paolo ci dirà ripristinata in Cristo (Galati 3,28).
In altre parole, in Cristo siamo LIBERI di vivere come persone libere, non vincolati dal genere o da altre limitazioni umane. Nella nostra comunità cristiana, anche nella nostra Chiesa, alcuni di noi possono trovare una libertà molto significativa nella lettera di Paolo ai primi cristiani della chiesa galata: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù… Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Galati 3:28 e 5:1).
Sebbene alcuni, nella comunità cristiana, non accettino che una persona che ha sempre cercato di adeguarsi all’apparenza del genere con cui è nata possa fallire, noi troviamo invece una guida nella Bibbia, secondo la quale la grazia amorevole e senza confini di Dio e la sua infinita creatività vanno molto al di là delle costrizioni culturali umane riguardo al genere che tendiamo ad imporci reciprocamente. Vivere soggiogati alle aspettative culturali degli altri non ci è richiesto in Cristo. Siamo liberi, anzi spronati, ad essere pienamente noi stessi in Cristo, come Dio ci ha fatti, pienamente umani, più (non meno) dei ruoli sociali di genere, razza, classe e religione entro i quali a volte ci confiniamo reciprocamente.
Così, di cosa hanno bisogno da Dio e dalle persone che amano e seguono Gesù le persone che talvolta sono definite “di genere non conforme” (incluse quelle “genderqueer”, “androgine” e/o “transgender”)? Possiamo cominciare col riconoscere semplicemente (senza giudicare) la realtà che alcuni di noi sono stati creati da Dio con un genere diverso, ma pienamente umani e a immagine di Dio. Sopportando i fardelli l’uno dell’altro con empatia, dovremmo anche essere gentili, pazienti con coloro che sono costretti a vivere con un sesso di nascita che è in conflitto con la pienezza di ciò che Dio li ha creati per essere. A prescindere dal sesso o dal genere, tutti abbiamo bisogno delle stesse cose da Dio e l’uno dall’altro. Abbiamo bisogno di solidarietà con Dio e con le altre persone, per “camminare insieme”, semplicemente e fedelmente, a Gesù.
Vivere liberi significa vivere con e come Gesù, in un modo che ci libera tutti, non solo individualmente, ma INSIEME. Come educatore e attivista emancipato dalla schiavitù, Booker T. Washington ha detto: “Non c’è difesa o sicurezza per nessuno di noi, tranne nella più alta intelligenza e nello sviluppo di tutte… le leggi di giustizia immutabile che coinvolgono oppresso ed oppressore”.
Gesù ci vuole TUTTI, proprio così come siamo, uno per uno e INSIEME. Nel vangelo di Luca, Gesù ci insegna una parabola che noi chiamiamo del “grande banchetto”, in cui spiega come Dio voglia che tutti veniamo per mangiare insieme, come una famiglia intorno alla tavola di Dio. Il servo di un uomo ricco invita ospiti onorati e tutti hanno una scusa pronta. Quando i servi glielo dicono il padrone, arrabbiato, risponde: “Andate prontamente per le strade e i vicoli della città e fate entrare il povero, lo storpio, il cieco e lo zoppo”. Quando, dopo questo, il tavolo non è ancora al completo, il ricco dice al servo di “costringere” chiunque incontri in qualunque strada o vicolo ad entrare finché la casa sarà piena (Luca 14).
Dio vuole una casa piena, l’intera famiglia intorno alla tavola, entrati così come siamo dalla strada, in pigiama, drag, in transizione, confusi, abili o disabili. Gesù ci dice che, davvero, non importa a Dio della nostra apparenza o di cosa pensiamo l’uno dell’altro. Quel che conta è solo ciò che mostriamo, senza accampare scuse, e che condividiamo insieme il banchetto di Dio, perché è la festa di Dio, NON LA NOSTRA. Non dobbiamo escluderci a vicenda.
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
** H. Adam Ackley è docente universitario in pensione e si occupa di prevenzione del suicidio tra le persone trans.
Testo originale: God’s Great Banquet: Why Christians Need Trans and Intersex People