Una vita che sa meravigliarsi è una vita d’Avvento
Riflessioni di Michael J. Bayly* pubblicate sul suo blog The Wild Reed (Stati Uniti) il 21 dicembre 2007, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Recentemente ero a casa dei miei amici Ken e Carol, quando mi sono imbattuto in una riflessione sull’Avvento pubblicata su una rivista che si occupa di spiritualità. Questa particolare riflessione era stata scritta da Mark S. Hanson, vescovo della Chiesa Evangelica Americana, e parlava della vita dotata di centro spirituale.
Nei miei viaggi mi è sempre sembrato di imbattermi in articoli e citazioni interessanti e penetranti. Forse ha a che fare con i posti che ho visitato e la gente che ho incontrato! Spesso, infatti, mi sono trovato a scribacchiare su pezzi di carta quei pensieri e quelle intuizioni altrui che riecheggiavano in me e che, di conseguenza, mi sentivo quasi costretto a condividere con gli altri, spesso tramite questo blog.
Così, perché possiate pensarci su, ecco degli stralci della riflessione del vescovo Hanson sulla vita dotata di centro spirituale, come vita d’Avvento.
La vita dotata di centro spirituale riconosce di essere un drammatico miscuglio di fallimento e di grazia… Tale vita ha la forma di una croce: ogni giorno c’è la tensione della chiamata a onorare e coltivare la parte più profonda di sé e al comandamento di morire al proprio ego, prendere la croce e seguire Gesù in un mondo di sofferenza, morte e squilibrio. Una vita dotata di centro spirituale è una vita d’Avvento: non bisogna essere così presi, nel qui ed ora, dal raggiungere un equilibrio da non metterci in punta di piedi per aspettare fiduciosamente il futuro di Dio che sta per venire: Cristo Gesù. Il centro della vita è il ringraziamento e la meraviglia.
In un meraviglioso sermone, intitolata “Peace as Rest and Movement” (“Pace come riposo e movimento”), il teologo Joseph Sitter ha scritto: “Quando si guarda al mondo come una succulenta risorsa da spremere per ottenere il suo succo di gioia, si diventa ladri, bugiardi e imbroglioni. Quando lo si riceve come un dono… si può usarne in maniera giusta e rallegrarsi in esso.
La pace di Dio come riposo, il cui dono consiste nel non essere mai ansiosi, si sostanzia nella pace di Dio come movimento, che diventa una sana preoccupazione per tutto. La pace di Dio come riposo nell’accettazione che Egli ha degli [esseri umani] non è una consapevolezza che possa essere offerta dal mondo, infatti non ha nulla a che fare con il mondo.
Ma questo senso di pace… matura nell’avvicinarsi al mondo con una gioia costruttiva, sapendo che tale mondo senza pace è precisamente il luogo in cui si mette all’opera il desiderio di Dio di verità, giustizia, purezza e bellezza. Da qui, il comandamento di ‘pensare a queste cose’ (The Care of the Earth and Other University Sermons; Fortress Press, 1964).
* Michael J. Bayly. Nato e cresciuto in Australia, ora vivo negli Stati Uniti. Nel 2006 ho iniziato il mio blog in segno di solidarietà con chi è impegnato a vivere una vita di integrità, in particolare con le persone omosessuali che si sforzano di essere fedeli al dono della loro sessualità e alla loro fede cattolica. The Wild Reed non vuole fare altro che invitare a osservare e riflettere su una visione del tutto personale (progressista, gay, cattolica) a proposito di fede, sessualità, politica e cultura.
Testo originale: The Centered Life as an Advent Life