Al Gay Pride di Ginevra fa discutere la celebrazione ecumenica dei cristiani omosessuali
Articolo di Anne Buloz*, settimanale Riforma, 15 luglio 2011, pag.4
Un piccolo gruppo (ndr di cristiani omosessuali) ha partecipato alla cerimonia religiosa di sabato 2 luglio all’Espace Fusterie di Ginevra (Svizzera).
«Questa celebrazione va da sé per alcuni che credono che Dio sia al cuore dell’umano, dalla parte dei poveri, dei piccoli e di coloro che sono messi da parte. Gli omosessuali non fanno più del tutto parte dei paria oggi», si rallegra il teologo Jean-Paul Guisan.
Il fondatore del gruppo Cristiani e Omosessuali (C+O) nell’ambito dell’associazione omosessuale ginevrina Dialogai capisce però le persone ostili a questa cerimonia: «Per alcuni gay, la Chiesa è il nemico n. 1.
Per cui alcuni militanti di Dialogai non capiscono la ragione di questa celebrazione e si sono ferocemente opposti. I puri e duri dicono che noi patteggiamo con il nemico».
Il peccatore accettato, non il peccato. È in particolare il caso di Barbara: «Penso che le tre grandi religioni momoteiste siano discriminanti nei confronti degli omosessuali.
Siamo regolarmente messi di fronte a considerazioni molto omofobiche da parte delle chiese, in particolare della Chiesa cattolica. Sono state fatte considerazioni tremende, a esempio sul fatto che è l’omosessualità dei preti che porta alla pedofilia. Per me, questa celebrazione non è molto coerente.
È un tentativo di recupero. La Chiesa accetta il peccatore ma non il peccato. Trovo questo discorso inammissibile. Le chiese devono ammodernarsi».
Per molti, essere cristiano e omosessuale non va da sé. Bertrand è stato, per diversi anni, fra questi. Sabato, ha partecipato alla celebrazione ecumenica.
«Ho avuto un passaggio di non accettazione della mia omosessualità. Ho voluto guarirne con l’aiuto di Dio. Poi, quando l’ho accettata, mi dicevano che non ero io ad averla scelta ma che è Dio che mi ha creato così.
Alcuni non l’hanno capito nella mia chiesa. Non mi hanno rigettato, ma c’è stato freddo», spiega il trentenne.
Anche mangiare frutti di mare è un abominio. Oggi Bertrand assume la sua fede cristiana e la sua omosessualità: «Nell’Antico Testamento, l’omosessualità è considerata come un abominio. Ma vi si dice anche che mangiare frutti di mare è un abominio. Tutti lo fanno però.
Interpreto la Bibbia a modo mio. Tocca a ognuno cercare la propria via con Dio. Io mi rifaccio al salmo 139 che dice che sono una creatura meravigliosa!».
Anche Jean-Paul Guisan, che ha tenuto la predicazione di sabato, ha messo tempo ad accettare la propria omosessualità: «Allora mi sono posto la domanda di sapere se essa fosse compatibile o no con la mia fede cristiana.
Creando il gruppo C+O mi sono reso conto che tante altre persone erano nella mia stessa situazione».
Una realtà ancora molto concreta dato che circa 80 persone hanno partecipato alle riunioni organizzate da allora e che il gruppo creato poco fa a Losanna suscita un interesse reale.
«Gesù lotterebbe per i nostri diritti». Daniel raggiunge Jean-Paul Guisan quando parla, nella sua predicazione, di voltarsi verso Dio, verso il Cristo, verso il cuore del messaggio della Bibbia, verso il cuore dell’Evangelo».
Anche il giovane americano, in Svizzera per due mesi e mezzo, tiene conto dei fatti: «Ho assistito a una cerimonia perché penso che il messaggio essenziale è che il Cristo è amore e giustizia.
Credo che Gesù scenderebbe nella strada, con la gente che sfila, per lottare affinché tutti abbiano gli stessi diritti e che la giustizia sia la stessa per tutti». (protestinfo)
*Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel