Gay in Giamaica. Qualcosa sta cambiando
Articolo di Aileen Torres-Bennett tratto dal sito della Reuters (Stati Uniti), del 18 gennaio 2014, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Prince Jones ci dice che non tornerà mai in Giamaica, nemmeno per fare una visita. Il venticinquenne omosessuale, che utilizza uno pseudonimo per proteggere se stesso e la sua famiglia, è cresciuto a Kingston e ricorda come sia stato ripetutamente maltrattato a causa del suo orientamento prima di trasferirsi negli Stati Uniti nel 2012.
La condizione dei gay in Giamaica ha reso famigerata l’isola caraibica, celebre per le sue spiagge, i suoi campioni di atletica e la sua cultura lontana dalla frenesia.
Quando in settembre il primo ministro giamaicano Portia Simpson-Miller si è recata a New York per partecipare alla sessantottesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stata accolta da una protesta che recitava “Vergogna, Portia. I diritti gay sono diritti umani”.
Proteste simili non accadono in Giamaica, dove l’omofobia è la norma sociale. Ma, nonostante lo stigma che affligge gli omosessuali, aumentano le iniziative per i diritti della comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender (LGBT).
Il governo afferma di voler tastare il polso al parlamento con un “voto di coscienza”, non vincolante, sull’abolizione della famosa legge sulle offese contro la persona, che criminalizza il sesso anale per i due sessi e a prescindere dal consenso, e proibisce gli “atti palesemente indecenti” tra uomini, in pubblico o in privato.
Il ministro della giustizia Mark Golding ha detto alla Reuters che il voto in parlamento avrebbe luogo in marzo, prima della fine dell’anno legislativo, aprendo forse uno spiraglio per la revisione della legge nel corso del 2014.
Il primo ministro, bersaglio delle proteste a New York, ha impersonato questa crescente tolleranza durante la sua campagna elettorale nel 2011, quando ha proposto la revisione della legge.
“Nessun leader di alto livello aveva mai fatto quel tipo di dichiarazione” dice Dane Lewis, direttore esecutivo del Forum Giamaicano per le Lesbiche, i Gay e Tutti gli Orientamenti (J-FLAG).
“In altri tempi sarebbe stato un suicidio politico, eppure il suo partito ha vinto”. Ci vogliono tempo e fatica per prepararsi al voto, secondo J-FLAG. Il gruppo teme che, se si votasse oggi, la legge verrebbe confermata perché i parlamentari non avrebbero abbastanza tempo per raccogliere le opinioni dei loro elettori. Si potrebbe contare a malapena su un terzo di essi per votare la revisione, dice Lewis.
Tuttavia, negli ultimi anni la comunità LGBT si è fatta notare in pubblico. “Ci sono stati dei cambiamenti, delle crescenti sacche di tolleranza” secondo Lewis. L’impegno della Simpson-Miller per rivedere la legge sulle offese alla persona è molto lontano dalla posizione dell’ex primo ministro Bruce Golding, che nel 2008 dichiarò pubblicamente che non avrebbe mai nominato un ministro gay.
Gli analisti affermano che la decisione della Simpson-Miller di disporre un voto di coscienza arriva nel momento giusto, mentre aumenta la pressione della comunità omosessuale dell’isola, sensibile alla sua immagine internazionale di paradiso turistico.
Dal punto di vista legale, in Giamaica non ci sono diritti che riguardano specificamente la comunità LGBT. Sta crescendo la tolleranza pubblica, evidenziata dalla disponibilità della stampa di parlare di omosessualità e argomenti correlati, ma l’aperta espressione dell’omosessualità è ancora rifiutata con forza. Nel peggiore dei casi, l’intolleranza può portare all’omicidio.
A luglio, un adolescente travestito da donna di Montego Bay è stato attaccato e accoltellato a morte mentre ballava a una festa. Da adolescente, Prince Jones evitava la cultura machista isolana, vestiva elegante e parlava un linguaggio più fine del patois dei suoi coetanei. Non aveva bisogno di dire che era gay: la gente faceva due più due e lo etichettava.“È tutto basato su come appari” dice Prince Jones. Al liceo, gli insulti “erano la mia medicina quotidiana”. Nel suo paese era noto come “batty man”, un’espressione diffusa in Giamaica per omosessuale, in riferimento al posteriore maschile.
Nel 2011 stava aspettando l’autobus quando venne avvicinato da un gruppo di uomini che vomitavano ingiurie. Uno di essi brandiva un coltello e un altro una sbarra di metallo. “Il mio cuore aveva cessato di battere” dice Prince Jones, prima di saltare su un autobus per fuggire.
Il ragazzo ha perso degli amici per via della sua omosessualità e ha vissuto la discriminazione anche all’interno della famiglia. Nel novembre 2102 si è trasferito negli Stati Uniti e ora lavora per far conoscere i richiedenti asilo LGBT. In Giamaica ha parenti e cari amici gay che sono stati vittime di violenza. “Mio cugino è stato ucciso perché sospettato di essere gay. Un mio amico è stato accoltellato a morte.”
La legge sulle offese contro la persona è raramente applicata, soprattutto perché richiede che qualcuno sia testimone dell’atto sessuale e che lo riferisca. Ma la sua persistenza nel codice è più che simbolica, dicono gli analisti che puntano il dito sulla persecuzione dei gay da parte della polizia.
L’ultimo rapporto della Commissione Interamericana per i Diritti Umani fa il punto sulle violenze dei civili e dei poliziotti contro le persone LGBT, che subiscono “persecuzioni da parte della polizia, detenzioni arbitrarie, attacchi da parte della folla, accoltellamenti e maltrattamenti… da parte del personale di ospedali e carceri, sparatorie.”
La Giamaica non è l’unico Paese dei Caraibi ad essere tanto omofobo. Le ex colonie britanniche della regione hanno in comune le leggi anti-sodomia dell’era coloniale, secondo l’Iniziativa del Commonwealth per i Diritti Umani.
I gruppi conservatori, come la Coalizione Giamaicana per una Società Sana e la Compagnia degli Avvocati Cristiani, hanno tenuto lo scorso dicembre una conferenza a Kingston in cui hanno difeso la legge contro le offese alla persona.
Tra le altre cose, hanno acquistato un’intera pagina in uno dei maggiori quotidiani in cui definiscono gli sforzi per abolire la legge “uno scandalo internazionale”. Nella vicenda avrà probabilmente un peso anche la Corte Suprema, in un processo previsto per novembre. Javed Jaghai Aajri, ex attivista di J-FLAG, vuole che la Corte decida se la legge viola o meno il diritto alla privacy secondo la Carta dei Diritti e delle Libertà Fondamentali della Giamaica. Jagai Aajri non ha accettato di essere intervistato sulla vicenda.
Il ministero della giustizia l’anno scorso ha istituito un ufficio per i diritti umani e sta cercando di istituire una commissione per la giustizia sociale per promuovere i diritti umani.
Il ministero sta anche intessendo dei colloqui con il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite per avere assistenza nella riformulazione della legge. Questi sforzi del governo rappresentano un passo avanti per la comunità LGBT, ma “la legislazione non è che una parte del programma” dice Lewis. “Non è una bacchetta magica.
Si deve fare un lavoro a livello di comunità. La sfida più grande è far crescere la comprensione dei giamaicani. La gente pensa ancora che l’omosessualità sia una scelta.”
Testo originale: LGBT tolerance growing in Jamaica, push to repeal of anti-gay law