Cacciato di casa a 16 anni perché gay: “Mi batto, perché le cose cambino”
Articolo pubblicato sul sito Lambda-education (Svizzera), liberamente tradotto da Marco Galvagno
1991, Jacob Elier ha dodici anni. Una domenica mattina è seduto vicino al suo migliore amico sui banchi della chiesa di Anderson, un paesino di 3000 abitanti, nell’Indiana, nel cuore degli Stati Uniti. Mentre sta ascoltando il sermone del pastore che predicava ancora una volta le fiamme dell’inferno per gli omosessuali, si gira verso il suo amico. I loro sguardi restano incatenati. “All’uscita del culto ci siamo confessati reciprocamente il nostro amore” narra Jacob.
Da quando la madre, tossicodipendente da molto tempo si è risposata con un evangelista cristiano fondamentalista e alcolizzato, Jake, come lo chiamano, è obbligato ad andarci ogni domenica. Non aveva dubbi che avrebbe incontrato lì il suo primo amore. Da quando era piccolo Jake sa perfettamente di provare emozioni verso i ragazzi e cosa significhi.
“Ho quattro cugini gay e sono stati tutti rifiutati dalla famiglia (perché gay)”. Ha capito in fretta che era meglio starsene zitti in quel ambiente ostile. Per quattro anni ha vissuto una relazione clandestina con il suo ragazzo. Fino a che un giorno un suo amico che era geloso marcio di lui ha preso il telefono e ha raccontato tutto a sua madre.
Tentativo di suicidio
“Mi ha picchiato violentemente e mi ha cacciato di casa, dopo ha cercato di suicidarsi” dichiara il ragazzo dallo sguardo acuto. Allora quando Jake è andato a trovarla in ospedale, gli ha rinfacciato di essere la causa della propria infelicità. Disperato va a vivere con il padre e va da uno psicoterapeuta per cercare di riconciliarsi con se stesso. Durante quel periodo la madre dice al padre che è gay. “ Anche lui mi ha cacciato subito fuori e mi ha diseredato. Tutta la mia famiglia non mi ha più parlato. Non sapevo dove andare. Mi sono ritrovato per strada.”
A 16 anni Jake va a vivere con un’amica lesbica. “Continuavo ad andare a scuola e lavoravo 40 ore alla settimana come aiuto-infermiere per mantenermi. Parallelamente s’impegna in un gruppo di giovani gay a Indianapolis. Dichiara apertamente la propria omosessualità a scuola e questo gli crea un sacco di problemi.
“Quelli che credevo che fossero i miei amici mi hanno sputato addosso e umiliato. Hanno cercato di spaccarmi la faccia varie volte e nessun prof è mai intervenuto. Nessuno mi ha protetto. Il preside ha persino detto che era colpa mia, che me l’ero andata a cercare.” Questo non mi ha impedito di restare a scuola e di riuscire bene negli studi. Avevo degli amici che mi sostenevano.
Ruote bucate e finestrini rotti
Nella primavera dopo Jake incontra un ragazzo. “Uscivamo insieme da qualche mese. Ho deciso di portarlo al ballo di fine anno. Non avevo voglia di mentire, né di andare al ballo con una ragazza. L’ho confidato a un amico che è andato a spifferarlo a tutta la scuola. La mattina del ballo, uscendo di casa, per andare a scuola ho trovato le quattro ruote della mia auto bucate e avevano rotto i finestrini e inciso faggot (frocio) sulla portiera. Sono andato alla polizia a sporgere denuncia e loro hanno avvisato i giornalisti.
La notizia era su tutti i giornali dell’Indiana, su internet e sui quotidiani nazionali. Questo ha causato ira e imbarazzo alla direzione della scuola. Ma io me ne sono fregato e sono andato al ballo, mano nella mano con il mio ragazzo. La polizia ed i giornalisti erano presenti sul posto. Abbiamo ballato e ci siamo baciati. Sono anche stato eletto re della serata, dato che le mie amiche avevano votato per me.”
Il giorno dopo Jake è stato preso d’assalto dai media. “Mi sono fatto intervistare e invitare a talk shows, un produttore mi ha persino proposto di fare un film sulla mia vita”. Il contratto è stato firmato e Jake collabora al copione. Intanto è anche uno dei membri più attivi del gruppo PFLAG di Indianapolis e gira il paese in difesa dei diritti dei giovani gay. “
Vado a parlare nelle scuole e tengo anche conferenze. Racconto la mia storia in modo da rendere la gente consapevole che l’omofobia fa male. Mi batto, perché le cose cambino.”
Ora Jake non parla più con la sua famiglia. “Tutti mi respingono. Rifiutano di parlarmi. Hanno solo paura e sono ignoranti. Spero che un giorno le cose cambino. Sono pronto a perdonarli. Voglio essere più forte di loro, vorrei solo che fossero felici”.
Testo originale: Chassé de la maison à 16 ans