Come genitori cristiani con figli LGBT dobbiamo uscire dai rimpianti per vivere la resurrezione
Riflessioni pubblicate sul blog Just Because He Breathes (Stati Uniti) il 7 febbraio 2014, liberamente tradotte da Valentina Picano
Negli ultimi mesi, quando non ho scritto sul blog, ho passato molto tempo con i nostri amici omosessuali, con i genitori di ragazzi omosessuali, e a leggere e a rispondere alle email e messaggi di “figli” e genitori LGBT. Ho letto moltissime storie strazianti; storie che Dio ha usato per ricordarmi perché ci ha chiesto – e continua a darci l’opportunità – di raccontare la nostra storia.
Ho anche ascoltato delle storie di persone che in precedenza erano conservatrici, genitori cristiani che hanno imparato cosa non devono fare, e come adorare i loro figli. Comunicano amore vero e incondizionato verso i loro figli, e sono disposti a mettere in discussione e a sfidare le loro precedenti convinzioni per capire davvero quello che i figli dicono. Questi genitori si mettono al fianco dei figli in dei modi bellissimi… aiutano i loro adolescenti omosessuali a capire come uscire con qualcuno (come fanno i giovani adolescenti), difendendoli e proteggendoli dal bullismo, dai parenti insicuri e da chiunque si azzardasse ad attaccarli, dicendogli la verità riguardo a ciò che sono, e non semplicemente sopportandoli, ma CELEBRANDOLI.
Alla conferenza Gay Christian Network (Rete Omosessuale Cristiana) a Chicago ho ascoltato la storia di un pastore e di sua moglie, il cui il figlio di 16 anni aveva appena fatto coming out. Ero profondamente commossa dalla storia, non solo perché vivevano nella stessa città dove i nostri figli andavano all’università, ma soprattutto perché Dio aveva cambiato e preparato, in un modo così chiaro, i loro cuori a ciò cui il figlio più piccolo doveva dire loro.
Oggi il ragazzo, Drew, ha fatto coming out pubblicamente su Youtube, e lo ha fatto con una tale vulnerabilità, onestà e schiettezza che sono rimasta sbalordita del suo coraggio, della sua umiltà e del suo buon senso.
Il video, lungo 15 minuti, è toccante e commovente (non perdetevi gli ultimi 5 minuti): ho pianto, e sto ancora piangendo, come del resto ancora ci penso. I genitori che non reagiscono come i genitori di Drew mi innescano una forte sofferenza per tutti gli errori che ho fatto… errori che non posso cancellare.
Non importa, davvero, quando fai errori cercando di rimpinguare il tuo conto bancario… o quando aspiri una lampadina rotta per pulire il pavimento, ma poi rompi l’aspirapolvere…o quando la tua macchina scivola sulla strada ghiacciata e finisci a lato della strada, costretto a tornare a casa un weekend che avevi programmato di passare fuori. Ma quando commetti un errore come quello di dare a tuo figlio un messaggio che afferma che lui è un problema, che Dio lo ha fatto imperfetto e che anche se sarà difficile, non può seguire Dio innamorarsi, quest’errore porta con sé delle conseguenze pesanti. A quei tempi non avevamo idea che la posta in gioco fosse così alta.
La gente mi dice sempre che devo perdonare me stessa, che sono sicuri che Ryan mi abbia perdonato e che non dovrei più passare nemmeno un minuto a pensare ai miei sbagli, ma non sono d’accordo su quest’ultimo punto. Innanzitutto, è stata la nostra introspezione a spingerci a condividere la nostra storia, che ci ha portato a imparare sempre nuove cose quando ascoltiamo le storie degli amici LGBTQ. La nostra vulnerabilità ci ha fatto vedere i nostri errori e a ci ha spinto a spiegare ad altre famiglie perché fare quello che il nostro pastore ci dice (con il supporto delle Scritture) in realtà non conduce alla vita, bensì alla morte.
Tutto ciò che abbiamo detto a Ryan era detto con amore… amore intrecciato a una terribile paura. Ma, in tutta onestà, era amore. Credevamo con tutto il cuore che la sua anima fosse in pericolo, e quindi facevamo di tutto per proteggerlo, ma le suppliche di respingere la sua sessualità per continuare a obbedire a Cristo lo hanno portato solo alla MORTE. Morte relazionale, morte spirituale, morte emozionale e morte FISICA.
Nulla di buono è venuto fuori quando ha tentato di respingere la sua omosessualità. Nulla, davvero. Quando mi guardo indietro, non riesco a trovare nulla di positivo negli sforzi per convincere Ryan che poteva – e che doveva – essere etero, e se non lo fosse stato, allora assolutamente celibe per il resto della sua vita sulla terra.
Recentemente io e Rob abbiamo letto molte delle lettere che Ryan ci scriveva durante i primi anni, insieme ai diari che custodiva. Stiamo anche progettando di leggere le lettere che gli abbiamo scritto, senza fare finta di non averle mai scritte. È soltanto accettando pienamente ciò che abbiamo detto a nostro figlio, e piangendo sulle nostre parole, che guariremo davvero.
È facendo attenzione ai rimpianti che il modo di interagire con i nostri figli sopravvissuti è cambiato e continuerà a cambiare. E, se Dio vuole, saremo capaci di aiutare in maniera migliore altre famiglie che hanno reagito così come abbiamo reagito noi, mostrando loro ciò che abbiamo tentato e i risultati che ne sono venuti fuori.
La gente mi dice che Ryan non vorrebbe vederci tristi e che vorrebbe che noi perdonassimo noi stessi, visto che lui ci ha già perdonato. Questi discorsi non mi toccano più di tanto, perché Ryan, essendo una persona incredibilmente sensibile, in grado di sentirsi in colpa per qualsiasi cosa sbagliata fatta contro qualcuno, mi avrebbe capito.
Avrebbe capito perché avevo bisogno di andare da lui e chiedergli perdono, anche se lui mi ha già perdonato. E mi avrebbe ascoltato, avrebbe pianto con me mentre gli avrei chiesto perdono per averlo deluso così profondamente dopo aver scelto di fare coming out, fiducioso che gli sarei stata accanto, visto che volevo bene a mio fratello e ai nostri vicini omosessuali.
Nicholas Wolterstorff, nel suo brillante libro Lament for a Son (Lutto per un figlio), dice a proposito dei rimpianti: “Credo che Dio mi perdonerà. Non ho dubbi. La questione tra me e Dio si è chiusa. Ma che dire della questione tra me e Eric? Perché i miei rimpianti rimangono. Cosa faccio con i miei rimpianti perdonati da Dio? Forse certi rimpianti non richiedono nemmeno il perdono; forse qualche volta ho fatto quello che ho potuto… eppure, lo rimpiango.
“Vivrò con i rimpianti. Vivrò accettandoli come parte della mia vita, annoverandoli tra le ferite autoinflitte. Ma non starò lì a fissarli all’infinito. Lascerò che i ricordi mi spronino a fare di meglio con le persone che sono ancora vive. Li lascerò affinare la mia visione e intensificare la mia speranza per quando arriverà il grande giorno in cui ci stringeremo tutti tra le braccia e diremo ‘Mi dispiace’. Il Dio dell’amore ce lo concederà un giorno. L’amore ne ha bisogno”.
Io e Rob crediamo di aver bisogno di portare con noi i nostri rimpianti, e, come Wolterstoff ha detto così eloquentemente, sono diventati parte di ciò che siamo. Hanno bisogno di noi per raccontare la nostra storia, per incoraggiare altri genitori a mettere da parte le paure e accettare completamente i loro figli, dando fiducia a Gesù. I rimpianti ci danno il coraggio di alzarci davanti a centinaia di persone e dire loro cosa abbiamo imparato, senza nemmeno pensare di aver risolto tutto. I rimpianti ci mantengono umili e ci fanno avere un disperato bisogno del Signore.
Sì, i rimpianti sono diventati parte della nostra vita, come le innumerevoli gioie, i ricordi sacri, il dolore che strazia le nostre anime, e la profonda gratitudine, tutto diventato parte di noi. E siccome sento che Dio mi chiama per scavare più profondamente, per guardare, senza paura, alle cose che ho detto a Ryan dopo il coming out, do fiducia, con fede assoluta, a Dio, che mi accompagnerà in questi luoghi dolorosi, e che in qualche modo, al di là dal disastro che ho combinato, il mio Redentore farà delle cose bellissime.
Testo originale: Coming Out with Regrets – Counting on Redemption