Dai Lungarni mirando alla chiamata di essere 3volteGenitori di figli LGBT
Riflessioni di Emanuele Macca sull’incontro 3volteGenitori per genitori cristiani con figli LGBT, operatori pastori e cristiani LGBT (Firenze, 28 aprile 2018)
Nella cornice dei Lungarni di Firenze, guardo il fiume e mi chiedo se prendendo una barca per navigarlo avrò una meta che mi renderà felice. Sicuramente, prendendo la mia strada, sto incontrando altre persone che hanno deciso di condividere assieme una tratta significativa verso quella meta. Anche grazie a quelle persone Dio mi sta dicendo che non sono solo o meglio Dio ci sta dicendo che non siamo soli.
Prendo spunto da Genesi 12,1-2 e 15,1-7 (il brano biblico che ha scandito l’incontro 3volteGenitori 2018), ovvero i versetti in cui Abramo viene esortato a lasciare il suo paese per cercare la Terra Promessa, in cui Abramo viene consolato da Dio che da un lato si definisce il suo scudo e dall’altro gli promette una grande ricompensa fatta di tanti eredi. Quindi, mi domando quale sarà la mia Terra Promessa e la mia grande ricompensa e chi saranno i miei eredi; me lo domando assieme a tanti genitori cristiani con figli (alcuni che si impegnano attivamente nella loro diocesi) e ad alcuni pastori (preti, suore e frati) e penso che non per forza la risposta di tutti debba concretizzarsi nelle stesse modalità.
Tante volte mi chiedo cosa significhi il mio desiderio di paternità; sostenere un genitore in difficoltà, sostenere un figlio omosessuale che cerca di riallacciare dei buoni rapporti con i suoi genitori mi sta già dando tanto e mi sta facendo sentire responsabile di molto, di fin troppo rispetto alle mie forze e alle mie possibilità concrete. Quanti genitori faticano con i loro figli LGBT l’ho notato sia nel tema specifico dell’incontro, ma l’ho riscontro in molte altre situazioni a volte con esiti anche drammatici (penso al mio lavoro nell’ambito delle dipendenze e a tutte quelle persone incontrate per strada che non riescono a dare un senso al proprio vissuto e alla deprivazione forzata dai propri cari).
Un genitore che piange davanti a tutti perché ha appena saputo dell’omosessualità del figlio, è diventato un genitore che ha ricevuto un bacio sulla fronte da altri figli LGBT; è stato abbracciato e ringraziato per la testimonianza che ha dato perché, benché carico di fatica, non ha voluto stare fermo e ha iniziato a fare un pezzo di strada assieme ad altri, assieme a noi. D’altra parte tanti figli omosessuali si sono messi in ascolto di alcuni genitori, pur sapendo che i loro invece non intendono muoversi dallo sgabello di casa fermi nella loro “non accettazione” formale della vita e dell’affettività del figlio stesso. Si è anche saputo sorridere di queste difficoltà, secondo una tradizionale arte italiana di far dei propri limiti quasi una fonte di ironia popolare.
L’importante è non stare fermi, ma condividere tutti assieme la ricerca di un proprio ruolo, qualsiasi forma esso assuma, rispetto alla chiamata di Dio. Quella dei genitori e dei pastori ha già una risposta tradizionalmente nota e sperimentata da tante generazioni, ma quei genitori con figli LGBT e pastori venuti all’incontro 3volteGenitori hanno testimoniato come anche dentro un percorso antico (almeno quanto Abramo) si installino sempre delle novità di cui farsi carico e che a volte richiedono la responsabilità di rimettersi in cammino su strade umanamente ignote.
Quella di noi figli omosessuali è tutta una incognita che, una volta ottenuto lo spazio di testimonianza pubblica e socialmente libera, ci metterà di fronte alla responsabilità di costruire noi un esito conforme alla nostra personale chiamata (che come tale immagino non possa essere per tutti la stessa).
La grande gioia che mi porto dietro è la consapevolezza che lungo quel tragitto sulla strada e sul fiume non sono solo, quando nel quotidiano il senso di impotenza e fatica a volte mi toglie un po’ di fiato.