‘Dialoghiamo!’. Lettera aperta dell’Arcigay ai cattolici italiani
Lettera aperta dell’Arcigay Nazionale del 12 gennaio 2011
Come ogni anno il 13 Gennaio le associazioni per i diritti degli omosessuali celebrano la giornata di dialogo fra religioni ed omosessualità. Ci appelliamo a voi in tale occasione, consapevoli delle differenze che ci dividono, per proporre una riflessione su una questione che reputiamo fondamentale, che potrebbe veder nascere un proficuo dialogo fra differenti visioni e permettere un confronto in grado di individuare un terreno comune di impegno, finalizzato al rispetto della dignità umana e al progresso civile del mondo in cui viviamo.
Non vogliamo in questa sede trattare questioni oggetto di un lungo dibattito politico come il matrimonio, le unioni civili, l’adozione, l’omogenitorialità e l’uguaglianza, argomenti che afferiscono alla competenza di uno stato laico e di una democrazia matura, nel rispetto delle differenti posizioni di ciascuno, bensì addentrarci in una questione che ci potrebbe unire, in virtù della difesa della dignità e dei diritti universali dell’uomo. Il primo dicembre 2009 la Francia e l’Olanda hanno promosso in sede ONU la proposta di una depenalizzazione internazionale per il reato di omosessualità sottoscritta da tutta l’unione europea e da molti altri stati.
In tale occasione il Vaticano si è dichiarato fortemente contrario: «Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di paesi – afferma mons. Migliore – si chiede agli Stati e ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni.
Per esempio, gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come “matrimonio” verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni».
Precisiamo che la risoluzione presentata non cita mai né matrimoni, né adozioni. Mentre scriviamo in 7 Paesi per l’omosessualità è prevista la pena di morte, e per ben 80 Paesi essere gay o trans è un reato punito con l’arresto o la detenzione arbitraria, trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
Ci permettiamo pertanto di rivolgerci a voi per stimolare una riflessione finalizzata all’affermazione e alla tutela dei diritti umani fondamentali e la salvaguardia della vita e della libertà di molte donne e uomini che subiscono questo genere di violenze, nella consapevolezza che la promozione e la difesa della vita umana possa essere un terreno sul quale trovare delle convergenze e delle positive collaborazioni.
In questo contesto ci preme anche sottolineare come la diffusione di una visione “patologica” della condizione omosessuale che in questi anni viene diffusa in Italia da molti ambienti soprattutto cattolici sia del tutto contraria al servizio alla verità e alla tutela della dignità umana.
Considerare gli omosessuali come persone malate, proporre teorie “riparative”, millantare miracolistiche guarigioni, oltre che a diffondere teorie contrarie e ampiamente condannate dalla scienza, sono atti che contribuiscono a perpetuare una discriminazione sociale in grado di generare sofferenza ed emarginazione.
Non esiste pace senza giustizia, non esiste promozione umana senza l’affermazione e il rispetto dei diritti fondamentali di ogni donna e uomo, indipendentemente dal credo, dalla razza, dalla condizione, dal genere e dall’orientamento sessuale.
Siamo pertanto a chiedervi una presa di posizione su tali questioni, utile a dissipare le diffidenze e le incomprensioni, consapevoli che solo dal superamento di steccati di natura ideologica sia possibile costruire una società realmente più giusta, libera e rispettosa.
Da parte nostra ci rendiamo disponibili ad aprire un dialogo con tutti voi, nella convinzione che solo attraverso il confronto sia possibile costruire insieme una società più giusta ed umana, dove ciascuno, nel rispetto di tutti, possa realizzare i propri sogni e la propria felicità.
I volontari di Arcigay