Dire la verità. Il più grande dei peccati nella Chiesa cattolica
Riflessioni Michael J. Bayly tratte dal blog The wild reed (Usa) del 24 Aprile 2007, liberamente tradotte da Filippo F.
Recentemente a Gillette, nello stato americano del Wyoming, una coppia di lesbiche cattoliche, Leah Vader e Lynne Huskinson, fu informata dal prete locale che non avrebbero potuto più ricevere la comunione. La ragione? Bene, ovviamente perché sono lesbiche, no? Bene, in realtà, no. C’è un’altra piccola cosa.
Uscire allo scoperto
Vader e Huskinson si sposarono in Canada lo scorso agosto e, all’interno della Chiesa (cattolica) di St. Matthew, erano ben conosciute come coppia lesbica. La Associated Press rivela come Vader non abbia mai fatto segreto riguardo la loro relazione e che addirittura abbiano posato per una foto in chiesa con la bambina nata da un precedente matrimonio.
La proibizione di ricevere la comunione, comunque, non era il risultato di essere note tra i parrocchiani e il parroco come una coppia impegnata, presumo. No, recentemente si è avuta la certezza che la loro relazione fu denunciata e punita per la pubblicazione, da parte di un media locale, di una lettera scritta dalla coppia a un legislatore statale riguardo al dibattito sulla proposta di legge per il non riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ovviamente la lettera scritta dalla coppia era contraria a tale proposta.
Poco dopo, rivela l’Associated Press, il giornale locale intervistò la coppia il mercoledì delle ceneri, mostrando la loro storia e le loro immagini con la cenere sulla fronte, segno della loro fede cattolica. Fu dopo quest’avvenimento pubblico che la coppia ricevette una parola da parte del loro parroco, don Cliff Jacobson, che vietava loro di continuare a ricevere la comunione nella chiesa di St. Matthew.
“Se tutta questa storia non fosse uscita sui giornali, nessuno avrebbe notato la differenza, nessuno avrebbe saputo”, disse Jacobson.
“Il peccato è una cosa, mostrarsi in pubblico con quel peccato, è un’altra”. Che cosa sta dicendo (padre) Jacobson? Se la coppia avesse tenuto la bocca ben cucita, avrebbero continuato a ricevere la comunione nella chiesa di St. Matthew? A me sembra che “uscire allo scoperto”, quindi far conoscere la propria vita di persona omosessuale, sia un peccato più grande della “attività omogenitale” condannata dalla Chiesa?
Dopo tutto, sembra che se ci impegnassimo in questo tipo di attività “peccaminosa” rinchiusi nel buio di uno sgabuzzino, la Chiesa sarebbe disposta a chiudere un occhio. Guai però, se una persona, o una coppia gay, prova a vivere con un minimo di onestà e integrità attirando su di sé la pubblica attenzione.
Il più grande dei peccati: l’Ipocrisia, la disonestà intellettuale e la disfunzione, in altre parole, questo sembra essere il segno distintivo del cattolicesimo quando si tratta non solo di omosessualità, ma dell’espressione sana e afferma della vita e della sessualità umana in generale.
Penso sia ovvio che per molti, all’interno delle gerarchie ecclesiastiche, essere onesti sulla propria omosessualità è trattato, se non considerato, come un tipo di peccato. Ciò non dovrebbe stupire, il dissenso è il più grande dei peccati nel Cattolicesimo, o piuttosto, è l’espressione di una visione distorta del cattolicesimo, dominato dal clericalismo e dall’ideologia reazionaria.
Senza dubbio, Leah e Lynne sono state punite per il loro dissenso pubblico. Per esser certi, il dissenso, come l’onestà e l’integrità che lo provocano, spaventa molti potenti all’interno della Chiesa. Perché? Perché affermare la verità, espone agli errori e alla disfunzione di quella “espressione distorta” del cattolicesimo di cui sopra. Nel caso di Leah e Lynne, si espone l’errore correlato alla disfunzione nella dottrina della Chiesa sull’omosessualità.
Come ha notato lo scrittore britannico Mark Dowd in ‘The Tablet’, nel maggio 2005: “Quando [il Vaticano] afferma che l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità, agendo in contrasto con la sapienza creatrice di Dio, la stessa esistenza di persone contente e soddisfatte crea problemi”. Sì, uscire allo scoperto con tutta la propria “felicità e soddisfazione” crea problemi ancora maggiori, specialmente per le persone in questione. Basta chiedere a Leah Vader e Lynne Huskinson.
Huskinson ha messo in discussione il fatto che ai cattolici che praticano sesso prima del matrimonio, e/o utilizzino il controllo delle nascite, non è vietato ricevere la Comunione. Jacobson rispose che la differenza sta nel fatto che i cattolici non vanno in giro a dire “hey, sto facendo sesso fuori dal matrimonio”, o “sto usando precauzioni”.
Ovviamente no, non lo fanno. La maggior parte degli eterosessuali cattolici riconosce la disonestà intellettuale e la disfunzionalità della dottrina ecclesiastica sulla sessualità umana.
Tuttavia, piuttosto che affrontare tale disonestà e disfunzionalità a testa alta, ed esigere, attraverso l’impegno personale, un cambiamento strutturale all’interno della Chiesa, la grande maggioranza di loro sceglie di farsi i fatti loro. (Ad esempio, perfino la Conferenza dei Vescovi Americani riconosce che il 96 per cento delle coppie cattoliche sposate usa il controllo delle nascite).
Le persone gay, per veder riconosciuti i diritti e i benefici di un matrimonio civile (o il suo equivalente), devono parlare, devono “trasmettere” le loro vite e relazioni.
Inoltre, si potrebbe sostenere che ogni settimana le famiglie cattoliche che vanno a Messa con uno, due o tre bambini, sono un indizio abbastanza evidente (e pubblico) della pratica del controllo delle nascite. Eppure, i genitori di queste famiglie sono avvicinati o sfidati? Certamente no. Preti come don Jacobson non oserebbero mai. È molto più facile prendersela con i gay.
E’ sufficiente pensare alla tensione finanziaria che si provocherebbe nella Chiesa se il 96 per cento dei cattolici sposati con il controllo delle nascite ricevesse una lettera che vieti loro di praticare la comunione.
Meglio che la Chiesa chiuda un occhio; meglio lasciarli dissentire silenziosamente anche se si è consapevoli che questi dissensi sono ben inferiori rispetto a quelli dei gay Cattolici.
Uno degli aspetti più tristi di tutta questa storia è l’osservazione di Leah Vader, secondo cui “passi metà del tuo tempo a difendere la tua omosessualità dai cattolici, e l’altra metà del tempo a difendere l’essere cattolico dai gay”. Non rimane molto tempo per essere ciò che si è, no?
Penso all’invito di Gesù riferito a tutte le persone che subiscono di trovare pace in lui. La Chiesa non dovrebbe essere un luogo in cui le persone possano alleviare le loro pressioni? Oh, aspetta!
E’ quell’espressione distorta del Cattolicesimo spacciata come Chiesa che ha lasciato sulle spalle di Leah e Lynne questo peso. Questo sembra essere il vero peccato in questa triste storia. Non sorprenderà che la coppia non è più tornata nella chiesa di St Matthew da quando ricevettero la lettera che proibiva loro di celebrare la comunione. Vader sostiene che non voleva fare “una scenata”.
Speriamo solo che i suoi parrocchiani ora faranno “una scenata” e che insistano sul fatto che St Matthew è un luogo di accoglienza e accettazione anche per Leah e Lynne; che essa è una comunità in cui il riconoscimento pubblico della loro relazione non merita alcuna forma di denuncia o di punizione, e dove affermare la verità è cosa coraggiosa e onorevole.
Testo originale: Truth Telling: The Greatest of Sins in a Dysfunction Church