Dirlo o non dirlo a scuola? Giovani gay e lesbiche si raccontano in rete
Testimonianze pubblicate su tetu.com il 19 marzo 2009, liberamente tradotte da Dino
La scoperta della vostra sessualità, le cose incoraggianti e gli ostacoli che devono ancora essere superati nell’ambiente scolastico. Eccovi alcune testimonianze raccolte sul sito (francese) tetu.com.
Anche se la questione dell’omosessualità sembra essere sempre più familiare tra gli adolescenti, non per questo tutto è rose e fiori. Piuttosto leggete.
Molto presto i ragazzi imparano il non-rispetto degli altri di Yaya
“Personalmente io sono completamente consapevole del mio modo di essere a partire dalle scuole superiori e un poco anche già dalle medie, ma evitavo di parlarne per timore.
Durante i corsi di educazione sessuale in quarta, volevo assolutamente porre la domanda “in che modo si può essere certi di essere omosessuali?”, ma non l’ho fatto.
Un altro ragazzo della classe l’ha chiesto, col risultato di ricevere scarsa risposta dall’educatrice, e in compenso si è fatto insultare e rifiutare, e quelli che stavano con lui sono stati presi in giro.
Parlare della propria omosessualità o parlarne in modo positivo nell’ambiente scolastico porta a frasi come “sporca checca, succhiacazzi, ecc.”. Sempre più presto i ragazzi imparano a non rispettare gli altri, assumono atteggiamenti prepotenti e alcuni non hanno più nessuna traccia di educazione.
Per quanto mi riguarda sono stato vittima di aggressioni verbali in ambiente scolastico, così come il mio amico ed anche altri, ed è pesante sopportare gli sguardi degli altri. Al liceo era più facile, la maggior parte aveva raggiunto una maggior maturità e alla fine sto bene nella mia pelle.
C’è ancora della strada da percorrere di LadyBushi
Sono una studentessa di un liceo di Nord-Pas-de-Calais, ed ho subito alcune azioni omofobe, come il lancio di chewing gum sul cappotto. Ricevevo anche delle lettere omofobe da una certa compagna di classe. Tutto questo ora sembra essere migliorato, anche se nel mio liceo c’è ancora molta strada da percorrere…
Molta gente ci vede prima di tutto come dei ‘froci’ e non come innamorati di Sorgsvart
Io ho una buona esperienza per parlare del comportamento di fronte all’omosessualità in ambiente scolastico. Sono nella classe avanzata del liceo ad indirizzo letterario e il mio innamorato è nella classe iniziale.
Era da un anno che mi ero accettato in quanto omosessuale quando la nostra relazione è iniziata, 4 mesi fa. Su 1300 studenti, credo che noi siamo l’unica coppia omosessuale pubblicamente dichiarata (…)
Il modo con cui gli altri ci guardano è diverso e vario. D’altra parte non c’è “uno” sguardo. Alcune persone distolgono gli occhi per parlare meglio di noi con i loro amici, altri mostrano un’aria di superiorità e di rifiuto di fronte a noi, altri ancora ci deridono, ma tutto questo non ci importa nulla.
Per nostra grande fortuna, molti ci hanno aiutato a superare lo sguardo degli altri e di volta in volta ricevo sul mio blog dei commenti anonimi che ci ringraziano di affermare la nostra omosessualità senza alcun disagio (anche se alcune persone vedono la nostra coppia come un affronto).
Alcuni omosessuali si sentono meno a disagio, e persone che io non conosco mi confessano che abbiamo aperto gli occhi e lo spirito di certi individui e che noi siamo “un bell’esempio di rispetto nella scuola” (…).
Perché, secondo me, il problema sta nel fatto che molte persone ci vedono in primo luogo come “finocchi” e non come due innamorati. Se ci vedessero come tali, penso che nel loro spirito ci mescoleremmo più facilmente nella massa delle coppie eterosessuali.
Fatto sta che in due siamo sempre più forti e che, senza essere sdolcinati, in questo l’amore ha un grande merito (…).
Sono stato molto fortunato ad essere in questa classe solidale di Mr Hyde
Sono studente di una scuola privata e, non so se è ancora peggio, cattolica (…). In questa stessa scuola, ci sono due classi specializzate per casi particolari, una per gli allievi in difficoltà e un’altra per i più dotati.
Io ho la fortuna di appartenere alla seconda categoria, ma non è obbligatoriamente una chance per alcuni che hanno vissuto un inizio d’infanzia duro, poiché essi procedevano troppo rapidamente.
In questa classe noi siamo tutti particolari, molto diversi gli uni dagli altri, allora va da sé che quando ho fatto il mio coming out, nessuno ha cambiato il suo punto di vista nei miei confronti; alcuni hanno cercato di cancellare quell’eterno “finocchio!” dal loro vocabolario ed altri non fanno notare che uno dei miei quaderni è rosa.
Così ho avuto molta fortuna ad essere in questa classe solidale, e quando alcune osservazioni degli altri studenti oltrepassano i limiti, essi non esitano a far loro capire che sono proprio degli stupidi.
Ma francamente, perché sono fatti così, se non perché i loro genitori non hanno insegnato loro la diversità e il rispetto di ciascuno? I miei genitori mi hanno sempre detto che una persona, sia essa gay oppure etero, sia bianca o nera, grassa o magra, ha la stessa importanza di me stesso ed ha gli stessi diritti. Questa educazione ha fatto di me una persona tollerante e che non ha alcun disagio per la propria omosessualità.
Si deve dunque dire che se i tre quarti dei genitori non educano i loro figli alla tolleranza, i figli non possono che provare un senso di rifiuto nei confronti della più piccola diversità e che gli adulti hanno quindi un comportamento infantile.
Mi sono sentito morire dentro di Untelli
Sono uno studente e presto avrò 20 anni. Mi ritrovo nella categoria dei giovani che hanno molta difficoltà ad esprimere pubblicamente la loro omosessualità, prima nei confronti di se stessi e poi nei confronti degli altri.
In più, il mio contesto familiare non mi aiuta: ho origini arabe e la posizione del mondo arabo riguardo all’omosessualità non è un segreto per nessuno. Non sono mai uscito con una ragazza, adducendo mille pretesti. Mi sono reso conto che ero omosessuale già da piccolissimo, verso l’età di 8 o 9 anni.
In effetti è molto presto, ma l’innocenza dell’età è stata di aiuto, non conoscevo la parola “omosessualità” e nemmeno qual’era l’atteggiamento degli altri al riguardo. Poi durante il mio percorso scolastico i miei compagni non hanno mai smesso di aver dubbi sul mio orientamento sessuale, oltre a respingermi perché facevo fatica ad emergere a livello scolastico (essendo i miei genitori emigrati in Francia senza alcuna qualifica di istruzione).
Potete ben immaginare fino a che punto ci si può sentir male in un ambiente scolastico privato e per di più cattolico (qui mi riferisco soprattutto al personale che mette addosso delle etichette).
Arrivò poi il terribile anno della seconda classe, in cui presi coscienza, innamorandomi del mio miglior amico, che la mia omosessualità non era più soltanto una vaga idea, ma una caratteristica della mia identità, della quale avevo consapevolezza.
In seguito mi sono sentito morire dentro, sono caduto in uno stato di quasi-anoressia, vomito ogni mattina, perdita d’appetito, respiro corto per tutta la giornata e via e via…
Quest’anno ha compromesso tutte le mie prospettive di studi dato che mi sentivo incapace di fare qualsiasi cosa. Oggi all’università mi sento un po’ più libero, i miei amici mi fanno sempre domande sul mio orientamento sessuale poiché sentono che io non sto bene.
Perché non mi confido con loro? Perché l’ho già fatto con il mio miglior amico che ho citato in precedenza e anche se lui mi ha assicurato che siamo sempre amici io so molto bene che il nostro rapporto non è più lo stesso.
Oggi sto molto meglio, non sono più nello stato pietoso in cui ero quando facevo la seconda e mi sono ripromesso che quella situazione non mi succederà mai più. Sono andato da uno psicologo, e mi ha fatto bene potermi esprimere ma tutto ciò alla fine risulta molto costoso, ed ho dovuto smettere.
Quello che vorrei è un contatto, parlare della mia omosessualità, del mio malessere, che non dovrei pormi troppi problemi, che anch’io ho diritto di aspirare alla felicità e all’amore.
Sono andato su dei siti di chat e mi sono reso conto in che misura il mondo gay era inaccessibile e chiuso per quelli che hanno maggior bisogno di aiuto, non fosse altro che per avere un contatto, come tutti quanti proponevano così bene nel loro profilo.
Tutto ciò a cui ho avuto diritto sono dei “sei troppo giovane” o “non faccio del soccorso cattolico”. Per questo non mi meraviglia che ci sia un maggior rischio di suicidio per i giovani omosessuali, io stesso ci ho pensato.
Tutto quello che spero è di trovare delle persone per bene, con le quali poter intrattenere un dialogo, che sapranno guidarmi poiché in questo campo mi sento veramente perso, come immagino sia per molti giovani omo.
Questa mia lunga tirata non è che una testimonianza dato che avevo veramente bisogno di manifestare quello che sento e che l’iscrivermi per far parte del vostro gruppo mi ha richiesto un grande sforzo, poiché per me è un passo in avanti.
Coming out au lycée : les témoignages des Têtunautes